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10 dettagli maniacali che dimostrano ancora una volta quanto sia straordinaria The Good Place

Riuscire a definire The Good Place e chiuderla in uno di quegli scomparti in cui solitamente mettiamo le serie tv per aiutarci a catalogarle, è un’impresa non soltanto impossibile, ma anche del tutto priva di ogni valore. La serie creata da Michael Schur, l’uomo a cui dobbiamo pilastri della commedia come The Office e Parks and Recreation, rifugge ogni definizione, mantenendo dall’inizio alla fine un’identità precisa che trascende i generi televisivi canonici, diventando un prodotto sui generis che unisce la bellezza della filosofia a una cura dei dettagli senza precedenti per quanto riguarda le produzioni catalogate come comedy. Abbiamo raccolto qui dieci piccoli easter egg che potrebbero esservi sfuggiti durante la visione della serie, ma che diversi utenti di Reddit si sono divertiti a scovare, nella consapevolezza che probabilmente ve ne sono ancora molti nascosti da che devono ancora essere trovati. Questi dettagli, tutti perfettamente integrati all’interno della comedy più filosofica della tv, contribuiscono ancora una volta a ricordarci che lavoro straordinario abbiano fatto Michael Schur e NBC con questo gioiellino, regalandoci quattro stagioni di qualità altissima e avendo il coraggio di chiudere The Good Place al momento giusto, privilegiando sempre la qualità al denaro.

1) Welcome! Everything is fine (più o meno).

The Good Place
The Good Place (640×360)

Benvenuti nel good place, dove ci sono cuccioli per tutti e il cibo non fa ingrassare. Tutto è meraviglioso e perfetto, tutto va alla grande. O forse no?

Per l’intera durata della prima stagione siamo spinti a credere che Eleanor e i suoi amici siano finiti in paradiso, in un luogo in cui nulla può andare male e la felicità eterna è garantita. D’altra parte, è questo che vi è scritto sui muri della sala d’attesa del good place: Benvenuti!, Va tutto bene. Un’accoglienza rassicurante che tuttavia ci accorgeremo presto non corrispondere alla realtà. E che, se fossimo stati davvero attenti fin dal primo istante, ci saremmo accorti essere tutta apparenza, come dimostra un dettaglio microscopico ma fondamentale presente nella prima scena della serie creata da Michael Schur (già la mente dietro The Office, Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine). Infatti, la scritta Welcome! Everything is fine. sembrerebbe essere al centro dell’inquadratura e invece, sebbene quasi impercettibilmente, si trova spostata di pochi pixel verso sinistra, proprio a sottolineare che c’è qualcosa che non quadra nell’apparente perfezione del moderno paradiso presentato da Michael.

2) Phoebe Buffay in The Good Place

Lisa Kudrow (640×360)

Se c’è una cosa certa in tutte le quattro stagioni di The Good Place è che qualcuno dei protagonisti nominerà Friends, comedy della quale persino Michael si appassionerà nel suo tentativo di capire al meglio le dinamiche degli umani. In una scena esilarante dell’ottava puntata della quarta stagione, il demone più adorabile della storia si lancia in un’appassionata discussione con il giudice interpretato da Maya Rudolph, durante la quale sostiene che tutti i sei amici protagonisti di Friends probabilmente finirebbero all’inferno, tutti tranne uno: Phobe Buffay, a cui presta il volto l’immensa Lisa Kudrow.

E allora non è certo una coincidenza che, pochissimi episodi dopo, la stessa Lisa Kudrow faccia un’apparizione da guest star nella serie nei panni della filosofa e matematica Ipazia d’Alessandria, che guarda a caso si trova proprio nel good place. Dunque, sebbene indirettamente, viene dimostrato che Michael aveva ragione: Phoebe Buffay si è guadagnata l’ingresso in paradiso.

3) L’utilitarismo e il problema del trolley

the good place
The Good Place (640×360)

La capacità di inserire con naturalezza teorie filosofiche all’interno della trama è forse il più grande punto di forza di The Good Place, ciò che la contraddistingue da tutte le altre comedy andate in onda nella storia della televisione. Tra una lezione di filosofia e la sua applicazione pratica, spesso i protagonisti della serie si trovano davanti a situazioni che ci fanno ripensare con nostalgia al liceo, quando dopo l’ennesima nottata sui libri in compagnia di Aristotele e Nietzsche pensavamo solo a maledire la presunta abbondanza di tempo libero dei filosofi.

