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Perché dovreste iniziare Young Rock, una serie più bella di quel che sembra

Nel catalogo di Sky sono disponibili alcune serie targate NBC, che da qualche tempo sta sfornando interessanti esperimenti a cui vale la pena dare una chance. Uno di questi è sicuramente Young Rock, il biopic in salsa comedy sulla vita di Dwayne Johnson, meglio conosciuto come The Rock, elettrizzante wrestler e onnipresente attore hollywoodiano, nonché uno degli uomini più influenti al mondo. Young Rock, all’apparenza, potrebbe quasi sembrare una trovata pubblicitaria per spulciare nel passato della leggenda della WWE, che ai più è conosciuto principalmente per le sue imprese extra-ring, mentre invece, partendo proprio dal suo stretto legame con il mondo del wrestling, la serie indaga con brillante ironia sul passato di una delle stelle più famose del cinema americano.

The Rock ha sempre sognato in grande

Young Rock (640×360)

The Rock è sempre stato un personaggio rumoroso, nel vero senso del termine, elettrizzante e in grado di catalizzare sempre l’attenzione su di sé, ovunque abbia messo lo zampino. Ed infatti, le premesse di Young Rock, una serie che racconta della sua gioventù, non potevano che essere altrettanto megalomani. Il racconto inizia proiettando il pubblico nel 2032, anno di presidenziali in cui, tra i candidati alla Casa Bianca, figura proprio il faccione di Dwayne Johnson (interpretato, ovviamente, da egli stesso), il figlio del sogno americano. Lo schema narrativo è molto semplice e immediato: ogni episodio comincia con un’intervista o un dibattito politico in cui The Rock, ironizzando sulla ripetitività di tale copione, riporta il pubblico indietro nel tempo, raccontando un aneddoto sulla sua famiglia, con cui tenta di fare breccia nel cuore degli elettori. I tre periodi della vita di Johnson, analizzati in Young Rock, sono tre: la sua infanzia passata alle Hawaii dove il padre, il leggendario Rocky Johnson, lottava nella promotion della suocera, a capo della famiglia Maivia (la più importante dinastia di lottatori professionisti); la sua adolescenza, ai tempi in cui al liceo cominciava a sognare in grande e a prendere confidenza con la sua enorme stazza e le sue potenzialità in ambito sportivo, e la sua gioventù, prima nel mondo del football e poi in quello del wrestling, sulle orme di suo padre.

young rock
Young Rock (640×360)

Per chi conosce un po’ il personaggio di The Rock non è affatto complicato entrare nelle dinamiche di Young Rock, perché si tratta di una serie che rispecchia in tutto e per tutto l’ironia e la personalità dell’ex wrestler, e che insegna tanto soprattutto su quanto Johnson abbia lavorato sul proprio personaggio per costruire la sua mastodontica carriera. L’ironia di fondo è davvero sorprendente, oltre un solido motivo di intrattenimento, a cominciare dagli insegnamenti di Rocky Johnson, che faceva il wrestler quando la disciplina stava entrando nelle case di tutti gli americani ma ancora non portava troppi soldi nelle tasche dei diretti interessati. Rocky è disegnato come un simpatico e talvolta imbranato megalomane, oltre che come un affettuoso padre, punto di riferimento che predica costantemente a suo figlio l’importanza di “lavorare sul personaggio” anche nei problemi quotidiani di un ragazzino. Vista da questa prospettiva, Young Rock sembra quasi più un tributo dello stesso Johnson alla sua famiglia allargata, composta oltre che dai suoi premurosi e amorevoli genitori, anche da tanti variopinti lottatori, come André The Giant, gli Wild Samoans (zii di Rock) e tanti altri pittoreschi personaggi che hanno influenzato la vita del protagonista.

Young Rock : esperimento riuscito

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Young Rock (640×426)

Per quanto possa sembrare una gigantesca americanata che gioca sull’ironica volontà di The Rock, che non perde occasione per sottolineare sempre la sua ipotetica candidatura alle presidenziali americane, Young Rock è in realtà una sitcom originale ed estremamente leggera, abilmente scritta e strutturata, con episodi autoconclusivi che, concatenati, danno una perfetta visione dell’insieme. Young Rock funziona perché non ha alcun tipo di pretesa narrativa, se non quella di raccontare l’uomo che sta dietro al fenomeno mediatico, partendo dalle sue umili origini e raccontando la nascita e l’evoluzione del personaggio che tutti conosciamo. L’escamotage di raccontare contemporaneamente tre epoche diverse risulta necessario e perfettamente riuscito, perché così si va a togliere il peso della consequenzialità e mette The Rock sempre al centro della narrazione, senza dover necessariamente affidare le redini della trama al suo interprete da bambino, per fare un esempio. Inoltre, il tipo di ironia utilizzato si sposa perfettamente con il tono che si dà agli insegnamenti di fondo alla base di ogni puntata, e il fatto che il protagonista provenga da una realtà così straordinaria va a compattare il tutto, rendendolo credibile e restituendo al pubblico un prodotto totalmente atipico ma che fa della sua particolarità il suo punto di forza. Un altro aspetto interessante è il mix che la serie fa tra narrativa moderna (quasi utopica) e narrativa classica, che riprende tutti i canoni delle sitcom anni Ottanta e Novanta, giocando dunque anche con il tema della nostalgia, intesa non solo passando dalle parole del protagonista, ma anche e soprattutto dalla ricostruzione scenica e fotografica di un’America alle porte della globalizzazione. In via definitiva, Young Rock, come abbiamo detto, non ha grosse pretese, ma essendo una serie che parla ironicamente di umiltà e redenzione, nella sua “umile” forma, funziona davvero alla grande.

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