Termini e sfaccettature di padri e madri sono indecifrabili dall’esterno.
Reazioni, impulsi e conseguenze di un processo formativo sono spesso di facile assorbimento esclusivamente per chi assume un ruolo nel medesimo nucleo familiare.
Per questo stesso motivo, individuare l’oggettività nei modelli materni e paterni da seguire risulta difficile nel sensibile mondo reale. A meno che non si tratti dei nostri stessi genitori.
Grazie ad alcune serie televisive, è stata infranta tale barriera: quella che rende universalmente scrutabile la singolarità.
In alcuni casi, siamo stati presi per mano ed accompagnati all’uscio di casa, sentendo scricchiolare il legno dei gradini del porticato sotto i piedi, per poter entrare nell’avvolgente affabilità del salotto ed assistere a grotteschi colloqui tra padre e figli ai limiti della comicità, percependo la leggerezza di genitori che formano su scarti di saggezza, in maniera non deliberata, proprio quando non ci si stava preoccupando di educare.
In altri casi, ci siamo addentrati silenziosamente nei corridoi di camere da letto dalle porte bianco seta ed i profondi rilievi, i cui pomelli erano così gelidi al tatto da permettere di avvertirne la voglia di chi stanziava all’interno di tenere fuori chiunque, mostrandoci drammi ai quali i genitori hanno posto rimedio ottemperando con l’energica forza di chi riconosce di non poter abdicare al proprio dovere di genitore, e con un sentito senso di responsabilità che ha fornito educazione.
Può essere compensazione, genuino affetto, stima o perfino potenziale immedesimazione nella figura genitoriale che si ambisce a diventare: per qualsiasi di queste ragioni, siamo talvolta legati in maniera atavica a modelli di padri presentate nelle serie televisive.
1. Sceriffo Stilinski – Teen Wolf
Lo sceriffo Stilinski è un padre vedovo, rimasto solo a gestire il rapporto con suo figlio dopo la malattia che ha malauguratamente consumato sua moglie.
Il suo atteggiamento è tipico dell’essere protettivo di chi conosce l’agonia della perdita e non intende trascurare un solo frammento dell’esistenza del figlio.
Nonostante il dramma di sua moglie, lo sceriffo non perde mai fermezza ed integrità. Fermezza che mantiene perfino alla rivelazione di Stiles, suo figlio, che il suo migliore amico è un lupo mannaro.
Un rapporto che, nella sua presentazione, apprezziamo più che mai per i piccoli e semplici gesti di affetto, tra cui gli innumerevoli e memorabili abbracci.
2. Phil Dunphy – Modern Family
Uno dei padri più teneri e spassosi della televisione. Ma c’è di più.
Siamo abituati a vedere Phil sicuro di sè e dell’adempimento al suo ruolo di padre sin dal primo episodio, in cui esordisce con una citazione che è emblematica della sua personalità eclettica ed esilarante: “Sono un padre figo. Sono fatto così.”
Sentiamo sulla superficie della nostra pelle la mole dell’impegno reso semplice gioco da un uomo che si definisce “amico” dei propri figli e che, pertanto, trasforma quello che può sembrare un impegno a tempo pieno in un rapporto di piacere convenzionale.
Paradossalmente, per un carattere modesto come quello di Phil il modo più indicativo per presentarlo rendendogli il giusto onore sono le sue frasi auto-referenziali, tra cui l’intramontabile affermazione: “Se mio figlio mi vede come uno dei suoi amici idioti, allora sono stato un buon padre.”
3. Martin Bohm – Touch
Nel caso di Martin Bohm, l’amore paterno sconfina i limiti del sensibile ed affonda le radici in una sorta di fiducia platonica, del tutto cieca.
Martin è padre di un bambino autistico del quale ha perso la custodia e che è confinato in una struttura riabilitativa per bambini con il suo stesso disturbo. Ben presto, Martin scoprirà che suo figlio Jacob possiede una innata attitudine alla memorizzazione di numeri e che quelli che decide di ricordare sono spesso segnali premonitori di eventi futuri.
