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10 iconici episodi stand-alone che hanno rivoluzionato il genere fantasy e quello sci-fi

The Sandman è una delle serie tv in arrivo

5) Di tempo, amore e identità parla “The Constant”

Una scena dell'espisodio stand-alone The Constant

Quando si parla di episodi che hanno segnato una svolta nel modo in cui la televisione racconta il fantasy e la fantascienza, “The Constant”, quinto episodio della quarta stagione di Lost (ecco le teorie più assurde della serie), occupa un posto d’onore. Apparentemente un racconto centrato sui viaggi nel tempo, l’episodio è in realtà un raffinato studio sull’identità, sull’amore e sulla memoria. In una serie già ricca di misteri, simbolismi e piani temporali incrociati, lo stand-alone si distingue per aver cristallizzato in quarantadue minuti un nuovo modo di coniugare il fantastico con l’intimo. Non a caso, è un estratto che, pur appartenendo a una trama complessa e serializzata, può essere fruito come racconto a sé. E questo lo rende eccezionale.

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La storia segue Desmond Hume, uno dei personaggi più enigmatici e umani della serie. A causa delle specifiche coordinate dello spostamento in elicottero tra l’isola e il mondo esterno, Desmond inizia a “saltare” nel tempo tra il 1996 e il 2004, perdendo progressivamente la propria coscienza temporale. Ma ciò che potrebbe sembrare solo un espediente sci-fi si trasforma rapidamente domande fondamentali. Cosa ci ancora al nostro senso del sé? E, ancor più radicalmente, cosa può salvarci da un’esistenza frammentata, smarrita nei labirinti del tempo? La risposta che l’episodio propone è tanto semplice quanto devastante: l’amore. La costante.

Desmond nel suo viaggio ha bisogno di una “costante” per non impazzire

E quest’ultima la ritrova in Penny, la donna che ama. Il fantasy qui non è solo scenario, ma linguaggio per esprimere qualcosa di essenziale. Descrive il bisogno umano di essere legati a qualcuno, di avere un punto fermo che dia senso a tutto il resto, anche quando la realtà si sfalda. Il salto temporale diventa metafora di disconnessione emotiva, e l’atto di chiamare Penny si trasforma in uno dei momenti televisivi più intensi, sinceri e catartici mai scritti. Il telefono, oggetto così banale, si fa tramite magico tra due mondi, tra due epoche, tra due cuori che si cercano oltre lo spazio e il tempo.

Pertanto, abbiamo tra le mani un episodio che ha fuso elementi di fantascienza quantistica con una struttura narrativa da racconto romantico classico. In un momento storico in cui molte serie puntavano sulla complessità e sul mistero per mantenere l’interesse del pubblico, Lost ha scelto, con questo tributo, di mostrare una verità semplice. Dunque, il tempo, in questo racconto, non è un paradosso da risolvere, ma una ferita da attraversare. E Desmond non è un viaggiatore temporale, ma un uomo che lotta per non dimenticare chi è, per non perdere chi ama.

6) L’episodio stand-alone “Once More, with Feeling” è un canto di verità

Una scena di Buffy

Quando “Once More, with Feeling” andò in onda nel 2001, non era soltanto un episodio musicale dentro una serie fantasy. Era, e resta, un esperimento audace, un rischio narrativo estremo che si è rivelato un momento rivoluzionario per la televisione di genere. In un contesto narrativo già intriso di demoni, maledizioni e tormenti esistenziali, Buffy the Vampire Slayer decise di osare ancora di più. Non volle solo portare la musica in un mondo abitato da vampiri e streghe, ma usarla per far esplodere le verità emotive che i personaggi non riuscivano più a esprimere. Il risultato è un episodio stand-alone che ha cambiato per sempre il modo in cui il fantasy può raccontare l’interiorità.

La trama è, come spesso accade nella serie, in apparenza semplice ma profondamente metaforica. Un demone chiamato Sweet arriva a Sunnydale e lancia un incantesimo che costringe gli abitanti della città a esprimere i propri pensieri più profondi… cantando. Ma ciò che potrebbe essere una parentesi comica diventa presto una discesa negli abissi della psiche. I personaggi, incapaci di mentire mentre cantano, si trovano costretti a rivelare segreti devastanti. Buffy confessa di essere tornata dall’aldilà contro la sua volontà, Giles ammette di dover lasciare la sua figura paterna per permettere a Buffy di crescere, Willow e Tara affrontano la tossicità nascosta nel loro legame. La musica, qui, non è solo un espediente narrativo, ma lo strumento magico attraverso cui la verità si manifesta. È incantesimo e confessione allo stesso tempo.

Lo show fonde generi, toni e linguaggi diversi

Ciò detto, si tratta di un musical vero e proprio, con canzoni originali scritte da Joss Whedon, coreografie, numeri di gruppo e stili musicali che variano dal rock alla ballata, dal jazz al vaudeville. Ma a differenza di molti episodi musicali successivi, spesso inseriti come esperimenti estemporanei o tributi, qui il canto è pienamente integrato nella mitologia della serie. Non si tratta di un sogno, né di una realtà alternativa, ma di un effetto reale, causato da un’entità demoniaca. Ma la sua vera forza è che riesce a unire l’innovazione stilistica alla coerenza tematica.

La sesta stagione di Buffy è forse la più cupa, segnata dalla depressione, dal senso di perdita e dalla lotta per ricostruire un’identità adulta dopo l’adolescenza eroica. Questo episodio catalizza tutte queste tensioni in modo catartico, e lo fa con una leggerezza solo apparente. Dietro i numeri brillanti e le battute ironiche, ogni canzone scava più a fondo nell’anima dei protagonisti. Il momento in cui Buffy canta “Give me something to sing about”, rivelando che il suo ritorno alla vita non è stata una salvezza ma un esilio, è uno dei momenti più tragici e intensi mai visti in una serie fantasy.

L’impatto culturale dell’episodio è stato enorme. Ha influenzato direttamente serie successive come Scrubs, Grey’s Anatomy, Riverdale e Supernatural. Tutte capaci di sperimentare con episodi musicali, ma raramente con la stessa integrazione organica tra forma e contenuto. Ha anche aperto la strada a una maggiore libertà espressiva per le serie di genere, dimostrando che anche un racconto fantastico può contenere, in un unico episodio, musical, introspezione psicologica, horror e commedia, senza perdere coerenza.

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