4) Penny Dreadful
Nello sconfinato universo di serie tv che ci hanno fatto compagnia negli ultimi anni, ce n’è stata una che ci ha particolarmente affascinati, incantati e spaventati. Tutto allo stesso tempo. La piccola e dimenticata Penny Dreadful, un’opera gotica e oscura e un prodotto decisamente di nicchia. Creata da John Logan, Penny Dreadful è stata una serie tv di breve durata ma capace di incantare ugualmente gli spettatori con la sua miscela di horror, dramma e fascino vittoriano. Attraverso le sue tre stagioni, lo show ci ha presi fermamente per mano trascinandoci tra i vicoli oscuri di Londra e mostrandoci un mondo popolato da creature mitiche, vampiri, e demoni, insieme a personaggi complessi e avvincenti.
Nonostante il suo vasto successo di critica e l’affetto di tantissimi fan, la serie tv però non è mai stata davvero presa in considerazione per gli Emmy Awards.
Snobbata sia per i premi tecnici che per quelli principali, Penny Dreadful rimane una pietra miliare del genere horror in televisione. La sua eredità è scolpita nei cuori degli spettatori che hanno amato e temuto ogni momento trascorso nella cupa Londra vittoriana. Ma c’è una cosa che non dimenticheremo mai. La mancata statuetta a Eva Green come migliore attrice protagonista è uno degli errori più grandi che gli Emmy abbiano mai potuto compiere. La performance dell’attrice si è distinta per intensità e sentimento, riuscendo a reggere sulle proprie spalle lo show anche nei momenti più bassi. Indimenticabile il finale di serie così come l’episodio in cui la Green conduce da solo lo spettacolo dall’interno di una cella di manicomio.
5) The Haunting of Hill House
L’horror è, spesso e volentieri, un genere disprezzato, ignorato e ingenuamente considerato di serie B. Ma la storia del cinema e delle serie tv ci ha insegnato tutt’altro. Proprio per questa sua nomea sfortunata, succede che prodotti di squisita fattura ed eccellenti da ogni punto di vista non vengano nemmeno presi in considerazione. The Haunting of Hill House ha ridato dignità al genere dell’horror in televisione, dimostrando che può essere più di semplici jump scares e mostrando il potere di una storia ben raccontata. Ciò che ha reso lo show di Mike Flanagan (il primo di un’antologia) unico è stato la sua abilità nel mescolare il terrore soprannaturale con il dramma emotivo. La serie utilizza fantasmi e situazioni inquietanti come cornice narrativa per immergersi poi nelle acque profonde delle dinamiche familiari dei personaggi principali.
L’orrore di The Haunting of Hill House è sia fisico che psicologico. Il vero orrore, però, è questa miniesere non sia mai stata apprezzata e riconosciuta come si deve. Nessun Emmy all’orizzonte per questa serie tv horror basata sul romanzo di Shirley Jackson. Un adattamento moderno che è stato in grado di catturare l’essenza del libro originale distinguendosi, allo stesso tempo, come una storia unica e coinvolgente. Non averla mai vista nella rosa delle migliori miniserie è una mancanza grave. Ancor di più lo è il mancato riconoscimento alla sceneggiatura di Mike Flanagan, un autore degno erede di Stephen King, capace di scavare a fondo nelle tenebre dell’animo umano e di metterle per iscritto.









