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Altered Carbon e il futuro cucito sulla pelle di un uomo passato

“Ti strappa la carne fino all’osso, e la tua pelle si ricuce addosso, resta in casa, non fare una mossa o l’Uomo Patchwork ti spezza le ossa.”

Dopo un finale totalmente sorprendente, il sesto episodio si apre con uno sfilacciamento della trama che ci immerge ancora più in profondità nelle svariate tematiche che lo show ci propone.

Come canticchia la canzoncina all’inizio, Takeshi si ritrova a strapparsi figurativamente la pelle di dosso e rivelare un’attrazione sentimentale verso la detective Ortega. Uno sconvolgimento emotivo che intacca la sua scorza da guerrigliero senza patria e senza spada. Tale sconvolgimento gli rievoca passati sentimenti per la sua mentore, sentimenti che ancora non abbiamo ben chiari.

La sceneggiatura è dona allo show un sublime spessore narrativo. Questo thriller fantascientifico ha una trama piuttosto complessa e intrigante che si srotola episodio dopo episodio, stupendoci con colpi di scena imprevedibili e non. L’unica pecca potrebbe risiedere nello sviluppo tra Kovacs e Ortega, che sembra forzato a confluire nel filone romantico in una tempistica assai repentina. Eppure, c’è da considerare il movente “custodia”, essendo Takeshi immesso in un corpo già familiare alla tenente e che potrebbe aver influenzato molto sul loro rapporto.

Nel mentre la donna si riprende, il nostro Dylan Dog futuristico si ritrova faccia a faccia con l’intera famiglia Bancroft. Gli indizi che hanno portato alla schiacciante colpevolezza del figlio Isaac, traballano nel momento in cui Kovacs ricorda l’odio che egli stesso ha provato nei confronti di suo padre. Isaac voleva soltanto mostrare quanto era degno di essere rispettato dal padre. I mezzi che ha utilizzato sono però del tutto discutibili, soprattutto se il proprio genitore è un tantino fissato con la sicurezza della propria persona.

Nel successo della creazione della copia paterna, Bancroft ci vede solo mera cupidigia di potere. Un’altra delusione che lo porta ad esasperare la propria reazione, distruggendo il clone con una violenza che suona come avvertimento. Un uomo che dimentica i particolari, le sensazioni primordiali soppiantate da idee divine, la morte sconfitta porta l’esistenza sul piano di un gioco che consuma i sentimenti e annichilisce l’anima.

Ma cos’è quest’ultima se non un ricordo ormai sfumato nell’immortalità di una pila?

Altered Carbon

Un’altra peculiarità che stimola il piacere visivo di questa Serie Tv, è la fotografia. Riesce perfettamente a catturare il protagonista “randagio”, vittima di un mondo nuovo e avvenente che lo attrae attraverso le luci, i colori neon e i bordelli della città. Inoltre, riesce a catturare i particolari, futili e dimenticati in quest’epoca moderna, che ci permette di osservare lì dove la gente non vede. Se in un primo piano abbiamo il costante sviluppo del filone narrativo legato alle indagini, nei piccoli dettagli delle scene si comprende altro. Un po’ come il “sesto senso” di Kovacs, di indagare lì dove c’è un’impercettibile imperfezione. Come in questo episodio, attraverso un semplice boquet di fiori del Capitano Tanaka, simbolo non solo di lutto, ma di perdono.

Scoperta la corruzione di Tanaka, Tak e  Ortega si rimettono in pista per capire chi si cela dietro questo fantasma tecnologico. Il problema non è tanto chi sia l’uomo orientale con i baffi, ma chi lo comanda. Quando i due vengono buttati nell’arena di Carnage, ci si aspetta la morte di almeno le due Custodie. Ed invece, con salti acrobatici e una danza di lame, entra in scena la sorella di Kovacs: Rei.

Non è più solo astrazione del passato, non è un semplice ologramma proiettato dalla sua mente per estraniarlo dagli eventi che stanno accadendo intorno a lui. E’ reale, è viva. Ma come può esserlo?

Altered Carbon

Un uomo che non ama, non è davvero un uomo.

La fantascienza tende ad immaginare futuri scenari sociali, politici ed economici. Ciò cui Altered Carbon ambisce però, è qualcosa di più. I temi prima citati sono tutti ben presenti e marcano bene il background su cui si svolge tutta la messa in scena. Nel settimo episodio abbiamo un viaggio temporale nei ricordi di Takeshi e Rei, una descrizione di come tutto è iniziato. La morte del padre, il conseguente arruolamento nei C-Tac e lo sfruttamento di Rei nella Yakuza e il loro riavvicinamento.

Gli anni che li hanno separati li hanno resi due persone diverse, che hanno affrontato la nuova vita in modo tutt’altro che facile. Ma se da una parte Kovacs si era arruolato per consentire alla sorella una vita migliore, quest’ultima si è ritrovata sola e convinta di essere stata abbandonata. Sentimenti quasi antichi e irreperibili, comparati a quello che il mondo futuro possiede. O meglio, che non possiede più.

Rei non ha scelto di far parte degli Spedi, Takeshi lo ha fatto. Lei lo ha soltanto seguito per non perderlo, come era successo da bambini. Ed è in questa sottile differenza che risiede il motivo per cui ella è ancora viva. Il jet esploso in aria si è portato via Quell, ma non lei. Non era dedita alla causa, non guardava ai principi che la mentore instillava nel gruppo di ribelli. Non contava le vittorie, ma i giorni che la separavano dalla libertà. Un’individualismo egoista, che esplode nel momento in cui scopre del tenero tra suo fratello e Falconer. Non è morta perché si è venduta la pelle. Ironico.

Ma qui sorge un altro punto interrogativo: tra tutte le custodie utilizzate da Rei, Hemingway è quella più controversa e dai risvolti non propriamente piacevoli. Quale peso ha, quindi, sulla scacchiera di gioco?

Altered Carbon

Un lavoro di introspezione di qualità, che non solo dona una profondità reale in un personaggio, ma spiega i perché di tali gesti, di tali cambiamenti, anche repentini. Ci sono comunque alcune piccolezze non approfondite, che molto probabilmente saranno gestite in una futura stagione. Ma per quanto riguarda questa prima prova, siamo su livelli veramente molto buoni. Soprattutto se pensiamo che una Serie Tv da toni noir fantascientifici non si era ancora mai vista così. Molte sono le comparazioni con pellicole quali Blade Runner o Matrix, nel mondo telefilo si può tirare in ballo The Expanse, il cui unico punto di contatto può essere l’espediente thriller o poliziesco che si accosta al genere sci-fi. Ma uno svisceramento cyberpunk di tali dimensioni non si era ancora mai visto.

Non so ancora se si possa nominare capolavoro. Sta di fatto che Netflix è riuscita a confezionare un prodotto dalle caratteristiche prevalentemente da nicchia, riuscendo a veicolare l’ambientazione in tematiche importanti attraverso una narrazione di massa, quale può essere considerato il genere poliziesco.

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