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Smoke – Tracce di fuoco 1×03: dopo un inizio al cardiopalma, si “respira”

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Il terzo episodio di Smoke – Tracce di fuoco si apre come una brace che cova sotto la cenere: apparentemente quieto, ma pronto a riprendere vigore. Dopo il ritmo serrato e lo shock del colpo di scena (qui la nostra recensione alle prime due puntate) che ha chiuso l’episodio precedente, la serie sceglie ora di rallentare, concedendosi un respiro lungo per scavare nelle ombre dei suoi personaggi. Questo episodio non si preoccupa di alimentare subito la tensione dell’inseguimento o il gioco del gatto e del topo. Al contrario, la accantona momentaneamente, per permettere alla narrazione di concentrarsi sulle crepe, sui vuoti e sulle motivazioni che spingono i personaggi a muoversi, a scegliere, a distruggere. È un episodio che si regge su ciò che viene taciuto più che su ciò che viene detto.

Dave, sempre più prigioniero delle sue stesse messinscene, appare come un uomo che non si accontenta mai del ruolo che ha deciso di interpretare. L’immagine del servitore della legge, del cacciatore di mostri, gli va stretta; lui vuole essere al centro di tutto, lo scopo e il fulcro, la causa e la soluzione. La rivelazione del secondo episodio non ha portato ad alcun vero tormento interiore: non c’è conflitto in lui. C’è solo un desiderio cieco e bruciante di essere visto. A rendere ancora più inquietante il quadro, è l’ossessione che lo consuma: quel romanzo che scrive febbrilmente come se fosse la sua vera indagine, come se fosse più reale della vita stessa. Riempie pagine su pagine con la storia di un piromane che sembra ricalcare in modo inquietante proprio le sue gesta.

L’azione e la scrittura si nutrono l’uno dell’altra.

Smoke - tracce di fuoco (640x360)

Il protagonista del libro che sta descrivendo gli somiglia troppo: negli incendi che appicca, nei luoghi che sceglie e nel modo in cui agisce. È come se prendesse spunto dalle sue stesse azioni nella realtà. Accanto a lui, Michelle emerge come un contraltare dolorosamente umano. Il suo passato si rivela come un’ombra minacciosa: quel trauma infantile che ha il sapore acre della cenere e della colpa, quell’incendio originario che che ha plasmato il suo modo di stare al mondo. L’indagine sul piromane dei supermercati si trasforma per lei in un’ossessione; la meticolosità con cui analizza ogni traccia e l’ostinazione con cui cerca possibili indizi (in modo forse un po’ forzato), sembrano nascondere un’intuizione scomoda: che ciò che cerca è forse più vicino di quanto voglia ammettere. Michelle osserva Dave, forse senza ancora permettersi di formulare un sospetto chiaro, ma è evidente che qualcosa in lui stona.

Parallelamente, SmokeTracce di fuoco ci porta dentro la quotidianità desolata di Freddy. Freddy si è lasciato convincere che per una volta poteva meritare qualcosa di più, qualcosa di meglio. Per questo decide di presentare la sua candidatura per diventare manager del fast food dove lavora. Il colloquio però è breve, imbarazzante: pochi minuti in cui si sono condensati anni di umiliazioni, di porte chiuse, di sogni minimi soffocati senza pietà. Eppure, quando esce da quell’ufficio, un barlume di speranza lo accompagna ancora. Freddy, che per tutta la vita ha forse pensato di non valere abbastanza da chiedere, da pretendere, ora osa aspettare. Lo fa in silenzio, controllando ossessivamente la casella di posta con un’ansia e una speranza che non riesce a scacciare. Ma il messaggio non arriva.

Freddy, in Smoke – Tracce di fuoco

Smoke - tracce di fuoco (640x360)
Credits: Apple TV+

Lo schermo resta vuoto. Il silenzio di quella mancata risposta è assordante. E con ogni nuovo aggiornamento della casella, con ogni nuova delusione muta, qualcosa si incrina dentro di lui. La tensione non nasce dall’azione, ma dall’attesa. Freddy diventa l’emblema di un male che sembra non nascere dal nulla, ma che si costruisce giorno dopo giorno, alimentato dalle macerie di un’esistenza senza riscatto. È questo ciò che lo divora: la consapevolezza di essere un reietto, uno scorto, uno che la gente osserva solo di sfuggita quando c’è da giudicare, da ridicolizzare, da punire. Ha provato a parlare piano, a sorridere come si deve, a restare nel suo angolo senza dare fastidio, a pensare che la felicità degli altri valga più della sua. Ma tutto ciò non è servito a nulla.

Questo terzo episodio di Smoke – Tracce di fuoco (in onda ogni venerdì su Apple TV+) si chiude lasciandoci in bilico, sospesi in quell’attesa che preannuncia una tempesta imminente. Le pedine sono disposte sul tavolo: Dave, sempre più ingabbiato nella sua spirale narcisistica e autodistruttiva; Michelle, vicina a una verità che potrebbe annientarla totalmente. E Freddy, sempre più prossimo a diventare la miccia che farà deflagrare la rabbia che lo consuma. Tutto in questo episodio sembra prepararci a un’esplosione che non sarà solo di fiamme e fumo, ma di vite che si spezzano, di illusioni che si infrngono e di maschere che cadranno una volta per tutte. Il fuoco interiore già brucia, inesorabile, in ognuno dei protagonisti: lo stesso fuoco che li insegue, tutti, anche se in modi diversi.