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The Studio – La recensione di una serie tv imperdibile per gli amanti del cinema

Seth Rogen nella serie Apple 'The Studio'

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su The Studio, la serie Apple TV+ di Seth Rogen e Evan Goldberg!!

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Il dietro le quinte del mondo dell’intrattenimento è stato esplorato spesso in chiave autoironica da produzioni televisive e cinematografiche. In questi casi, siamo stati abituati a confrontarci con le dinamiche del set e col rapporto tra attori, registri e figure che si alternano dietro le quinte. Call My Agent ha invece puntato l’obiettivo sugli agenti del mondo dello spettacolo, costretti a gestire i capricci delle star e i loro contratti milionari. C’è però anche un’altra figura che, secondo Seth Rogen, varrebbe la pena approfondire: quella del produttore. Ed ecco apparecchiata The Studio, una serie tv per cinefili veri che prende in giro il mondo delle case di produzione.

Quella del produttore è in effetti una figura un po’ ibrida, una via di mezzo tra l’artista e l’impresario, la persona deputata a scovare i progetti più appetibili per il pubblico e a fare gli interessi del proprio studio. I produttori regalano sogni al mondo con un occhio costantemente rivolto al fatturato. È un mondo complesso, quello delle case di produzione. Un mondo nevrotico, accelerato, spietato. Chi bazzica dietro quelle quinte ha il potere di troncare di netto un progetto artistico frutto di anni di lavoro, così come può rendere famoso chi non aveva alcuna speranza di camminare sulle proprie gambe. Un o un no fanno tutta la differenza del mondo in questa terra di mezzo dove pochi uomini decidono il destino di tanti progetti.

La squadra di Matt Remick è a lavoro nel caos del dietro le quinte di Hollywood
Apple TV+

E chi è che dovrà prendersi la briga di pronunciare quelle due sillabe da patibolo? Il produttore, ovviamente.

In The Studio, Seth Rogen si cala proprio in quel ruolo, interpretando Matt Remick, un produttore cinematografico appena promosso dal suo capo Griffin Mill (Bryan Cranston). Matt è prima di tutto un grande appassionato di cinema. Venera la Settima Arte come un seguace di Leonardo davanti alla Monna Lisa. È innamorato del proprio lavoro, perché gli consente di esser parte di quel complesso ingranaggio che porta le sceneggiature a diventare film e i progetti degli artisti a tramutarsi in sogni spalmati sul grande schermo. D’altronde, chi non vorrebbe essere parte della gigantesca industria cinematografica? Quello di Matt è quindi il lavoro dei sogni, solo che non è proprio tutto un Luna Park.

Essere promosso a capo di un importante Studio hollywoodiano comporta una serie di responsabilità e tanti grattacapi a disturbarti le notti. Matt è costretto a spegnere le sue visioni utopiche per abbracciare quel pragmatismo che è richiesto ai grandi impresari. La Continental Studio è infatti prima di tutto una grossa impresa che maneggia milioni di dollari. Il flop di un film può avere delle ricadute pesanti sulle finanze della casa di produzione. Ogni via libera dato al progetto di un regista o di uno sceneggiatore è un investimento vero e proprio, che va giudicato in termini di ritorno economico. Per cui i discorsi sulla qualità artistica di un film lasciano il tempo che trovano.

Potrà essere un capolavoro in termini di standard qualitativi, ma se nessuno è disposto a pagare il biglietto per andare a guardarlo, è un investimento sbagliato.

Seth Rogen in una scena di The Studio
Apple TV+

Matt non riesce a essere totalmente un impresario, nonostante la promozione ricevuta lo classifichi come tale. Il protagonista di The Studio è un inguaribile romantico, che crede nel cinema d’autore e nella possibilità che la qualità sul grande schermo possa essere apprezzata anche dai non addetti ai lavori. Il nuovo capo dei Continental Studios è chiamato subito a compiere un’importante operazione “di mercato“: trasformare un film sul Kool-Aid (una bibita zuccherina famosa negli Stati Uniti) in un successo al botteghino sulla scia di Barbie. Sacrificare il proprio credo artistico per far lievitare i numeri è un concetto che stona con le ambizioni di Matt, che dovrà quindi districarsi tra esigenze dell’azienda e aspirazioni personali, tra dovere e piacere.

Accanto a Seth Rogen, vediamo in The Studio un pacchetto di comprimari che riescono a reggere perfettamente il gioco: Ike Barinholtz è il suo braccio destro, Catherine O’Hara il suo ex capo e fidata collaboratrice, Chase Sui Wonders e Kathryn Hahn i membri del suo staff. Il team di Matt lavora rispettando le linee guida della Continental cercando di tenere a bada i capricci del capo. Ogni giornata sul set si rivela particolarmente stressante. Chiunque immagini che sia una passeggiata lavorare nell’industria cinematografica, non ha mai trascorso ventiquattro ore nella vita di Matt (e non ha mai dovuto spezzare il cuore di Martin Scorsese).

