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This Is Us 2×08: la solitudine di essere un Numero Uno

“Sì, prendi quello che vuoi perché puoi avere tutto”. Così cantava Cat Stevens. Così si apre questa 2×08 di This Is Us Kevin-centrica. Kevin è il primogenito, è il Numero Uno. È l’atleta, il carismatico, buono, gentile giocatore di football. È il primo a essere nato, il primo dei fratelli a camminare. Ha talento. Ha una ragazza bellissima, ha l’ammirazione di tutti, ha un futuro da campione. Può avere tutto. Kevin vive il sogno americano. È il ragazzo della porta accanto. Ma la vita non è un sogno: è drammaticamente quotidiana. Ci segna ogni giorno, ogni istante col peso di un’esistenza che rischia di dominarci e renderci “vuoto come un guscio” (2×07).

È grottesca, la vita, nel suo realismo, nella comica tragicità delle circostanze che ci mette di fronte.This Is Us

Nei suoi corsi e ricorsi. Kevin cade. Kevin crolla e vede sbriciolarsi il suo sogno. Si rialza, si autodistrugge tradendo la ragazza gentile e bella che tanto lo ama. La vita lo risolleva ancora: l’amore ritrovato, un film importante lo attende.  Cade, cade di nuovo. Quel maledetto ginocchio, quel riattualizzarsi di traumi mai del tutto superati. Tutto riaffiora, tutto torna a essere drammaticamente vivido. Kevin è di nuovo a terra. Kevin da terra in realtà non si è mai rialzato. La vita lo ha sballottato dandogli tutto, togliendoglielo e restituendoglielo di volta in volta. E lui non si sente artefice di nulla. Sente di non aver meritato nulla. Non è stato lui a rialzarsi: la vita, il destino o checchessia lo ha fatto per lui.

La sua è la solitudine di chi sente di non essere interprete della propria vita.

Si autodistrugge ancora. Si avvicina al padre nell’unico modo in cui crede di essere in grado di farlo: nel bere, nella dipendenza dall’alcol, nella debolezza di quel genitore che per lui è stato un modello insuperabile e insuperato. La morte di Jack non l’ha mai accettata. Non ne parla, non riesce a sentirne parlare. Per lui anche solo nominare il padre significa svilire quello che ha rappresentato per lui.

Non può condividere con nessuno il suo dolore. Non vuole e non può farlo. È solo. Drammaticamente solo. Kevin è il Numero Uno e sente il peso delle aspettative tradite, delle speranze mal riposte. Kevin è un guscio vuoto, o meglio svuotato, passivamente in balia della vita, di quel destino che sceglie al posto suo. Più è incensato più sente di non meritare quei riconoscimenti. “Guarda attorno a te: cosa vedi, Kevin?” Vede un uomo profondamente innamorato di sua sorella. Quel Toby a cui viene naturale essere marito e padre e che ha in sé la caratura morale ed emotiva per risultare all’altezza di entrambi i ruoli. Vede il fantasma di Jack e la sua pesante eredità di uomo “quasi perfetto”.This Is Us

Vede chirurghi plastici che operano in Africa curando labbri leporini, giornalisti che lottano per salvare la propria redazione dall’avanzare delle fake news. Cosa ha fatto lui per essere osannato? “Non sono forte. Per niente”. Ti adoriamo, ti amiamo, Kevin! “Basta, non fatelo. Non dovete. Non adorate me”. Nessuno può capirlo. È solo.

Soffre per una lotta mai condotta.

Non è mai cresciuto, non è mai maturato, non si è mai realmente rialzato. “Prendi quello che vuoi perché puoi avere tutto”, gli dice la vita. Ma così non può crescere, non può diventare forte, non può formarsi al dolore. Non può affermare con orgoglio: “Ho avuto quello che merito. Ho quello per cui ho lottato”. Perché lui per quella vita non ha mai lottato. Si può essere infelici avendo tutto? Perfino l’amore? Sì, This Is Us, ci insegna che si può. Bisogna meritarselo quell’amore, bisogna sentircisi all’altezza.