Nella sesta puntata della seconda stagione, il professore di etica Chidi trascina Eleanor e Micheal in una simulazione di quello che è un dilemma morale senza risposta: il problema del trolley, che richiede di scegliere se vale la pena sacrificare la vita di una persona per salvarne molteplici. Una delle possibili soluzioni al problema del trolley è quella utilitaristica, per la quale l’intero dilemma andrebbe affrontato come un’equazione matematica e la risposta esatta è quella che consente di salvare più vite. L’utilitarismo è una corrente filosofica di cui lo stesso Chidi aveva parlato nella puntata precedente e che vede come maggiore esponente Jeremy Bentham, il cui nome appare di sfuggita proprio durante la scena in cui il trio protagonista mette in scena il famoso dilemma. Sullo sfondo, sopra un cartellone pubblicitario del cinema, si può infatti notare la scritta “Bend It Like Bentham”, arguto gioco di parole che fa leva sull’assonanza tra il nome del filosofo e quella del calciatore inglese David Beckham.

4) L’incontro tra Chidi e Eleanor

Chidi e Eleanor (640×360)

Quello di anima gemella è un concetto introdotto fin dal primo episodio di The Good Place, che tuttavia assume significato solo con il procedere delle stagioni, man mano che vediamo la relazione tra Chidi ed Eleanor progredire, superare ogni difficoltà e ogni sconvolgimento di piani, perché l’amore tra i due è più forte persino della morte e dei demoni dell’inferno.

Durante una chiacchierata dolce e a cuore aperto nella nona puntata della seconda stagione, Chidi Anagonye rivela alla sua anima gemella Eleanor Shellstrop che avrebbe tanto voluto incontrarla in altre circostanze, magari a una conferenza di filosofia, magari nel suo ufficio di professore, sentendola bussare alla porta e piombare all’improvviso nella sua vita. All’epoca non avremmo mai potuto prevederlo, ma nel giro di pochi episodi, dopo che i protagonisti sono stati rimandati sulla terra senza alcuna memoria di quanto accaduto in precedenza, è proprio così che Eleanor e Chidi si incontreranno, in un ufficio sperduto in un’università australiana, dove la donna andrà alla ricerca di risposte sul proprio destino.

5) Il destino di Psiche e quello dei protagonisti di The Good Place

Psyche entering Cupid’s Garden (immagine reddit di u/mirusmundi)

Durante la prima stagione di The Good Place, prima che venisse rivelato uno dei più grandi plot twist nella storia della televisione, sono stati seminati dagli autori diversi indizi per suggerire che qualcosa non andasse nel perfetto paradiso amministrato da Michael. Tra questi, oltre alla scritta Welcome! Everything is fine. non perfettamente centrata, troviamo la presenza sullo sfondo di Psyche entering Cupid’s Garden, quadro di John William Waterhouse che ha per protagonista un soggetto la cui storia ha diverse analogie con quelle dei protagonisti della serie.

Giunta infatti nel meraviglioso giardino di Cupido, Psiche scoprirà infatti che il suo destino è ben diverso da quanto poteva aspettarsi e vivrò un vero e proprio inferno per colpa di una divinità la cui reale identità le viene nascosta. Vi ricorda qualcosa?

6) Lo spoiler nascosto nel pilot di The Good Place

The Good Place
Eleanor Shellstrop (640×360)

Tra i piccoli dettagli passati inosservati che presagivano il grande colpo di scena della prima stagione non troviamo solo il quadro di John William Waterhouse e la scritta decentrata, ma anche una frase che Eleanor Shellstrop pronuncia proprio nel primo episodio della serie, riferendosi ai suoi defunti genitori.

Mentre riflette sulla sua vita, la protagonista di The Good Place pensa al matrimonio dei suoi genitori e, scherzando ma nemmeno troppo, si domanda per caso se adesso non si trovino entrambi nel bad place, dove il loro destino è quello di torturarsi a vicenda per l’eternità. Una punizione divina che, a posteriori, ci renderemo conto essere esattamente quella toccata in sorte a Eleanor, Chidi, Tahani e Jason.