Attraverso la fiducia che ripone nel dono del figlio, Martin cercherà di riconquistare la sua tutela, sfruttando i segnali di un destino al quale mai fino ad allora aveva creduto e che improvvisamente si è addensato al suo tatto e materializzato alla sua vista.
Il rapporto tra i due è struggente, a tratti disincantato ed in altri casi carico di aspettative, altalenante nei momenti di speranza e rassegnazione di Martin nel riallineare i segmenti di percorsi predestinati, e del piccolo Jacob nel riuscire a percepire l’impegno di suo padre ed a ricambiarne l’affetto.
4. Eric Camden – Settimo Cielo
Tra tutte le figure paterne introdotte nel mondo della serialità televisiva, quella di Eric Camden ha uno dei compiti più ardui.
Eric Camden è padre di sette figli, ognuno dei quali (in maniera chi più, chi meno grave) causerà una buona dose di problemi. La sola attenuante alla difficoltà di tale impresa sarà la sua disarmante adeguatezza nel ruolo di mentore.
E’ vero che Eric è padre di sette figli, ma allo stesso tempo è padre putativo di un’intera comunità di cui è reverendo. Una serie di gravanti che si tramutano in attenuanti nell’essere gestite nel migliore dei modi, trainandosi l’una con l’altra.
Ogni episodio è, rimanendo metaforicamente in tema, l'”estirpazione di un male“, o meglio di un problema che nasce in famiglia.
I temi sono macroscopici, e le vittime dei disagi sono spesso i propri figli: dall’autolesionismo alla droga, dall’alcolismo alla maternità adolescenziale; in ognuno di questi casi, Eric Camden è tempestivamente pronto ad impartire la propria morale ed essere un buon esempio.
5. Keith Mars – Veronica Mars
Keith Mars ha educato sua figlia con la premura di un padre che volge particolari attenzioni alle attitudini ed alle predisposizioni.
Nonostante ciò, nella formula non è mai mancata l’amorevolezza che contraddistingueva
i momenti di maggiore emotività nell’affetto dimostrato a sua figlia, formando l’equilibrio tra amorevole ed autoritario.
La particolare cura nell’accompagnare le scelte di Veronica, hanno portato ad un risultato a sua immagine e somiglianza (o quasi).
6. Hal Wilkerson – Malcolm In The Middle
Goliardia ed ilarità di situazioni causate da una personalità distrattamente calamitosa hanno fatto breccia nei nostri affetti.
Un padre che ha costruito la sua amabilità nella maniera più anticonvenzionale: senza mai indossare i pantaloni in casa, causando marachelle domestiche in sovrabbondanza, non essendo mai saldamente affermato dal punto di vista lavorativo, venendo spesso sminuito da sua moglie.
Tra “Malcolm In the Middle” e “Breaking Bad“, Brian Cranston probabilmente non meriterà mai il premio di “papà dell’anno” nella storia della televisione, ma nel primo caso ha indubbiamente suscitato un istinto adolescenziale che in molte situazioni a nessuno dispiacerebbe ritrovare in un proprio genitore.
7. Mitch Leery – Dawson’s Creek
La figura di Mitch Leery ricopre un ruolo particolare nel nostro immaginario.
Alla sua evidente predisposizione al ruolo di padre, arricchita dalla volontà di essere sempre presente e dalle dimostrazioni importanti ma mai eccessive d’affetto, si somma quell’aspetto che lo classifica ai nostri occhi come “martire” del fato.
Mitch è un padre dal fiero ottimismo e la propensione al sacrificio, e come un pugno nello stomaco dopo un confortante respiro a pieni polmoni, buona parte delle sue fondamenta di valori collassano con la scoperta dell’adulterio di sua moglie.
Mitch Leery è così ricordato come il padre buono che il karma non ha riconosciuto, la bontà premiata soltanto da un figlio che, a causa di quello stesso fato beffardo, non ha potuto porgergli nemmeno un adeguato saluto.
