4. Tutte le versioni delle sigle di The White Lotus sono tra le migliori sigle delle serie tv degli ultimi 5 anni

La serie antologica di HBO presenta una sigla che cambia anch’essa con l’incedere delle stagioni. La firma è sempre quella di Cristóbal Tapia de Veer, che però non tornerà per il quarto capitolo (qui trovate alcune anticipazioni sul futuro della serie). Per la prima stagione di The White Lotus troviamo la composizione originale, che presenta un ritmo suggestivo e visivamente c’è un predominio della natura che simboleggia l’ambientazione hawaiana del racconto. È soprattutto il tono della musica a conquistarci, magnetica come tutta la narrazione a cui fa da cappello.
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Cambia parecchio il registro nella seconda stagione. La stessa musica della prima si fa più aulica con l’inserimento di un coro. Sul piano visivo è l’arte a prendersi la scena, soppiantando gli elementi naturali del capitolo precedente. Si susseguono immagini eleganti, volte a valorizzare e richiamare l’immenso patrimonio artistico italiano. Se la natura era la cifra estetica della prima stagione, qui è l’eleganza il punto di riferimento. Le due sigle delle prime due stagioni di The White Lotus si fanno specchio fedelissimo delle peculiarità dell’ambientazione scelta.
Un trend confermato pure nella terza stagione. Qui osserviamo un cambiamento radicale, con una nuova composizione che s’innesca su delle immagini che presentano ancora elementi naturali, maggiormente contaminati con altri contestuali, e soprattutto imperniate su toni più scuri. Come a sottolineare l’elemento dark largamente presente nel racconto. Tutte le tre viste sinora sono tra le migliori sigle delle serie tv degli ultimi cinque anni. Un posto di rilievo però se lo prende quella della seconda stagione. La sigla più suggestiva e a conti fatti più in linea col tono del racconto. Anche se poi, come abbiamo visto, questa convergenza si verifica in tutte le tre stagioni di The White Lotus.