7) Un ufficio già visto

The Good Place (640×360)

No, non stiamo parlando della filiale di Scranton della Dunder Mifflin di The Office, bensì dell’ufficio in cui Michael fa qualcosa di così profondamente umano nel finale di serie di The Good Place: firmare un contratto. Un ufficio che, dettaglio geniale ma quasi impossibile da notare, avevamo già visto durante la prima stagione delle serie.

Infatti, durante un flashback visibile nel nono episodio della prima stagione della comedy creata da Michael Schur, vediamo un’annoiata e irresponsabile Eleanor Shellstrop lasciare il suo lavoro proprio nello stesso ufficio in cui, oltre tre stagioni dopo, il suo amico Michael farà qualcosa di opposto, ossia si assumerà un impegno. Al di là dell’easter egg rappresentato dall’utilizzo dello stesso spazio nelle due scene, è interessante come questo venga usato per rappresentare quanto durante The Good Place i protagonisti siano maturati, diventando persone in grado di assumersi impegni e mantenerli, nonché consapevoli di se stessi e dei propri limiti.

8) Il numero 322

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Jeremy Bearimy (640×360)

Agli spettatori più attenti non sarà sfuggita la frequenza con la quale ricorre nella serie il numero 322, dal primissimo episodio di The Good Place fino al finale. Sono 322 gli abitanti del quartiere progettato da Michael nella prima stagione, 322 gli oggetti a tema rana posseduti dal custode dell’inferno, è il 322 il numero dell’appartamento in cui si trasferisce Michael nel finale della serie, sono 3.22 i Jeremy Bearimy trascorsi da quando Chidi attraversa la porta dell’oblio alla scena successiva.

Michael Schur ha rivelato che il 322 è un riferimento a una società segreta di Yale, la Skull and Bones, per i membri della quale questo numero assume un significato particolare del quale in realtà Schur non ha davvero idea. Dopo aver visto il 322 comparire frequentemente su reddit, considerando questa occorrenza dai toni mistici piuttosto sciocca, il creatore ha deciso di giocarci su inserendolo in The Good Place senza una reale motivazione.

9) Tutti i riferimenti a Parks and Recreation e The Office

Nick Offerman (640×360)

Michael Schur è uno dei più grandi autori comici di tutti i tempi, un uomo dalla cui mente sono nati pilastri della comicità come The Office, Parks and Recreation e Brooklyn Nine-Nine, serie alla quali non mancano riferimenti durante tutta la durata di The Good Place. Non soltanto troviamo la presenza di attori cardine delle altre produzioni di Schur come Adam Scott, Jason Mantzoukas e Marc Evan Jackson, ma nel finale di serie è presente persino un cameo di Nick Offerman, il Ron Swanson di Parks and Recreation in persona.

Al di là degli attori, troviamo riferimenti a The Office e Parks and Recreation disseminati ovunque. Dalla famosa tazza World’s Best Boss di Michael Scott in The Office al cartello Danger: Pit Open che fa riferimento alla fossa sulla quale Leslie Knope vorrebbe costruire un parco in Parks and Recreation, passando per il negozio preferito di Ron Swanson Food and Stuff, vi sono riferimenti alle due serie nascosti in diversi episodi di The Good Place.

10) La violinista misteriosa

Megan Amran (640×360)

In pochi sapranno che, per mantenere un po’ di segretezza sui dettagli della trama di The Good Place, inizialmente era stato annunciato che D’arcy Carden – la talentuosissima Janet – avrebbe interpretato il ruolo di Janet Della-Denunzio, una venditrice di violini presente nel good place. Una volta andato in onda l’episodio pilota e resa nota la vera identità del personaggio interpretato da Carden, l’autrice di The Good Place Megan Amran ha rivelato che la diffusione delle false generalità su Janet era stata una bufala intenzionalmente programmata dalla produzione per confondere il pubblico.

Una bufala a cui The Good Place non ha mancato di fare riferimento durante il quinto episodio della terza stagione, quando la stessa Amran appare in un cameo proprio nei panni di una violinista, un sottile omaggio al personaggio mai esistito di Janet Della-Denunzio.

La spiegazione del finale di The Good Place