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Task 1×07 – Finalmente, la libertà: la Recensione finale di una serie tv potentissima

Tom Brandis al processo di suo figlio

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler sul finale di Task!!

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Alla fine, eccola: radiosa, purificatoria, luminosa, catartica. La libertà. Lo spuntone di roccia che offre scampo dal mare in tempesta, la radura soleggiata dopo giorni di bosco fitto. Alla fine, eccola: la via d’uscita. Dicevamo di Task che avrebbe fatto fatica a mantenere un livello di sceneggiatura così alto anche nel finale dopo le due meravigliose puntate della settimana scorsa. Forse la tensione drammatica si è distribuita meglio lungo gli oltre 50 minuti dell’episodio finale. Ma anche l’epilogo è stato perfettamente all’altezza della serie. Lo show della HBO ci ha ricordato perché la casa di produzione sia sempre una spanna sopra le altre (basta dare uno sguardo alle migliori 20 serie tv HBO per capirlo).

Task è una serie tv dannatamente intensa. Forte, vivida, appassionante, struggente. Ha una corteccia robusta su cui pian piano si incidono i segni, ogni volta un po’ più marcati della volta precedente. È un crime atipico, Task. Brad Ingelsby è uno che conosce il genere. Nel 2021 ha creato e prodotto la miniserie Omicidio a Easttown, sempre per la HBO, che riapriva un vecchio caso di cronaca nera e portava i suoi personaggi a fare i conti con i misteri e i segreti a esso legati. Esplorava il tessuto interno dei personaggi, con la stessa sensibilità che lo aveva spinto a scrivere la sceneggiatura di Tornare a vincere, il film del 2020 con protagonista Ben Affleck in ruolo emozionante.

Tom arriva a casa di Maeve dopo i Dark Hearts
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E il lavoro sui personaggi è anche il cuore di Task, che è catalogabile come un crime perché ci sono sparatorie, poliziotti, criminali, casi da risolvere e una buona dose di adrenalina. Ma accanto al racconto criminale, svettano i suoi protagonisti, ognuno ritratto con abbagliante profondità.

A Brad Ingelsby non sono servite digressioni (ci sono solo un paio di flashback a chiarire meglio alcuni legami), lunghe spiegazioni o dialoghi illustrativi per tracciare il profilo dei suoi personaggi. Gli è bastato fare affidamento sulla carica emotiva dei loro volti per darci un’idea dell’aggrovigliato sottobosco in cui ciascuno di loro annaspava. Sono bastati pochi dialoghi ben scritti e una sceneggiatura che è andata dritta al punto per aprirci un varco nel mondo devastato di Task. C’è da dire che il cast ha dato un contributo pregevole allo scopo di Ingelsby: Mark Ruffalo, Tom Pelphrey, Emilia Jones, Fabien Frankel (sì, è proprio lui: sir Criston Cole di House of the Dragon) sono attori che sono riusciti a caricarsi addosso tutto il peso emotivo dei loro personaggi e a restituirlo al pubblico con uno sguardo, un sospiro trattenuto, gli occhi carichi di amarezza, la postura che trattiene la disperazione.

Ciascuno di loro è stato bravissimo nel dare immensa credibilità al proprio personaggio. In Task il dramma criminale diventa quasi un sottofondo. Sono gli attori a prendersi la scena e a lasciare il segno. Le incisioni più indelebili sulla corteccia sono le loro. A cominciare dai due protagonisti, Mark Ruffalo e Tom Pelphrey. Quello di Task sembrava un drammatico dialogo a due. Da una parte l’agente dell’FBI Tom Brandis, un uomo incamminato sulla via del tramonto, non più operativo sul campo, con un dramma familiare alle spalle che mette a dura prova la sua fede profonda. Dall’altro, il netturbino Robbie Prendergrast, un uomo carico di rabbia per la morte di suo fratello e l’abbandono di sua moglie, specializzato nelle rapine in maschera per raggruzzolare qualche soldo in più per la famiglia e per sete di vendetta.

Tom e le sue due figlie al processo di Ethan nel finale di Task
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Sembravano due personaggi destinati ad essere protagonista e antagonista, eroe buono e antieroe cattivo. Due uomini distrutti chiamati ad agire dai due lati opposti della barricata.

