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10 Serie Tv mystery che ogni cultore del genere non può assolutamente perdersi

The Leftovers

3) Dark è la Serie Tv mystery dall’architettura narrativa perfetta

Una scena di Dark, serie tv mystery

Quando Dark (ecco un focus sulla serie) è uscita su Netflix nel 2017, molti si aspettavano “lo Stranger Things tedesco”. In realtà, si sono trovati davanti a una delle opere più complesse, cerebrali e ambiziose della televisione contemporanea. Per i cultori del mystery, Dark rappresenta un punto di non ritorno con una narrazione a incastro meticolosa, dove ogni dettaglio ha un peso, ogni personaggio un doppio, e ogni evento è parte di un ciclo eterno.

Al cuore di Dark c’è una domanda classica da giallo: che fine ha fatto Mikkel Nielsen? Ma ben presto si capisce che la scomparsa del bambino è solo l’inizio di un labirinto temporale che coinvolge quattro famiglie, diversi piani temporali e un misterioso loop che si ripete per generazioni. La serie è costruita come un meccanismo a orologeria: ogni elemento torna, ogni segreto ha più livelli, ogni relazione si complica in modo geometrico. È un mystery che sfida costantemente lo spettatore a ricostruire il puzzle, non solo “chi ha fatto cosa”, ma “quando”, “perché” e “quale versione di chi”.

A differenza di molte opere sci-fi, Dark tratta il viaggio nel tempo non come un espediente spettacolare, ma come un elemento essenziale della struttura misteriosa.
Il tempo non è lineare e gli eventi si influenzano a vicenda in tutte le direzioni. La serie si basa sul concetto del determinismo temporale: nulla può essere cambiato, tutto è già accaduto e perfino i tentativi di cambiare il futuro lo causano. Questa scelta rende il mistero filosoficamente profondo, oltre che narrativamente coinvolgente.

Ogni personaggio è multiplo ed esiste in versioni diverse

Questo non è solo un gioco narrativo, ma serve a indagare il mistero dell’identità, della scelta e del destino. La rivelazione di chi è Jonas, Noah, Martha nella loro versione alternativa, pertanto, sono colpi di scena che riscrivono retroattivamente tutta la storia. Così, la narrazione diventa un’indagine sul libero arbitrio, sul significato del dolore, sul destino e sull’amore. Ma, ciò che rende Dark straordinaria, è la coerenza assoluta, di fatto, nonostante la complessità, non c’è una singola incongruenza temporale nelle sue tre stagioni. I simboli, le musiche, gli oggetti tornano con precisione quasi rituale, alimentando la tensione e la sensazione che ogni elemento contenga un segreto.

Questa precisione esige e premia l’attenzione dello spettatore, qualità fondamentale per ogni mystery ben riuscito. Anche il tono visivo della serie è fondamentale per creare il senso di mistero: palette fredde e malinconiche, scenografie da incubo rurale, uso potente del suono e della musica. La regia è cinematografica e minimalista, perfettamente calibrata per suggerire, inquietare, mai spiegare troppo. E sebbene spesso le grandi narrazioni mystery crollano sul finale, Dark, al contrario, riesce a chiudere ogni arco narrativo in modo soddisfacente e coerente. Il mistero non si dissolve in qualcosa di banale: si eleva, si completa, si trasforma in qualcosa di più grande.

4) Quando si parla di esistenziale e metafisico, The OA risponde

Una scena di The OA

Nel vasto panorama delle serie mystery, The OA è un oggetto narrativo non identificato. Uscita quasi in sordina su Netflix nel 2016, ha conquistato una nicchia di spettatori profondamente devoti, diventando in breve tempo una serie cult. Per chi ama il mistero nel senso più puro, The OA è un’opera imprescindibile, perché non si limita a porre domande, ma ci invita a mettere in discussione la nostra stessa percezione della realtà.

La trama di base è già avvolta nel mistero: una ragazza cieca, Prairie Johnson, scompare per sette anni e torna improvvisamente… riacquistando la vista. Da qui inizia un racconto che si dipana tra esperimenti scientifici, viaggi interdimensionali, esperienze di pre-morte e narrazione orale. Il mistero non riguarda solo che cosa è successo, ma se ciò che ci viene raccontato è vero. La serie gioca sul concetto di verità soggettiva, lasciando lo spettatore in bilico costante tra realtà, mito e allucinazione.

The OA adotta una struttura narrativa atipica, poiché ogni episodio rivela un frammento del puzzle, ma la linearità è costantemente spezzata. Flashback, storie nella storia, momenti sospesi tra dimensioni: tutto contribuisce a un senso di disorientamento fertile, in cui ogni elemento può avere molteplici significati. La seconda stagione, in particolare, introduce un vero e proprio multiverso narrativo, espandendo le possibilità del racconto e spingendo il mystery verso territori mai esplorati in Tv con tanta audacia.

The OA predilige l’ambiguità e la sospensione

Domande fondamentali, spesso, non ricevono mai risposte nette. Questo non per mancanza di chiarezza, ma perché il cuore della serie è la fede nell’invisibile, nella possibilità di credere anche quando non si capisce. Questo approccio sposta il baricentro dello show dal “sapere” al “sentire”. E per chi ama il genere come esperienza sensoriale e simbolica, è una rivoluzione.

Ogni personaggio in The OA, inoltre, incarna un ruolo profondo. Tra i tanti, Prairie/OA come guaritrice-sciamana-visionaria, Hap come scienziato folle e inquisitore moderno, i cinque ragazzi come seguaci, apostoli, testimoni. La serie lavora con archetipi narrativi e spirituali, proponendo un mystery che ha più in comune con la mitologia e la mistica che con il crime o la fantascienza tradizionale. Dal punto di vista visivo e sonoro, invece, è curatissima attraverso le sue atmosfere oniriche, la regia contemplativa e il simbolismo visivo.

La danza dei movimenti, in particolare, è uno degli atti visivi più controversi e potenti di sempre: un gesto narrativo che trasforma il corpo in linguaggio e il mistero in rito. Infine, The OA è anche meta-narrativa e ci costringe a chiederci cosa significa raccontare una storia, e perché lo facciamo. Tuttavia, la cancellazione prematura della serie ha reso il suo enigma ancora più affascinante, interrompendosi nel mezzo di un cambio dimensionale, con un colpo di scena meta che rompe la quarta parete. Pertanto, il fatto che il racconto resti incompiuto contribuisce a renderlo mitico e ancora degno di essere decifrato.

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