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Max Mayfield, morire a metà

Attenzione: l’articolo contiene spoiler sulla quarta stagione di Stranger Things.

Vivere e morire, vivere o sopravvivere. Un trinomio complesso, un rapporto articolato e contorto. L’essere umano si interroga sulla morte fin dall’alba dei tempi, mettendo spesso in contrapposizione il concetto di morte e quello di vita. Morire significa non vivere, non vivere significa morire. Una concezione lineare, apparentemente perfetta, ma non per questo vera.

Se la morte, infatti, rappresenta un estremo della vita e una sua parte integrante, è nella mera sopravvivenza, nel vivere senza più alcuna vitalità, nell’incapacità di instaurare relazioni con il mondo e di provare emozioni, che la vita trova il suo più vero e profondo opposto.

Una realtà molto viva e presente in coloro che soffrono di patologie quali la depressione e che hanno sperimentato la profonda sofferenza che solo l’essere vivi, senza però essere in grado di sentirsi presenti, può comportare. Una condizione che risulta ben analizzata e sviscerata nel corso della favolosa quarta stagione di Stranger Things, tramite il racconto delle avventure di Vecna e della sua vittima preferita, Max Mayfield.

All’inizio della quarta stagione di Stranger Things, Max Mayfield si aggira per le strade di Hawkins, incapace di superare il trauma della morte del fratello, Billy Hargrove. Una parte di lei è morta insieme a lui.

Stranger Things (640×360)

Per un po’ ho provato a essere felice, normale. Ma penso che forse è morta anche una parte di me quel giorno.

Le cuffie sempre all’orecchio, la musica alta a nascondere i rumori che la circondano. Le sue canzoni sono tutto ciò che la tengono ancorata alla vita, e allo stesso tempo ciò che la isolano da essa.

Max è sola, sola come non lo è mai stata. Il suo dolore è troppo grande, troppo profondo per poter essere condiviso, troppo forte per poter essere superato. Nella sua vita non c’è più spazio per nient’altro, nessuna emozione può più trovare casa dentro di lei, c’è solo buio, solo sofferenza. I ricordi diventano macigni, il dolore diventa una barriera che la separa dal mondo.

Per affrontare quel malessere Max ha bisogno di spegnersi, di soffocare i suoi pensieri fino ad arrivare a non sentire più nulla. Uno alla volta tutti i legami, tutte le connessioni che la giovane aveva creato nel corso degli anni iniziano a crollare. Odi, amori, affetti, paure, speranze vengono sotterrati, diventano piccoli puntini insignificanti, mentre Max inizia a sperimentare il sollievo che solo la mancanza di emozioni sembra in grado di donargli.

La sua vita è ormai diventata un’esistenza priva di qualsiasi energia vitale. Non ci sono lacrime, non c’è dolore, c’è solo il nulla. E in quel nulla Max sperimenta per la prima volta la morte. Una morte che non ha nulla a che fare con il meccanico cessare del funzionamento degli organi vitali, una morte che non è fisica, ma spirituale e astratta.

Billy Hargrove è morto, mentre Max è ancora viva e vegeta. Ma è lei in qualche modo a essere andata via.

Il cuore di Max batte ancora, lei cammina, respira e si muove nel mondo, eppure non riesce più davvero a farne parte.

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Max, Stranger Things (640×360)

In una metafora sottile e solo accennata, Stranger Things ci mostra la più realistica rappresentazione della depressione, lasciandocene comprendere a pieno l’essenza e il significato.

Relegata a mera sopravvivenza, la vita di Max rappresenta la personificazione più esemplificativa del concetto di inesistenza, dell’idea di morte. Il non vivere, tanto temuto da coloro che provano il terrore del fine vita, si materializza e si concretizza in un concetto apparentemente astratto e complesso quale quello della depressione. Perché se morire significa non vivere, non può più essere vero che vivere significhi per forza non essere morti.

Segnate da un trauma, paralizzate da un dolore che gli impediva di andare avanti, le vite dei giovani cittadini di Hawkins, Chrissy Cunningham, Fred Benson e Patrick McKinney erano accomunate dal raggiungimento di una totale disconnessione dal mondo, che aveva condotto i tre personaggi a cessare di vivere prima ancora di morire. La stessa disconnessione che Max Mayfield sperimenta all’inizio del suo percorso nella quarta stagione di Stranger Things.

