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5 Serie Tv in cui protagonista e antagonista hanno un rapporto di ambigua interdipendenza

Ogni storia avvincente vede la presenza di un eroe e un villain, rappresentanti del bene e del male. Un tempo i confini tra queste due figure erano netti, adesso invece è un’opposizione sempre più confusa. Non c’è più il bianco per i buoni e il nero per i cattivi. Oggi il colore dominante è il grigio in tutte le sue sfumature. In questo modo i personaggi che vengono delineati sono terribilmente profondi, complessi e accattivanti. Come Hannibal e Will Graham. Non i soliti stereotipi piatti e senza spessore. E in molte occasioni si assiste anche a un ribaltamento di ruoli. L’eroe è davvero buono e il villain è davvero cattivo?

Ma questa dicotomia sfumata, dove bene e male si confondono, crea delle relazioni incredibili tra protagonista e antagonista. Legami pieni di emozioni, dove non è l’odio a fare da padrone, da cui entrambi dipendono. E spesso quelle coppie dominano la scena, coinvolgendoci come non mai, diventando il punto fondamentale di quella serie tv.

Ecco, in questo pezzo, 5 esempi di show dominati proprio da quel tipo di relazioni ambigue. E il primo è proprio Hannibal.

1) Hannibal

Hannibal

Un rapporto affascinante, ambiguo, feroce e folle unisce Hannibal e Will. Impossibile da definire, inutile dargli un’etichetta. Del resto, niente in questa serie tv è categorizzabile. Hannibal e Will non fanno eccezione. Il primo è un manipolatore che riesce ad attrarre le sue vittime con la fiducia. Quelle si affidano a lui, alla sua protezione, alle sue parole. Solo una sembra immune al suo fascino: l’agente che deve arrestarlo, Will Graham. Un uomo con una grande empatia, tale da immedesimarsi nel killer che ha di fronte e darne un profilo accurato. Questo non vuol dire che è immune all’oscurità. Hannibal se ne accorge e vuole farla uscire.

Hannibal è estremamente persuasivo e, per quanto Will abbia capito il suo gioco, non ha tenuto conto del legame che si sta formando tra i due. È una co-dipendenza difficile che non può essere cancellata, un senso di appartenenza che trascende le normali condizioni sociali.

Hannibal non ama nessuno eccetto sé stesso. Poi è arrivato Will, unica eccezione alla sua regola. Un Will che ricambia il sentimento e che alla fine segue la strada tracciata da Hannibal, lasciandosi andare alla sua vera natura.

2) The Following

Hannibal

Spiegare il rapporto tra il detective Ryan Hardy e il criminale Joe Carroll è difficile. È per l’evasione del secondo che il primo decide di rientrare in servizio. Riportarlo in prigione diviene un’ossessione, come salvare le vite di chi è al suo fianco. Perché Joe ha in mente un gioco per tutti loro. Il serial killer, infatti, ama manovrare, distruggere, giocare con i suoi personaggi come ogni scrittore sa fare. Così alla fine riuscirà a completare il suo perfetto romanzo autobiografico.

Joe e Ryan sono diversi e simili allo stesso tempo. Entrambi riescono a entrare nella mente delle persone, a capire la psicologia umana. Si odiano ma si rispettano tanto da creare un’unione innaturale. È proprio il rispetto che permette loro di sopravvivere alla reciproca nemesi. In qualche modo amano la compagnia dell’altro, non riescono a vivere senza.

I loro nomi si associano, si confondono. Non possono esistere l’uno senza l’altro. Un folle e inspiegabile rapporto, riassunto in una frase: 

“Quando io morirò, anche tu morirai”

3) Sherlock

Hannibal

La presenza delle persone nel mondo è per Sherlock un intralcio, tranne in due casi: Watson, il suo collega, e Moriarty, la sua nemesi. Il rapporto (approfondito in questo pezzo) che si instaura tra l’investigatore e il suo nemico è estremamente affascinante, più di quello che immaginavamo. Fermarsi solamente all’odio è riduttivo. C’è molto di più, tanti sentimenti che si intersecano in questo legame tanto da renderlo unico. C’è il rispetto per la mente geniale del nemico, una sorta di riconoscenza dell’intelligenza altrui. Motivo per cui nessuno dei due vuole chiudere con troppa velocità questa contesa. C’è il disprezzo, ma anche la curiosità. Il tutto rende il loro rapporto imprevedibile.

Sono due menti simili ma diametralmente opposte che hanno bisogno dell’altra: quella di Moriarty è infatti l’unica in grado di stimolare davvero Sherlock. La sua intelligenza si esalta negli intricati piani criminali di Moriarty. E il Napoleone del Crimine non solo ha bisogno di Sherlock: ne è ossessionato.

Difficile pensare l’uno senza l’altro. Non importa quello che si faranno, quanto sono lontani. Nella testa dell’altro non moriranno mai. Come dice lo stesso Moriarty:

Finiremo così, io e te. Sempre qui. Sempre insieme

4) Killing Eve

Eve è un’annoiata agente dell’MI5. Riesce però a comprendere che l’assassino che la sua organizzazione sta cercando da tempo è una donna: Villanelle. E le viene dato il compito di catturarla. Tra le due si innesca il classico rapporto tra guardia e ladri: Villanelle scappa e Eve la rincorre. Piano piano instaurano un legame che sfocia in una pericolosa e perversa attrazione che le porta sempre più vicine all’altra. Fino a collidere nei due finali di stagione.

Villanelle è la prima che scorge in Eve qualcosa di diverso. Si diverte nel provocarla , attirandola in perversi giochi di seduzione. Quest’ultima, d’altro canto, rimane affascinata dai modi di fare dell’assassina, che l’ha risvegliata dalla monotonia della sua vita. Quello che ne scaturisce è una connessione intima, profonda. Si sentono le uniche in grado di comprendere l’altra.

Come ha detto la sceneggiatrice Phoebe Waller-Bridge, Eve e Villanelle sono due personaggi che:

“Si danno reciprocamente la vita in un modo che è più complesso di una relazione romantica. È sessuale, intellettuale, aspirazionale”

5) Jessica Jones

Non c’è Jessica senza Kilgrave. Sono la nemesi perfetta l’uno dell’altra, con poteri agli antipodi: superforza per la donna, controllo mentale per l’uomo. Eppure hanno qualcosa in comune. Si sono fatti da soli, non avendo il supporto dei genitori. Quelli di Jessica sono morti, quelli di Kilgrave lo hanno sottoposto a numerosi esperimenti per salvargli la vita, ma come può un bambino di 10 anni capirlo? Lui vede solo la mancanza d’amore. Se sono diventati quello che sono è stato per salvarsi, ma hanno scelto due vie diverse: Kilgrave il male e Jessica il bene.

Kilgrave è un sociopatico privo di umanità, incurante della vita altrui. Finché non si innamora di Jessica. Ma è un amore tossico, ossessivo, per quanto sincero. Non vuole darle ordini, ma essere scelto da lei. Cambierebbe per lei. Jessica potrebbe aiutarlo ma è ancora accecata dall’odio. E come non potrebbe dopo ciò che Kilgrave le ha fatto? Forse, nemmeno sarebbe riuscita a cambiarlo.

Il loro è un rapporto eroe-villain che nasconde più sfumature di quelle che vediamo. È semplicemente una questione di prospettive (come spiegato in questo articolo).

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