2) Squid Game, ultima stagione

La stagione conclusiva, a posteriori, ha pagato il prezzo della seconda. Quel che vediamo nel terzo atto sembra infatti far parte della stagione precedente, come se fosse la sua seconda metà. La divisione ha infatti danneggiato la coesione narrativa, non permettendo alla serie di concludere al meglio delle sue possibilità. Le potenzialità per dar vita a un grandissimo finale c’erano tutte, ma Squid Game 3 (qui recensita) non è riuscita a farle fruttare. Non tutte, almeno. In alcuni casi è riuscita a difendersi grazie a una tensione palpabile e a un approccio che non ha tradito la natura della serie. In questa ultima occasione, filosofia e adrenalina si sono amalgamate in modo più equilibrato rispetto alla seconda stagione, ma restano incerti alcuni aspetti della trama e la gestione di alcuni personaggi.
Alcune sottotrame vengono infatti lasciate in sospeso o trattate con sufficienza, non restituendo a Squid Game il finale che avrebbe meritato. D’altronde, stiamo parlando di uno dei fenomeni mediatici più importanti degli ultimi anni. Una Serie Tv che ha battuto ogni record, ritagliandosi non soltanto un posto nel mondo seriale, ma dando vita anche a una vera e propria evoluzione.
Grazie al suo arrivo, la scena televisiva si è infatti finalmente resa conto della potenza delle produzioni asiatiche. Grazie a Squid Game, altre gemme – fino a quel momento nascoste, o che lo sarebbero rimaste senza il suo risveglio – hanno ottenuto la loro occasione, diventando uno dei punti di forza della piattaforma. Inevitabilmente si poteva fare di più al momento del finale, ma quanto ha fatto, il suo contributo e la sua potenza sono destinati a restare nella storia. Di Squid Game ce ne ricorderemo ancora per parecchio tempo. Ed è giusto così.
1) Adolescence

Un piano sequenza, tutta la verità del mondo, la direzione di Philip Barantini e la straordinaria interpretazione degli attori sono tutto quel che è servito ad Adolescence per diventare la grande produzione che oggi conosciamo. Adolescence (qui la recensione) non ha avuto bisogno di alcuna spinta per farsi conoscere, acclamare e scalare le classifiche a tal punto da diventare una delle serie tv più viste di sempre su Netflix in appena tre settimane dal debutto. Pensavamo di essere di fronte all’ennesimo thriller fatto di colpi di scena e caccia al colpevole, ma quel che Netflix ci ha offerto è stato decisamente diverso da ogni cosa immaginata fino a quel momento.
Adolescence vuole far luce sul mondo di oggi, sull’educazione, l’adolescenza e il declino di una società che pensa sempre che qualsiasi cosa succeda sia responsabilità altrui. Non è stato l’ennesimo thriller, e dei sospetti ne ha fatto a meno fin da subito. Ha rivelato una verità incontrastabile fin dalla prima puntata, mettendo protagonisti e telespettatori di fronte al fatto compiuto. Non ha ingannato e non si è lasciata ingannare. Non è stata succube della sua trama. Al contrario, ha utilizzato un contesto televisivo per affrontare in modo realistico e spesso anche crudo la realtà che respiriamo. Conosce una sola verità, la peggiore. E poi dà voce al prossimo: a un padre, un poliziotto, una madre di famiglia, un bambino.
Adolescence conferma l’evoluzione della piattaforma. Nessuno, guardandola da fuori, avrebbe mai immaginato che potesse diventare un titolo di punta di Netflix. La piattaforma negli anni ci ha abituati ad altro, a un altro tipo di velocità o narrazione. Ma Adolescence va oltre le regole, accodandosi a quell’evoluzione che già Ripley, Eric o Copenhagen Cowboy avevano messo in atto. Solo che quella di Adolescence è stata più feroce. Più rumorosa. Ha raggiunto vette altissime superando record di enormi cult come Stranger Things. E nessuno lo aveva previsto. Adolescence, per questo, non è soltanto una delle Serie Tv da vedere più viste, ma è anche – in assoluto – la più grossa sorpresa e rivelazione del 2025 fino a questo momento.