The Studio fa molta autoironia su quanto i produttori televisivi si prendano sul serio.

Matt Remick spiega ai suoi collaboratori l'equivoco con Martin Scorsese in una scena di The Studio
Apple TV+

L’episodio in cui Matt viene trascinato a una cena di beneficenza con oncologi pediatrici porta all’estremo il concetto, in una gara assurda su quale lavoro sia più importante per il benessere delle persone (e il finale di quell’episodio lo spiega). In The Studio, Rogen presenta dei personaggi sempre affannati e nervosi. Le loro vite sono un caos fatto di rincorse, ritardi e complicate relazioni da gestire. Il ritmo di The Studio è quello di un thriller d’azione, di quelli con protagonisti agenti segreti e federali pronti a sgominare attentati terroristici e a fronteggiare ogni giorno una nuova minaccia. Fare un film è quasi come aver fatto delle battaglie scolpite nella storia, a sentire Matt e i suoi collaboratori.

Il rapporto con le star, i tempi da rispettare per una produzione, l’attenzione al rispetto dell’algoritmo e del politicamente corretto sfiancano gli addetti ai lavori più di un anno di addestramento nelle forze speciali. Hollywood è una giungla dove le case di produzione sono schiave degli algoritmi e rischiano di essere fagocitate dalle piattaforme, i cinefili diventano imprenditori e gli sponsor orientano i gusti del pubblico. The Studio prova così a fotografare la realtà dell’industria cinematografica moderna, condizionata dal bisogno di moltiplicare gli incassi al botteghino e dall’ansia di accumulare crediti per i premi più prestigiosi.

Ma non è una satira sprezzante, quella di The Studio. La serie Apple TV+ prende in giro il mondo del cinema, ma lo fa con un sorriso bonario.

Per tutto il tempo ridiamo insieme ai protagonisti. Ci immedesimiamo nelle loro vite e nei loro piccoli drammi, anche se non abbiamo mai messo piede nel loro mondo. C’è tanta autoironia in The Studio e il pubblico lo apprezza. Non serve necessariamente il politically uncorrect per fare satira. Bastano una scrittura brillante, tanta autoironia e la volontà di non prendersi troppo sul serio. Seth Rogen potrebbe aver dunque scritto, diretto e interpretato una grande comedy, che si innesta perfettamente nel solco di serie televisive come Call My Agent (sapevate che è già stato svelato il cast della terza stagione del remake italiano?) o Boris, emulandone in parte gli schemi.

Seth Rogen è Matt Remick in The Studio
Apple TV+

Ma se da un lato The Studio si prende gioco dei virtuosismi stilistici del cinema, dall’altro impreziosisce le proprie sequenze con una cura estetica davvero notevole. La qualità delle immagini, della fotografia e del montaggio confermano la grande qualità di un prodotto come The Studio. La regia riesce a rendere palpabile il nervosismo dei personaggi. I lunghi piani sequenza, le inquadrature instabili e il modo stesso dei personaggi di muoversi sul set, contribuiscono ad amplificare il senso di caos e disordine del pazzo mondo di Hollywood. Seth Rogen e Evan Golberg hanno diretto insieme tutti gli episodi della serie, riuscendo così a confezionare un prodotto perfettamente sovrapponibile alle loro attese (ecco altri esempi di attori protagonisti di opere che hanno creato).

The Studio è uno show imperdibile per gli amanti del cinema, proprio perché riesce a trasportarti nel cuore di quel mondo e delle dinamiche che lo tengono in piedi.

Il numero così alto di guest star che hanno preso parte al progetto è ovviamente un altro motivo in più per apprezzare la serie. Per un pubblico di appassionati è elettrizzante vedere così tante celebrità avvicendarsi sulla scena, così come lo è seguire passo passo gli sforzi di quei protagonisti che tentano di barcamenarsi tra un’esigenza e l’altra. The Studio è piena di citazioni e riferimenti al mondo del cinema e delle produzioni televisive e un vero appassionato può riconoscerle tutte e apprezzarle. Gli altri spettatori magari potranno fare un po’ più fatica. Questo rende The Studio un prodotto di nicchia? Probabilmente al grande pubblico generalista alcuni riferimenti risulteranno incomprensibili, motivo per cui alcune dinamiche della serie saranno inefficaci per una parte degli spettatori.

Ma anche per chi è a digiuno di certe dinamiche, The Studio può essere una workplace comedy ironica e intelligente. Che da un lato riflette lo stato di salute dell’industria cinematografica, tormentata dal dualismo profitto-qualità, dall’altro propone dei protagonisti totalmente immersi nel proprio lavoro che finiscono spesso e volentieri in situazioni imbarazzanti e divertenti. Tra le comedy proposte finora da Apple TV+, The Studio è una delle più apprezzabili. Motivo per cui ve ne consigliamo la visione, soprattutto se siete siete appassionati di cinema. E non abbiate paura: la seconda stagione è già stata confermata!