Era un’opera interessantissima già così, ma Task non si è fermata al confronto Brandis-Prendergrast. La serie non è stato solo un dialogo a due tra Ruffalo e Pelphrey (tant’è che quest’ultimo esce di scena molto prima del finale). Task è una storia più ampia, più stratificata. Ogni sedimento ha la sua rilevanza nel quadro generale. Tutte le storie parlano la stessa lingua, quella dei protagonisti così come quelle dei personaggi marginali. Task è un unico grande dramma, una storia di sofferenza che si mostra sotto vesti diverse, ma che ha sui personaggi la medesima forza corrosiva.

Negli episodi della settimana scorsa, ogni personaggio era stato costretto ad attraversare il bosco, fisicamente e metaforicamente. Da quel dedalo di sterpaglie, non tutti sono usciti vivi. La parabola di Robbie Prendergrast si era chiusa nella maniera più tragica possibile. La morte di questo personaggio aveva messo un punto sul passato, sull’omicidio di suo fratello, sulle rapine “risarcitorie“ fatte da lui e da Cliff nella speranza di ottenere una riparazione al vuoto delle loro vite. Sui problemi personali e sul conto aperto con i Dark Hearts. Lo stratagemma di vendere la roba e consegnare a Maeve la vera borsa con i soldi, ha dato una degna conclusione al suo personaggio. Robbie non aveva altra via d’uscita che la morte e ha dato la sua vita per consentire ai figli e a sua nipote una vita migliore, una seconda occasione.

Anthony Grasso è salvo per miracolo
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Ma mentre un punto si metteva sulla storia di Robbie, tanti altri rimanevano ancora aperti.

Anthony Grasso si è rivelato essere la talpa all’interno della task force di Tom. Le sue scellerate decisioni e il filo diretto con i Dark Hearts hanno portato alla sparatoria nel bosco della puntata scorsa e alla morte di Lizzie, un altro personaggio fragile che è andato incontro a un destino tragico. Tom ha smascherato Grasso e gli ha promesso di tornare a prenderlo. Il perdono è un concetto sfumato, in queste ultime puntate di Task. L’unico palliativo alla disperazione, che assume per ogni personaggio un significato e un peso diversi. Tutti sono alla ricerca del perdono. Ciascuno di loro mira a riequilibrare il karma, il cosmo o qualsiasi cosa ci sia al di sopra dei destini umani.

Anthony Grasso lo fa cercando di salvare la vita a Maeve, Tom diventando il padre affidatario del piccolo Sam. Ma non basta rimettere a posto qualche tassello per dimenticarsi di tutto ciò che c’è stato prima. Il percorso dei personaggi di Task è ancora lungo e, anche se per loro si è delineata una via d’uscita all’orizzonte, la strada per ricucire gli strappi e ricominciare daccapo è ancora tutta in salita. La vita travagliata di Maeve potrebbe ricominciare dopo la morte di Jayson e la fine dei Dark Hearts, ma la ragazza si trascina dietro un dolore così massiccio che rimettere insieme tutti i pezzi sarà un duro lavoro. Tom torna finalmente a guardare in faccia suo figlio, a perdonare la mano che ha assassinato sua moglie.

È un momento di altissima tensione emotiva, che porta il personaggio di Tom vicino al punto di rottura. Ma Mark Ruffalo non si rompe, inizia a ricostruirsi.

Maeve è pronta a ricominciare nel finale di Task
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Il legame con Sam ci aveva fatto sperare che i due potessero ricominciare una vita insieme. Invece Task immortala l’ultima immagine di Tom nella sua stanza vuota, volto a fissare il panorama fuori dalla finestra. La natura va avanti, indifferente alle sorti degli uomini. Il primo episodio di Task si era aperto con il volo di un uccellino e l’ultimo si chiude con il loro canto sullo sfondo, come a dire che la vita può riprendere il suo corso. Dopo ogni strappo, dopo il più nero dei turbamenti, il sole può tornare a splendere e la vita a scorrere. Con una maturità diversa, ma può scorrere.

I sette episodi di Task hanno mantenuto un livello qualitativo altissimo. Nei dialoghi, nella struttura del racconto, nella scrittura dei personaggi, nelle performance degli attori. È stato un crescendo di tensione che non ha posto l’apice del climax nelle sequenze d’azione, ma nelle storie dei suoi personaggi. È stata una sorpresa, Task. Una delle migliori serie tv uscite nell’ultimo periodo e uno di quei prodotti di cui sentivamo di aver bisogno anche se non lo sapevamo.