8. Rick Grimes – The Walking Dead
Dai primissimi istanti in cui l’abbiamo conosciuto, Rick Grimes si è mostrato lo stereotipo del patriarca protettivo e determinato.
Tuttavia, tali caratteri non creano le basi sufficienti per porci immediatamente nell’ottica che lo rileva come un personaggio apprezzabile in quanto padre, specie in un contesto post-apocalittico. Non immediatamente, appunto.
Per cominciare a sviluppare una visione differente di un Rick apparso come buon padre più per peculiarità caratteriali che ne evidenziano gli aspetti di leader, capobranco convinto e diligente, con propensione alla difesa del proprio gruppo, dobbiamo aspettare che le vicende creino le necessità che spingono Rick a scelte distruttive e sanguinarie allo scopo, stavolta paurosamente evidente, di difendere e tenere in vita suo figlio.
E’ proprio in riferimento a questi gesti estremi di sopravvivenza ai fini protettivi, che non potremo mai dimenticare il momento in cui Rick strappa a morsi il collo di uno degli uomini che li teneva in ostaggio e che avrebbero di lì a poco abusato di Carl.
9. Burt Hummel – Glee
E’ particolarmente complicato prescindere i tratti esemplari nella paternità di Burt dall’aver tollerato l’orientamento sessuale di suo figlio Kurt.
Spesso, il lavoro di Burt come genitore è dimensionato da questa piccola e semplice scelta, tanto apparentemente difficile.
Tuttavia, la vera potenza affettiva avvolge aspetti secondari alla stessa scelta di accettare l’omosessualità di suo figlio: l’approccio alla difesa di tale scelta, in maniera mai violenta, frapponendosi tra suo figlio ed il pregiudizio, assorbendo lo scherno e rendendolo vano. Una dimostrazione che nasce per amore e termina come saggio di uguaglianza universale.
10. Cal Lightman – Lie To Me
Lo “specialista della menzogna” è un padre geloso e solo tendenzialmente possessivo.
La sua possessività è meramente intenzionale e non pecca mai di mancanza di rispetto od irriverenza. In lui traspare costantemente quell’intento istintivo di tenere la sua unica figlia sotto una campana di vetro, ma al massimo la sublimazione di tale intenzione si manifesta solo con quella leggera e simpatica indiscrezione che pratica nel “leggere” le bugie e talvolta le intenzioni di una ragazzina adolescente, la quale finisce per essere quasi felicemente abituata e rassegnata all’idea di non poter nascondere nulla a suo padre.
Il tutto genera un rapporto necessariamente sincero ma mai in maniera forzata, sempre leggero e naturale, quasi stereotipo della paternità vista come amicizia.
11. Michael Kyle – Tutto In Famiglia
La famiglia Kyle è una forte e permanente rappresentazione dell'”identità afroamericana” intesa in ambito familiare.
Le vicende di Michael, Janet ed i loro tre figli erano spesso mosse dallo stesso padre che, colto il disagio del momento, si apprestava puntualmente ad inscenare il proverbiale dramma che avrebbe reso ai membri della famiglia (molto spesso i propri figli) la giusta chiave di lettura della situazione; la morale da imparare tenendo memoria del proprio errore.
Ciò che ci ha divertiti di Michael Kyle è sempre stato questo: il suo approccio “socratico” all’educazione dei propri figli; l’utilizzo dell’ironia, del fingersi ignaro delle malefatte per indurre i propri figli alla soluzione autonomamente.
Quella che Socrate definirebbe, appunto, “arte della maieutica“.
12. Ned Stark – Game of Thrones
In un’ambientazione fantasy i cui legami familiari hanno una presentazione formale, i valori di Ned Stark sembrano riecheggiare e tornare ancor più prepotenti anche a distanza di cinque stagioni.
Eddard (Ned) Stark, Re di Grande Inverno e protettore del Nord, è padre di sei figli di cui un “bastardo”. Che sia la malagrazia, la rusticità tipica del Nord, Ned si dissocia da quella formalità familiare (tipica, invece, del Sud) e la compensa con un fare autoritario che lascia trasparire il chiaro intento preservante.
