7) Il mistero svelato troppo presto è un arco narrativo che stronca i fan

Pretty Little Liars, andata in onda tra il 2010 e il 2017, è stata una delle serie teen più influenti dell’ultimo decennio. La storia, centrata sulle vite di Alison e delle sue amiche perseguitate dal misterioso stalker “A”, ha combinato suspense, drammi adolescenziali e colpi di scena continui. E tutto ciò ha creato una fanbase globale affezionata ai misteri della piccola cittadina di Rosewood. Per sette stagioni, la serie ha costruito tensione attorno all’identità di A, intrecciando segreti, tradimenti e inganni in una narrazione complessa e avvincente.
Il problema principale del finale, trasmesso nel 2017, è che l’attesa di anni per scoprire chi fosse A e le sue motivazioni si è trasformata in una caduta di stile assordante. Difatti, la rivelazione di Alex Drake come antagonista e sorella gemella segreta di Spencer, il “nuovo A”, è per molti forzata e poco credibile. Una rivelazione costruita più per sorprendere che per chiudere coerentemente l’arco narrativo. Molti enigmi rimangono vaghi, le motivazioni del personaggio antagonista appaiono superficiali e le dinamiche emotive tra le protagoniste, che erano il cuore della serie, ricevono poco spazio in un epilogo affrettato.
Inoltre, il finale cerca di dare a ogni trama secondaria una conclusione rapida, sacrificando coerenza per completare tutti gli archi narrativi in un tempo limitato. L’effetto complessivo è quello di un addio insoddisfacente, in cui la tensione accumulata per sette stagioni si risolve con spiegazioni deboli e trovate poco convincenti. Così, il finale di Pretty Little Liars si è guadagnato un posto nella lista degli archi narrativi peggiori dell’ultimo decennio, non per mancanza di inventiva, ma perché ha spento la magia del mistero che aveva reso la serie un fenomeno televisivo.
8) Quando Riverdale ha perso la sua la bussola?

Riverdale, lanciato nel 2017 e ispirato ai personaggi dei fumetti Archie, ha inizialmente conquistato il pubblico con un approccio oscuro e intrigante ai classici archi narrativi adolescenziali. Tanto che misteri, relazioni complesse e tensioni familiari creavano un mix sorprendentemente avvincente. La prima stagione, incentrata sull’omicidio di Jason Blossom, ha saputo combinare suspense e dramma teen con un tono elegante, rendendo la serie un fenomeno televisivo e culturale.
Tuttavia, con il passare delle stagioni successive, Riverdale ha iniziato a perdere coerenza e direzione. Gli archi narrativi hanno abbandonato gradualmente i misteri realistici e il focus sui personaggi per introdurre trame sempre più surreali e artificiose. Basti pensare ai culti segreti, complotti internazionali, zombie e altre storyline che sembravano prese da un’altra serie. Questa escalation di assurdità ha frantumato il tono originale dello show, rendendo difficile per gli spettatori investire emotivamente nei personaggi e nelle loro vicende.
Il problema principale dell’arco post-iniziale è stato l’eccesso di colpi di scena e la mancanza di coerenza interna. Mentre le prime stagioni avevano un equilibrio tra mistero, dramma e sviluppo dei personaggi, le stagioni successive hanno scelto la spettacolarizzazione fine a sé stessa, con motivazioni dei personaggi spesso incoerenti e risoluzioni affrettate di sottotrame complesse. Il risultato è una serie percepita come dispersiva e artificiosa, incapace di mantenere la promessa iniziale di suspense e profondità narrativa. Non a caso, parliamo dell’occasione sprecata di evolvere una serie originale in modo logico, trasformata invece in un pastiche di eventi improbabili che ha progressivamente eroso la fiducia del suo pubblico.