Kevin pensa di non esserlo e forse non lo è perché non ha lottato per averlo. Tutto gli è dovuto. Per riconquistare Sophie non è servita che la sua presenza, poche parole, ancor meno fatti. Anche quel ruolo nel film di Ron Howard è quasi piovuto dal cielo. Tutto viene naturale. Più cerca di distruggersi più ottiene riconoscimenti. Nessuno può capire quanto ci si può sentire indegni nell’avere ciò che non sembra essere meritato.

Kevin in realtà delle scelte le ha compiute.

Ha coraggiosamente abbandonato una sit-com che gli aveva dato notorietà e denaro per riabilitarsi come attore teatrale. Ha avuto la forza di rimettersi in gioco, di nobilitare il suo talento. Anche nell’amore giorno per giorno ha donato il suo affetto. Ha donato se stesso. Ma lui deve essere il Numero Uno. E non può. Non può essere un buon padre, non può essere un buon marito perché non ha la forza. Ha bisogno degli antidolorifici perché il dolore non lo ha mai saputo affrontare. È a terra. Ancora e ancora e ancora. A terra, da solo, chiuso nel suo guscio. Nel suo dolore incolmabile. La vita scorre e lui è lì seduto. Non si è mai rialzato da quel campo di football. Non è mai guarito. Le aspettative infrante; il padre, sua guida e amico, perso per sempre.

Il dolore per la perdita di un genitore non va mai via. Ti prende e ti accompagna per sempre. Te lo porti sulle spalle ogni giorno. Si attutirà. Succederà. A volte dimenticherai perfino di averlo. Ma sarà lì. Una parola, un luogo, un gesto ed eccolo riaffiorare. Bisogna imparare a conviverci. Non si può fare altro. Bisogna accettare il dolore, accoglierlo nella vita di ogni giorno. Lasciare che ti accompagni ma che non ti domini. A partire da quel dolore bisogna maturare. Bisogna capire che dietro la perdita c’è stato l’amore. C’è stata la vita, l’esistenza felice e condivisa, la bellezza dell’affetto e della bontà. Dello scoprirsi uomini nella capacità di donarsi all’altro, di soffrire per l’altro e con-partecipare alle sue gioie e difficoltà.This Is Us

Ma Kevin questo percorso non lo ha mai fatto.

Vive di rimpianti. Vive di ricordi sbiaditi. Li proietta sulla sua Tv nell’episodio 2×04 di This Is Us quando rivede l’orgoglio paterno durante una partita di football. Rivede quelle aspettative che lo fanno sentire inadeguato, incapace di tenere testa all’immagine che Jack aveva di lui. Tanto più dopo la morte del padre, nel desiderio che sente di rendere il giusto tributo alla sua memoria. Per questo ricorre ai farmaci: per mostrarsi abbastanza forte. Per giungere laddove il fisico non glielo avrebbe permesso.

È fragile, Kevin. È ancora quel ragazzo di belle speranze che ha visto infrangersi il suo sogno. Ha il fardello del Numero Uno e gli manca la forza per farsi carico di questa responsabilità. Non può essere padre perché non ha insegnamenti da impartire. Non può essere marito perché non sa lottare per l’amore. “Puoi avere tutto”, Kevin. Ma non lo avrai conquistato, non avrai lottato. “Non sei un semplice mortale: sei un Pearson! Guardami! Fammi sentire il tuo urlo da battaglia”, affermava Jack rivolgendosi al suo Number One nella 2×04 di This Is Us. Kevin la forza la ha, l’ha sempre avuta. Ma da allora non l’ha più tirata fuori.

Rialzati, Kevin perché la vita per essere piena va meritata. Giorno per giorno, istante dopo istante. Lotta per l’amore, lotta per il tuo ruolo nel film. Rialzati da quel campo e mostra di essere un vero Pearson. Dimostra a te stesso di essere il Numero Uno.

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