5. Anche The Last of Us tra le migliori sigle delle serie tv degli ultimi 5 anni

In chiusura di questa classifica delle migliori sigle delle serie tv degli ultimi cinque anni troviamo un altro prodotto d’eccellenza. The Last of Us ha praticamente indovinato tutto nella sua prima stagione (e sta continuando a farlo nella seconda stagione che sta uscendo in queste settimane su NOW e Sky). Un adattamento impressionante di uno dei migliori videogiochi di sempre, che tra i vari fattori d’eccellenza può contare anche su una sigla davvero meravigliosa. La musica d’apertura è curata da Gustavo Santaolalla, che ha lavorato pure ai due videogiochi. Ancora una volta è eccezionale la convergenza tra l’adattamento seriale e l’originale videoludico.
Per presentare The Last of Us la scelta è ricaduta su una musica calma, molto cadenzata, che fa da sottofondo all’espandersi visivo del fungo. Si possono rinvenire alcune somiglianze tra questa sigla e quella di House of the Dragon dal punto di vista visivo. HBO ha voluto replicare una formula vincente e il risultato gli ha dato senza dubbio ragione. Anche quella di The Last of Us è una sigla difficile da saltare per quanto è magnetica da vedere e ascoltare.
Siamo giunti, dunque, alla fine di questo viaggio tra le migliori sigle delle serie tv degli ultimi anni. Un cammino che ci ha portato tra alcuni dei migliori titoli recenti e questo non è un caso. La cura maniacale con cui sono stati realizzati questi prodotti si è riversata anche sulle sigle, che probabilmente non saranno centrali e impattanti come uno o due decenni fa, ma quando sono realizzate con cura sono ancora capaci di conquistare frotte di spettatori e di rimanere impresse nell’immaginario collettivo.
+1. La magnetica sigla di Scissione

Chiudiamo con una menzione d’onore, una perla che non poteva assolutamente mancare in questa lista: la sigla di Scissione (Severance), probabilmente uno degli emblemi più potenti della serialità recente. Con una danza visiva di forme geometriche, simmetrie inquietanti e duplicazioni metaforiche, i titoli di testa hanno quell’ammaliante abilità di anticipare i temi centrali della serie: l’alienazione dell’individuo, la frattura interiore e l’assurdità di una vita divisa tra lavoro e privato.
La musica elettronica ipnotica e ripetitiva di Theodore Shapiro contribuisce ulteriormente a creare una sensazione disturbante e surreale, catapultando immediatamente lo spettatore nella paranoia controllata e asettica dell’universo narrativo. Raramente una sigla è stata capace di rappresentare con tale efficacia e precisione l’anima di una serie: in pochi secondi, siamo immersi in una realtà angosciante, specchio perfetto delle nostre ansie contemporanee.