Max! Aspettavo di sentire quelle parole Max. Le ho aspettate così a lungo. Ma non era tutta la verità, vero Max? Credo esista una parte di te, sepolta nel profondo, che desiderava la mia morte, che forse ne è stata quasi sollevata, felice. Perciò sei rimasta a guardare, vero? Tranquilla ora puoi ammetterlo. Niente più bugie, basta nascondersi. Ecco perchè ti senti in colpa, perchè ti nascondi dai tuoi amici, perchè ti nascondi dal mondo. E perchè, a notte fonda, a volte hai desiderato di seguirmi, di seguirmi nella morte. Ecco perchè sono qui Max. Per porre fine alla tua esistenza una volta per tutte. È ora Max, è ora che tu ti unisca a me.

Quando Vecna giunge nella vita delle sue vittime per strappare il loro corpo dall’esistenza terrena, esse sono in realtà già morte da tempo.

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Vecna, Stranger Things (640×360)

La loro vita, ormai relegata a una sopravvivenza senza legami né emozioni, non è altro che un’esistenza vuota e buia, un’esperienza in terra della morte, che li porta a consegnarsi nelle mani del mostro senza più alcuna paura, quasi desiderando di unirsi a lui.

Come in un taglio netto, le vittime scelgono di abbandonarsi a Vecna, di affidargli le loro ultime sofferenze per raggiungere finalmente quella libertà che la vita non sembra più in grado di donargli. La loro morte è quasi paragonabile a un suicidio, uno strappo profondo e irrimediabile con la vita, una rottura radicale con ogni contatto rimasto tra loro e il mondo, che li porta a sperimentare la più pura forma di ciò che possiamo definire l’opposto della vita: l’incapacità di provare emozioni, l’assenza di connessioni con la realtà.

La sofferenza di Max, la sua chiusura verso gli affetti, la sua incapacità di accettare e accogliere il dolore per la perdita di Billy Hargrove, il senso di colpa per quel sentimento di odio che provava nei suoi confronti, l’hanno resa la vittima perfetta per Vecna, la potenziale preda di quel mostro che impersona e rende reale la depressione nella città di Hawkins e nel mondo di Stranger Things.

Ma a differenza dei suoi compagni, attaccati e uccisi prima di lei, Max ha ancora qualcosa che la tiene ancorata alla vita. Seppur presente, la sua apatia non è ancora totalmente giunta ad adombrare la sua esistenza, nella sua mente c’è ancora posto per dei sentimenti che per quanto sepolti vivono comunque in lei.

Sulla tomba Billy Hargrove, Max ammette per la prima volta la sua sofferenza, lasciando che una lacrima bagni il suo volto. Il dolore torna a far parte di lei, aprendo uno spiraglio nel suo corpo ormai incapace di sperimentare emozioni.

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Max, Stranger Things (640×360)

Così potente, così travolgente, il senso di colpa che per mesi aveva tenuto lontano torna a investire a pieno Max, tingendo di nero tutto ciò che possiede.

Ma quel colore così oscuro e spaventoso, rappresenta in realtà la prima vera opportunità di salvezza della giovane. Per quanto distrutta, per quanto incapace di sopportare quel malessere che la sua ammissione ha provocato, Max riesce ora a sentire, per la prima volta dopo diverso tempo, qualcosa.

Il dolore la rende viva, la fa tornare presente nel mondo, la connette ad esso. E quel filo, sottile e ancora quasi invisibile, diventa un ponte da cui far passare tutto il resto.

Quando Max si ritrova nuovamente di fronte al volto di Vecna, dentro di lei qualcosa è profondamente cambiato. Aperta di nuovo alle emozioni, Max avverte la paura, il terrore e l’atrocità della morte, e a quelle sensazioni si attacca, iniziando una fuga disperata lontana dal mostro.

Corre Max, senza sapere ancora esattamente verso cosa. Scappa via, continuando a ritrovarsi intrappolata in quel mondo astratto che è il suo dolore, ma ormai sempre più intenzionata a uscirne.

Stranger Things (640×363)

Ostacoli, grovigli, parole. Tutto cerca di fermare la sua corsa. Max pensa di arrendersi più volte, ma ogni volta trova la forza di alzarsi e ricominciare a correre.

E in quella fuga disperata un suono arriva ad accendere nuovamente la sua speranza. La musica, potente arma di connessione con il mondo, riempie la sua mente, riallacciando i fili con tutto ciò che Max pensava di aver perso per sempre.

Ora nuovamente aperta ai sentimenti, Max non usa più le canzoni per isolarsi dal mondo esterno, ma le vive con energia, utilizzando ogni parola come incoraggiamento per scappare più lontana da Vecna.

Una piccola breccia si inizia ad aprire in quel mondo di oscurità in cui si ritrova. I volti dei suoi amici, del suo amato e di tutto ciò che gli è caro compaiono sul fondo della scena, invitandola a tornare alla vita.

