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Il caso HBO

C’era un tempo, in America, l’era dei network. Un periodo florido e costellato di successi di pubblico, di quelli che mettevano d’accordo tutti, chi più chi meno. Poi una mattina un René Ferretti qualsiasi si svegliò convinto che quello fosse il giorno perfetto per cominciare una nuova vita, una nuova era, quella della televisione di qualità. Scherzi a parte, successe che nel 1972 qualcosa cambiò, smuovendo in modo deciso le pesanti fondamenta dell’industria televisiva statunitense (e non solo). Parliamo della nascita delle cable tv, ed in particolare del lancio di HBO (che sta per Home Box Office), la culla della complex tv. Non vogliamo ripercorrere alcun albero genealogico, se non per quanto riguarda i casi più eclatanti della rivoluzione HBO. Quanto più concentrarci sugli effetti del cambiamento introdotto dalle cable in generale, sia sull’approccio del pubblico al mezzo televisivo, sia sulla controffensiva dei network a livello produttivo.

Il problema della qualità

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I Soprano

Già di per sé il termine qualità attribuito all’ambito televisivo, è piuttosto ambiguo. Nell’era dei network, che viene collocata sistematicamente in un periodo che va dalla nascita e conseguente diffusione del mezzo fino alla cosiddetta transizione multicanale (che equivale all’equazione maggiore richiesta = maggiore offerta), di prodotti validi qualitativamente ce ne sono stati tanti. La vera differenza non sta solo nel confezionamento delle serie, quanto più nel modo di presentarle al pubblico, nel cambiamento del linguaggio e dei toni nei confronti di una società più moderna e pretenziosa, in continua evoluzione. Laddove i network non possono arrivare, per intenderci CBS, NBC e ABC e successivamente FOX, per via dell’enorme portata di pubblico e di una totale assenza di suddivisione per target di riferimento, c’è spazio per un progetto innovativo e più direttamente interessato alla soddisfazione della clientela. Il vantaggio delle cable, che a differenza dei network (“dipendenti” dalla pubblicità) guadagnano tramite un sistema più o meno vario di abbonamenti, sta proprio nel dover essere scelti, senza imporre regole e appuntamenti fissi e potendo dunque concentrarsi su un’offerta più esclusiva e composta da titoli più provocatori e avanguardisti, meno legati alla narrativa tradizionale. Il cliente è libero di scegliere di abbonarsi a una cable in base all’offerta, scegliendo di stringere una sorta di patto che lo libera dalle imposizioni pubbliche della tv generalista. Ed è qui che le cable cominciano una crociata, che prende appunto il nome di tv di qualità, contro l’obsoleto e il generico, alla continua ricerca dell’innovazione e di un rapporto più diretto con il suo pubblico.

HBO then, now, forever

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Sex and the City

HBO, su tutte, è la cable che maggiormente rappresenta il cambiamento di cui parliamo, sia per questioni di longevità che per la lunga tradizione di contenuti di successo che ancora oggi allietano le nostre serate all’insegna del binge watching. Per quanto il concetto di Quality Tv sia esploso definitivamente a cavallo tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio, il successo di HBO viene da più lontano. La produzione originale è, per ovvi motivi, alla base del successo di un modello produttivo come quello delle cable, che puntano a vendere un’identità più che un pacchetto di prodotti, onde per cui non è importante il risultato in termini di ascolti (dato il pubblico limitato), quanto più la diffusione del nome che, nel caso di HBO, negli anni è sempre stato sinonimo di qualità e certezza. E come diamine fanno le cable a guadagnare così tanto e, soprattutto, a spendere quelle cifre per la produzione dei singoli episodi? In seguito alla rivoluzione del multicanale, gli stessi famigerati inserzionisti pubblicitari hanno dedicato maggiore attenzione al sistema delle cable, fiutando l’importanza di un pubblico più segmentato e targettizzato, al quale proporre determinati prodotti, senza considerare la questione del product placement e del modello integrato, che si presta decisamente bene in serie come, per esempio, Sex and the City e I Soprano, tanto per citarne due.

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The Wire

Ma poi ancora il fatto che il pubblico, perlomeno in prima visione, sia limitato, non è assolutamente uno svantaggio, anzi. Si ha la possibilità di puntare sul fatidico “chiacchiericcio” (oggi all’ordine del giorno), ovvero la diffusione del verbo, che come un frisbee torna indietro portando con sé nuovi abbonati o, ancora più validi a livello economico, parecchi introiti sulla vendita di cassette prima e DVD poi. Dunque forse è vero che la qualità paga sempre. E questo ben presto lo capirono anche i network, che cominciarono un processo di rimodulazione dell’offerta, in termini di tone of voice e soprattutto cercando di “svecchiare” nel modo meno appariscente possibile il pubblico, con l’obiettivo di rieducarlo alle nuove regole obbligate dall’ascesa del modello cable. Ciò che ha fatto HBO, gradualmente, è stato proporre una reale alternativa al classicismo televisivo che andasse al passo con i tempi e che abbracciasse le esigenze della società nascente, generazione dopo generazione. L’ascesa è stata graduale, a partire dall’iconico The Larry Sanders Show, fino ad addentrarsi in spazi ben più impervi, come detto per Sex and the City, I Soprano e l’ambiziosa sfida The Wire, capace di dare nuova verve in quegli anni (insieme a The Shield che tra l’altro appartiene a una basic cable) a un genere trito e ritrito.

Game of Thrones

Il focus decisivo è proprio in quegli anni, in cui il pubblico cominciava ad affacciarsi in un mare di contenuti che ben presto sarebbe diventato un intero oceano. HBO ha saputo cavalcare l’entusiasmo del contesto scolpendo il suo nome nell’immortalità con titoli da collezione e cult immortali, e ancora oggi continua a navigare nei successi, basti pensare all’universo Game of Thrones, il successo di Euphoria e potremmo elencarne a decine. E anche il futuro sembra florido. Per quanto si pensi che le cable siano destinate a morire per via della sempre più insistente pervasività del modello ad abbonamento, la forza di progetti come quello di HBO o, per citare un caso molto simile, la stessa Paramount (che ha lanciato Paramount+), sta proprio nella vastità e nell’importanza della propria library, costruita mattone dopo mattone, successo dopo successo. HBO Max è solo un evoluzione del modello più famoso dell’era della Complex tv, per una rivoluzione che non accenna a placarsi, da I Soprano a Euphoria e oltre.

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