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Vi siete sempre chiesti cosa succede dietro il sipario ad inizio o fine spettacolo? Credete ancora che i musicisti siano degli automi, che compaiano quando c’è un pubblico e che spariscano quando nessuno li guarda? E ancora, credete che ragazzacci come Mozart siano stati sempre ligi al dovere?

Orbene! Abbiam errato per anni e anni pensando che la musica classica fosse solo un genere musicale. In realtà rappresenta una filosofia di vita, una benedizione e una maledizione insigniti dello stesso nome.

Stupido clichè il pensare alla musica classica come ad un ambiente total nerd. Mozart in the Jungle racconta lo strano mondo del dietro le quinte: la preparazione, i sacrifici, le amicizie e gli amori nati all’interno della New York Simphony Orchestra.

Sulle note della sregolatezza Amazon ci regala questo capolavoro senza tempo che come protagonista ha la musica e tutto il resto non fa altro che girarle attorno.

Grazie alla musica l’Orchestra vive, combatte e ama se stessa. Ogni membro di questo gruppo eterogeneo viene risucchiato da uno strano vortice che da una parte ne esalta il talento e dall’altra mette a repentaglio le certezze e l’autostima dei singoli. Si gioca sul trovare una sorta di equilibrio dinamico tra queste due forze che vengono estremizzate in maniera alternata. Ci ritroviamo nel mezzo di questa tempesta insieme a loro, vivendo quello che loro provano ed essendo diretti testimoni del delirio stilistico ed emotivo caratteristico di ogni puntata.

Come in una sinfonia ritroviamo diverse note che danno unicità e carattere all’intera opera, così nell’Orchestra abbiamo individui diversi, ognuno con le proprie priorità e indecisioni e tutto questo concorre alla creazione di un perfetto arrangiamento moderno della classicità. Ed è il modo che Mozart in the Jungle utilizza per descrivere la musica e la sua creazione che ci permette di dire che la serie è un successo.

Genialità e originalità, la giusta dose di ingredienti che porta alla luce vite diverse accomunate dall’amore per la musica. Ma non poteva esserci altro risultato con registi del calibro di Roman Coppola e Paul Weitz; per non parlare di un attore (ex membro e uno dei fondatori del gruppo dei Phantom Planet) come Jason Schwartzman.

La musica fa pensare, sognare, fa cambiare umore, rende liberi. Mozart in the Jungle ha la prepotenza di portare chiunque in una dimensione quasi onirica, empia di sovrastrutture e profondi desideri, un gioco di melodie associato alle vite di tutti.
La musica non viene più associata alla serie ma diventa primo violino e crea la serie stessa, dandoci l’idea di poter entrare in maniera diretta nell’ambiente dei protagonisti.
Tra sogno e realtà, sacro e profano, veniamo trasportati in un mondo parallelo, immaginifico.

Ognuno di noi merita una particolare colonna sonora che sia di accompagnamento per ogni attimo di vita. Mozart in the Jungle ci offre una vasta gamma di possibilità; a questo punto, bisogna solo scegliere la giusta melodia…

Mozart Maestro