Ogni passo è sofferto, pesante. In ogni metro che Max compie verso la salvezza trascina con sé il peso di un dolore che adesso non può più sopprimere. Ma con coraggio la donna compie quel viaggio, ormai consapevole della scelta che sta per compiere.

Tra l’apatia dell’inesistenza e il dolore che talvolta implica la vita, Max sceglie la seconda soluzione. Si abbandona ai suoi sentimenti, si ancora alle sue emozioni, e nel dolore di un pianto ritrova la forza vitale in grado di distruggere Vecna.
Stranger Things (640×360)

Ora Max ha qualcosa per cui lottare, qualcuno per cui vivere. Incitata dalle urla dei suoi amici, spinta dai sentimenti del suo cuore, la giovane abbandona l’universo di Vecna e approda ad Hawkins, riempendo di nuovo d’ossigeno i suoi polmoni.

Sceglie di vivere e sceglie anche di soffrire. Ma lo fa con la consapevolezza che solo accettando il dolore, la paura e il tormento potrà provare ancora la gioia e la bellezza dell’amore e della vita.

Le connessioni che tanto facilmente aveva spezzato pochi mesi prima, si ricreano una alla volta, ancorando i piedi di Max ben saldi al terreno, riportandola al mondo. E da quel mondo ora Max non può più essere strappata, perchè sceglie di farne parte.

Non più vittima involontaria della vita, ma attiva protagonista di essa, Max sceglie l’esistenza, sceglie le emozioni, alzando con coraggio il volto verso il futuro che l’attende.
Stranger Things (639×360)

La cosa più difficile del mondo è viverci… abbi coraggio vivi… per me

Buffy Summers, Buffy l’Ammazzavampiri 5×22

Nel lontano 2003, Buffy Summers rivolgeva per la prima volta questo invito alla vita alla sorella Dawn, incoraggiandola a vivere con coraggio, oltre ogni difficoltà. Avevo solo otto anni, ma il segno che quell’episodio avrebbe lasciato su di me era destinato a rimanere inciso per sempre sulla mia pelle. Per la prima volta la mia mente si trovò di fronte a quella che sarebbe diventata una domanda ricorrente delle mie più profonde divagazioni filosofiche: cosa significa davvero vivere?

Gli anni sono passati, la domanda è rimasta sempre la stessa. Più complessa, certo, più articolata: eppure ogni volta che i miei pensieri volano verso il futuro, verso le scelte più difficili, quella domanda e quelle parole pronunciate da Buffy tornano nei miei pensieri.

Pensare alla vita, riflettere sul suo significato, sul suo valore, sul motivo più profondo che ci spinge a volerla vivere ogni giorno, è qualcosa che accomuna ogni essere umano. A otto anni, ascoltando quelle parole, pensavo semplicemente a tutte le volte in cui un compito mi sembrava troppo difficile, o un litigio con la compagna di banco troppo doloroso per poter riuscire a rialzarmi il giorno dopo. Pensavo che il senso più profondo di quelle parole fosse ricordarci che talvolta la vita sa essere crudele, che vivere significa lottare, giorno dopo giorno per essere felici. 

19 anni dopo quelle parole risuonano ancora nella mia mente, illuminandosi di un nuovo significato alla vista della sfrenata corsa per la vita di Max in Stranger Things.

Una ragazzina così piccola e così forte, capace di insegnarci il senso più profondo della vita e di invitarci a viverla con coraggio, esattamente come lei.

Perché vivere, vivere davvero, non è per nulla semplice. Il rischio di limitarsi a sopravvivere è sempre dietro l’angolo, ed è in quella possibilità, in quella forma di esistenza priva di qualsiasi vitalità che possiamo trovare la vera spiegazione della nostra paura della morte.

Non reale paura di morire, ma terrore di non essere più in grado di vivere, di connetterci con ciò che ci circonda e di provare emozioni. Di piangere, ridere, sperimentare dolore e felicità, provare gioia e tristezza, sentire le emozioni scorrere con forza sulla nostra pelle, sempre pronte a ricordarci che ci siamo, che esistiamo davvero.

Nel suo percorso verso la salvezza Max Mayfield ci conduce a riscoprire le nostre paure e le nostre speranze, insegnandoci che la sopravvivenza, e non la morte, è il vero opposto dell’esistenza, ciò che più dobbiamo temere, ma soprattutto ricordandoci la bellezza che solo una vita piena di emozioni può possedere.

Ci insegna a vivere, rivelandoci il senso più profondo della vita stessa e invitandoci con coraggio a scegliere di lottare per essa. Un meraviglioso inno alla vita, che senza miele e senza fronzoli ci rivela la cruda e talvolta dura bellezza della nostra esistenza.