Frasier
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- Frasier Crane, uno dei personaggi più iconici delle serie tv, torna per cercare di riconnettersi col figlio.
Lo ammetto: quando era stato annunciato il progetto, l’avevo accolto con grande diffidenza. Anzi, con spiccata disillusione: ero pressoché convinto che non sarebbe venuto fuori niente di buono da un’operazione del genere. Anche perché non amo affatto le operazioni nostalgia, né credo granché nel grande ritorno di una serie tv iconica dopo molti anni. Quindi no: non avevo apprezzato l’idea di assistere a una nuova fase di Frasier, una delle sit-com più importanti e meglio scritte di sempre.
Poi, però, è andata in onda. L’ho guardata, e la diffidenza si era trasformata in una certezza granitica: avevano trasformato Frasier in una sit-com come mille altre, senza grande personalità né momenti particolarmente divertenti. Non mi convinceva la chimica tra i personaggi, e rivedere Frasier Crane a distanza di vent’anni circa dall’ultima messa in onda — pur non essendo cambiato granché — mi intristiva. Questa è la prima parte della storia. La seconda, però, è molto meglio: la stagione 2 del sequel ha funzionato bene, a tratti benissimo. Niente di paragonabile alla serie madre, ma una sit-com vera, con una scrittura più autonoma e con una solidità che lasciava ben sperare per il futuro della serie.
Alcuni episodi mi hanno ricordato addirittura il Frasier originale, senza stanchi tentativi di connessione emotiva.
Tuttavia, a quanto pare, l’ho pensato io e pochi altri: la serie tv, infatti, è stata cancellata al termine della seconda stagione, proprio nel momento in cui aveva iniziato a convincermi sul serio.
Un po’ quello che successe con How I Met Your Father, in pratica.
E lo so: oggi il mondo delle serie tv funziona così, prendere o lasciare. Ma una sit-com ha bisogno di tempo. Di puntate. Ha bisogno di sperimentare, trovare una sua autenticità e anche di sbagliare, se serve. Due stagioni, una ventina di episodi: non intendo questo, affatto.
Una delle serie tv cancellate più clamorose del 2025 – Mythic Quest
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- Le bizzarre e complesse dinamiche che caratterizzano un’azienda che sviluppa videogame.
Vabbè, questa poi. Avete presente cosa ho scritto per La Ruota del Tempo? Qualcosa del genere, ma in questo caso riconosco che il parere è più soggettivo. All’interno delle pagelle settimanali che ho sviluppato nei mesi scorsi per la sezione Discover di Hall of Series, ho affrontato più volte la quarta stagione di Mythic Quest, evidenziando spesso un aspetto fondamentale: è la migliore stagione della serie.
Chi ha familiarità con le comedy lo sa: spesso tendono a esprimersi al meglio tra la terza e la quarta stagione. E così è stato anche stavolta.
Dopo una prima stagione esplosiva e due stagioni che mi avevano lasciato con più di una perplessità, la quarta aveva trovato una dimensione ideale: è stata divertente quanto le altre, ma anche più matura sul piano emotivo, drammatica al punto giusto e capace di alternare i registri senza mai perdere un’identità ormai consolidata. Sublimata, soprattutto, dall’espressione massima delle complessità nel rapporto tra i due protagonisti: la classica coppia del “lo faranno o non lo faranno”, ma che — a differenza delle altre — aveva finito per non farlo. E andava benissimo così, al di là delle discutibili scelte nei minuti conclusivi dell’ultima puntata, poi ridiscusse con una riscrittura successiva del finale attraverso una nuova scena, inedita.
Infatti, è successa una cosa strana: era andato in onda un finale, aperto e con un cliffhanger pazzesco, ma poi la serie è stata cancellata e hanno deciso di sostituire la scena con un’altra, dando una parvenza di conclusione a Mythic Quest. Un’operazione particolare, con un dato: al di là dei pareri a riguardo, la serie si è fermata nel suo momento migliore. Ed è un rimpianto enorme: pur non avendola immaginata per molto altro tempo, avrei voluto un’ultima stagione.
Purtroppo, è andata.