Un padre che offre, letteralmente, vita ed onore a protezione dei propri (e non) figli. Un’imponente figura di patriarca la cui fedeltà prescinde dal tipo di legame e mira a proteggere ogni membro della famiglia senza distinzione alcuna: l’esempio più rappresentativo prende forma nell’epilogo delle ultime vicende sulla paternità di Jon Snow (su cui non scenderò in dettagli onde evitare il rischio di spoiler), che potenziano la
figura familiare di Ned Stark anche dopo la sua morte; che ne suggellano la fedeltà e l’amore “paterno”.
13. Sandy Cohen – The O.C.
Sandy Cohen rappresenta uno degli stereotipi più completi di padre mai mostrati nelle serie televisive.
E’ un avvocato di successo dallo spiccato senso dell’altruismo, padre impeccabile che educa ed istruisce immedesimandosi: Sandy Cohen è un padre dalle abitudini giovanili, al quale piace mettersi in gioco quando sa di poter vincere la sfida.
E’ ciò che accadrà con Ryan, reietto di Chino (in California) il cui alterco con la legge è una costante di vita; Sandy gli farà da avvocato difensore prima di percepire in lui il bagliore di potenzialità che è convinto lo porterà ad affermarsi nella società.
Con questo stesso gesto, Sandy sa di poter passivamente porre rimedio anche alla chiusura emotiva e sociale di suo figlio Seth. Così, accetta l’ennesima sfida.
I problemi saranno incalcolabili e talvolta di grave peso, ma col polso fermo, la calma zen (Yogalaitis!) e la spalla sempre esposta di chi sa sembrare un coetaneo senziente, Sandy getterà le basi per la costruzione di un futuro di due ragazzi.
14. Louie C.K. – Louie
Louie è un padre ed uomo modesto, nella media, caratterizzato dalla disarmante facilità e serenità con cui accetta questa mediocrità.
La stand-up comedy è la sua passione, oltre che la sua principale fonte di guadagno, tuttavia la pratica con la dedizione più casta e quasi priva di interessi materiali. Ciò che racimola, in sostanza, è necessario ad offrire gradevoli giornate alle sue due piccole figlie, delle quali divide la custodia con la sua ex-moglie ed il suo nuovo compagno.
A colpire maggiormente di Louie è, appunto, la vaporosità e la diluizione di tutti i caratteri medi di un padre buono e raramente presentato come vero e proprio ideale: lo vedremo amorevole e dedito al sacrificio tanto quanto lo vedremo arrabbiato ed indispettito da sciocchezze di poco conto.
Louie ci presenta uno stereotipo di “papà vero“, che nell’accontentarsi del necessario che parallelamente lo avvicina alle sue passioni antepone sempre il benessere delle proprie figlie al suo.
15. Howard Cunningham – Happy Days
L’indimenticabile volto paffuto e bonario di Tom Bosley è inciso prepotentemente nelle nostre menti come il padre di Richard Cunningham in Happy Days.
Howard ha due figli e lavora in un negozio di ferramenta di cui è anche proprietario. Malgrado il lavoro, Howard ci viene mostrato sempre disponibile e con una buona parte del suo tempo posto a disposizione della vita dei suoi figli e delle loro bizzarre compagnie.
Howard è uno dei primi esempi di paternità nella storia televisiva, e nonostante questo pesi positivamente sul nostro giudizio tanto da avere noi stessi l’impressione di sentirci in dovere di ammirarlo fanaticamente, è un personaggio che ha fornito anche spunti caratteristici che vanno ricordati; tra questi, la quasi inverosimile disponibilità e gentilezza che portava il nucleo familiare ad estendersi, appunto, alle amicizie dei
propri figli.
Le porte di casa Cunningham sono sempre state aperte a chi volesse sentirsi, seppur non biologicamente, di famiglia.