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Il punto debole di The Sandman

The Sandman, il grande capolavoro di Netflix”, così è stato definito uno degli ultimi prodotti di successo approdato sulla piattaforma streaming il 5 agosto 2022.

La serie diretta da Toby Haynes e prodotta dalla Warner Bros è l’adattamento di un altrettanto apprezzata versione cartacea risalente agli anni ‘80. Il graphic novel di Neil Gaiman, infatti, attinge direttamente alla fonte della mitologia greca e così anche la serie ci racconta la storia di Morfeo, il dio dei sogni.

La narrazione ha inizio nel 1916 quando il magus Roderick Burgess, insieme ai suoi adepti organizza un rito magico per tentare di imprigionare la Morte, uno dei sette Eterni, per riportare in vita il figlio prodigo. Involontariamente invoca invece il fratello di Morte, Dream o Morpheus. Quest’errore iniziale si traduce per il Re dei sogni in un secolo di silenziosa e umiliante prigionia, durante la quale nel frattempo, il suo reame inizia a disgregarsi, perdendo il suo splendore e gran parte dei suoi abitanti. Con la morte del mago e al passaggio del prigioniero al figlio minore Alex, Morfeo riesce a trovare una via di fuga; e sulla via di casa si concede un ultimo momento per condannare il suo carceriere ad un’esistenza di soli incubi. Da quel momento ha inizio la vera avventura di Dream, il suo viaggio per ritrovare i suoi strumenti rubati, essenziali per la ricostruzione del suo regno.

The Sandman
The Sandman (640×360)

Dopo aver interrogato le Moire (una versione più affascinante di quelle tre vecchiette raggrinzite che dimoravano nel regno dei morti nel cartone di Hercules), Morpheus scopre che il suo sacchetto di sabbia dei sogni è stato acquistato l’ultima volta da un’utilizzatore di magia di nome Johanna Constantine. Successivamente, il suo elmo è stato scambiato con un demone per l’Amuleto della Protezione. Infine, il suo rubino è stato passato da Ethel a suo figlio, John.

Il successo della serie

The Sandman con i suoi undici episodi si presenta da subito come un sogno ad occhi aperti sia per i fan adoranti del fumetto che per i nuovi spettatori.

La serie ottiene pieni voti in svariati campi: dall’attenzione alla fotografia superlativa, alla trasposizione fedele dei personaggi del comic sullo schermo e continuando con la scelta degli accompagnamenti musicali. Già nei primi tre giorni dalla messa in onda, scala la top10 globale di Netflix, con 69,5 milioni di ore guardate e per questo non si può che ringraziare il dream team dietro questa opera d’arte: lo showrunner Allan Heinberg (Wonder Woman), i produttori Gaiman e David S. Goyer (Batman Begins, The Dark Knight) e il cast, tra cui riconosciamo il talento di Jenna Coleman (Constantine), Kirby Howell-Baptiste (Morte) e Gwendoline Christie (Lucifer).

Il punto debole: Rose Walker

Eppure, devo rimanere coerente con il titolo di questo articolo e ammettere che anche The Sandman ha il suo punto debole e questo ha il nome di Rose Walker (Vanesu Samunyai). Per quanto mi duole ammetterlo – perché fa sempre piacere vedere una coetanea riuscire a guadagnarsi un posto tra le stelle dell’universo Tudum – il tallone d’Achille della serie è la più grande minaccia per il protagonista stesso e per tutto ciò che è sogno e realtà.

Rose è un Dream Vortex o Annulus, un vero e proprio presagio di distruzione che si verifica circa ogni secolo, con la capacità di entrare nei sogni degli altri e così facendo indebolisce i muri tra il mondo dei sogni e quello della veglia.

The Sandman Rose Walker
The Sandman (640×360)

La giovane Walker dovrebbe quindi -inconsapevolmente- essere l’autentica manovratrice dei fili che la legano a tutti gli altri personaggi dello show, i quali quindi per un motivo o per l’altro, finiscono per cercarla.

Da questa descrizione, ci si aspetterebbe come minimo che “colei che sarà la causa della rovina di Dream” -come la definisce Despair, uno degli Eterni- appaia come un personaggio forte, intraprendente, magari anche un po’ testarda e impertinente (vista la sua parentela con Desire), insomma, un character con un minimo di spessore, degna protagonista dei tre episodi a lei dedicati.

Invece, per tutto l’evolversi della storia, l’Annulus sembra non mostrarci mai davvero del tutto il suo potenziale -se non fino all’ultimo momento quando estremamente necessario (come nell’episodio 9 “Collectors” e 10 “Lost Hearts”) – e la sua controparte umana, Rose Walker non è altro che una ragazzina spaventata e confusa che tra personaggi e un cast straordinario anziché emergere, come dovrebbe, rimane anonima e anche un po’ mediocre.

Non si riesce ad empatizzare con Rose, a provare compassione per la sua storia, diversamente da Jed che funziona molto di più: il fratello più piccolo e innocente, abbandonato dalla madre e dalla sorella e condannato a passare da un padre violento ad un altro (affidatario), che lo teneva rinchiuso nello scantinato e lo trattava in un modo, che a confronto Harry Potter viveva come un pascià.

Non l’unico punto debole (purtroppo)

L’unica lancia che possiamo spezzare a favore della Walker è quella di non essere l’unica macchia sul curriculum di questa serie (per saperne di più dai un’occhiata qui).

Un altro grave difetto di The Sandman, infatti, è l’andamento lento e frammentario.
Considerate che secondo alcuni studi, la nostra capacità di concentrazione negli ultimi vent’anni avrebbe raggiunto una soglia minima di 8 secondi (meno di un pesce rosso praticamente). A questo aggiungiamoci il fattore “pazienza 0” della nuova generazione, perché Netflix ha abituato gran parte del suo pubblico ad un modello di distribuzione a blocco. Dunque, davanti ad una storia che non sa cosa privilegiare fra la trama principale (quella di Morpheus) e la trama verticale (le storie autoconclusive dei singoli episodi) si finisce solo per confondere lo spettatore con un’esposizione disconnessa e fastidiosa, il quale non può che mettere in pausa l’episodio e domandarsi: “Ma cosa sto guardando?”.


Per quelli di noi, invece, cresciuti “a pane e siti streaming illegali”, il tempo è un bene prezioso, quindi una narrazione scandita che si prende tutto il tempo necessario per presentare un personaggio, per creare un intreccio di connessioni che -come i pezzi un puzzle- assumeranno un significato concreto solo alla fine è un dono dagli dei Sceneggiatori che va apprezzato e assaporato nella sua perfetta imperfezione.


Ci piacerebbe lasciarci completamente andare tra le braccia di Morfeo ad occhi chiusi e definire questo serial come un sogno divenuto realtà: la perfetta realizzazione di un mondo in cui i personaggi di un fumetto amato prendono finalmente vita davanti a noi, in carne ed ossa sullo schermo, pronti a farsi amare ancora un volta; ma dobbiamo ammettere che anche i sogni non sono perfetti. Spesso questi possono tramutarsi in incubi, confondere, spaventare e qualche volta arrivare anche a deluderci. Ciò che posso consigliarvi è di strizzare un po’ gli occhi sui difetti di questa serie e di amarla -come si fa con un amico- per ciò che è: l’opera d’arte incompleta di un artista umano, mortale, in grado di sbagliare, un uomo come noi.

La spiegazione del finale di The Sandman