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Cosa accadrebbe se i nostri peggiori incubi si avverassero? È questo l’interrogativo principale a cui le serie tv distopiche ci invitano a dare una risposta. Ambientate in futuri cupi o realtà parallele, le serie tv distopiche riflettono spesso le paure e le preoccupazioni del nostro presente, amplificando le ansie collettive riguardo a temi come il controllo governativo, i rischi estremi della tecnologia e la perdita della libertà individuale. Nella loro rappresentazione anti utopica della società, le serie tv distopiche possono indurre i telespettatori a dubitare persino della realtà fittizia osservata sul piccolo schermo, essendo i protagonisti di tali prodotti televisivi oggetto di simulazioni ed esperimenti. Le serie tv elencate di seguito, in particolare, hanno la rara capacità di insinuare costantemente dubbi e nuovi complessi quesiti a cui non sempre viene fornita una risposta precisa, risultando proprio per questo motivo visioni imperdibili per gli amanti del genere.
Le serie tv distopiche di cui vi parliamo in questo articolo vi faranno costantemente dubitare della realtà.
1) 1899

Ideata dai creatori di Dark, il thriller distopico psicologico 1899 è un viaggio che scava ben oltre gli abissi dell’oceano, raggiungendo la profondità delle ombre della mente. La vicenda è infatti quella dei passeggeri del piroscafo Kerberos, partiti dal vecchio continente alla volta di New York in cerca di una nuova vita. Il passato di ciascuno di essi è però avvolto nell’ombra, tanto quanto lo è l’imbarcazione stessa, circondata da una fitta coltre di nebbia, metafora dell’assenza di chiarezza della narrazione che fa del mistero il suo più grande punto di forza. Ancor più della spettrale e cupa fotografia, è infatti l’universo simbolico in cui è immerso il Kerberos ad accrescere nello spettatore la sensazione che, ciò a cui sta assistendo, sia solo la punta di un gigantesco iceberg. Lo stesso nome del piroscafo rimanda al Cerbero (Kérberos appunto) della mitologia greca, uno dei mostri a guardia dell’ingresso degli Inferi.
La nave è a sua volta simbolo della mente che naviga sulla superficie delle acque, ricettacolo di un inconscio impossibile da conoscere per definizione.
Sono queste le premesse che danno il via a 1988, la produzione Netflix la cui inaspettata cancellazione risulta essere un mistero ancor più intricato della sua trama. Simboli geometrici, sequenze numeriche e avvenimenti inspiegabili cominciano ad affiorare tra le cabine dell’imbarcazione, occupando in maniera sempre più preponderante ciascuno degli 8 episodi da cui la serie è composta. I passeggeri del misterioso piroscafo si ritrovano allora sempre più sospesi tra i propri sogni e i propri ricordi, varcando costantemente i labili confini della realtà. Una realtà di cui è il telespettatore stesso a dubitare, immerso in quel micro-cosmo rappresentato dalla nave che, come una moderna caverna platonica, offre solo una proiezione della verità che cela.
Attraverso una narrazione che gioca costantemente con la percezione del tempo e della realtà, 1899 è una visione complessa e stratificata, i cui colpi di scena non fanno che accrescere i misteri che si nascondono a bordo della nave. Imperdibile per gli amanti degli enigmi, delle atmosfere cupe e delle serie tv distopiche, 1899 offre più domande che risposte, ma il suo più grande mistero resta la realtà.
2) Scissione: una delle migliori serie tv distopiche della recente era seriale televisiva

Mediante una commistione di generi che spazia dalla fantascienza hard al thriller psicologico, Scissione si è imposta sin da subito come una delle migliori serie tv distopiche di sempre, e tra le migliori produzioni televisive sia nel 2022 che nel 2024, anni delle messe in onda delle sue due stagioni. Disponibile su Apple TV+, la serie creata da Dan Erickson offre interessanti spunti di riflessione su tematiche attuali quali la spersonalizzazione dei lavoratori delle grandi multinazionali, la critica al capitalismo e al lavoro come come elemento centrale nella vita degli individui. Ambientata tra le angoscianti mura della Lumon Corporation, la percezione dei suoi dipendenti protagonisti è quella di non lasciare mai il proprio ufficio a causa del processo di scissione a cui sono stati sottoposti.
Questa procedura chirurgica consiste nella separazione dei ricordi della vita lavorativa da quelli della vita privata che, se da un lato rappresenta il modo perfetto per cancellare in maniera definitiva lo stress del lavoro una volta abbandonato l’ufficio, dall’altro lato imprigiona i dipendenti alle proprie scrivanie in un loop temporale infinito, scindendo le persone stesse in quelli che vengono chiamati esterni ed interni. Quando si è all’interno della Lumon, non si conosce nulla della propria versione esterna all’azienda e viceversa, mettendo in luce la prima sotto-trama filosofica della serie diretta da Ben Stiller: siamo i nostri ricordi. L’importanza della memoria è solo uno dei punti cardine della vicenda, dai cui dettagli maniacali – come vi abbiamo spiegato in questo articolo – emergono numerosi e inquietanti misteri.
La metafora della scissione, sottolineata dalla contrapposizione dei due colori dominanti nella fotografia della serie, il rosso e il blu, rimarca infatti la separazione tra il mondo reale e quello illusorio.
Il contrasto tra i due colori non è nuovo nel mondo cinematografico, e rimanda a immagini quali la pillola rossa o la pillola blu di Matrix. La serie si muove in modo perfetto nelle dicotomie che la compongono: interno ed esterno dei dipendenti, il ricordo e l’oblio, la vita e la morte, il moderno e l’antico, la finzione e la realtà. La claustrofobica scenografia e gli intricati misteri che la arricchiscono, rendono Scissione la cervellotica visione perfetta per chi, alle narrazioni lineari, preferisce contorti viaggi verso l’inferno.







