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10 Serie Tv vecchie che hai completamente dimenticato, ma che adesso vorrai (ri)vedere

3. Dead Like Me

Dead Like Me è una di quelle serie che chi l’ha vista non dimentica, anche se è rimasta in giro per pochissimo tempo. Uscita nel 2003 su Showtime, racconta la storia di Georgia “George” Lass, una ragazza di 18 anni che muore in modo assurdo: colpita da un water caduto dallo spazio. Da quel momento scopre che la morte non è la fine: diventa infatti un “grim reaper”, cioè una sorta di mietitore incaricato di accompagnare le anime delle persone nel passaggio all’aldilà. Il bello della serie era il suo tono: a metà tra black comedy e riflessione filosofica. Parlava di morte con ironia, ma allo stesso tempo riusciva a far pensare a quanto spesso sottovalutiamo la vita. Nonostante queste premesse originali, Dead Like Me durò solo due stagioni (potete guardarla su Amazon Prime Video).

Colpa di un pubblico di nicchia e anche del fatto che il creatore, Bryan Fuller, lasciò presto lo show, portandosi via un po’ della sua visione brillante. Perché rivederla oggi? Perché era avanti sui tempi. Con il suo mix di humor nero, sarcasmo e domande esistenziali, sembra quasi una “cugina” di serie più recenti come The Good Place. Insomma, Dead Like Me è una piccola chicca che univa leggerezza e malinconia, ridendo della morte per insegnarci qualcosa sulla vita. Una di quelle serie da riscoprire per capire quanto la TV dei primi anni 2000 sapesse essere creativa e coraggiosa.

4. South of Nowhere – tra le serie tv vintage dimenticate

South of Nowhere è una serie tv vintage, andata in onda tra il 2005 e il 2008. All’apparenza poteva sembrare la solita storia di liceali, con i classici temi di amicizie, famiglie complicate e primi amori. In realtà, si distingueva perché affrontava argomenti che per l’epoca erano ancora piuttosto rari in TV, soprattutto per un pubblico giovane: identità sessuale, differenze culturali e pregiudizi. La trama seguiva la vita della famiglia Carlin, trasferitasi da una cittadina dell’Ohio a Los Angeles. Al centro c’era Spencer, la figlia adolescente che, entrando in una nuova scuola, conosce Ashley Davies, ragazza affascinante e ribelle con cui sviluppa un legame profondo che si trasforma presto in una storia d’amore.

La serie raccontava senza troppi filtri la loro relazione, mettendo in luce le difficoltà di vivere apertamente la propria identità in un contesto ancora pieno di giudizi. All’epoca, South of Nowhere era una piccola rivoluzione. Non raggiunse mai il successo mainstream di colossi come The O.C. o One Tree Hill, ma conquistò una nicchia molto fedele proprio per la sua onestà nel trattare tematiche LGBTQ+. Oggi è un po’ dimenticata: non era una serie di massa, ma più una produzione di culto.

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