Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler su House of the Dragon 2.
Tutto fumo e niente arrosto? Passateci un banale gioco di parole per sintetizzare idealmente la prospettiva di una parte del pubblico su House of the Dragon 2, perché il punto è tutto qua: alcuni si aspettavano il fuoco, il sangue, i tradimenti e le scene esplosive, e le hanno avute solo in parte. Quanto al fuoco e al sangue, in particolare, potremmo circoscrivere il cerchio a tre degli otto episodi complessivi: troppo poco, secondo loro.
Questione di gusti, in fondo: chi predilige l’azione ha trovato frustrante la visione di House of the Dragon 2, e possiamo comprenderlo. Ma c’è anche tutto il resto, e in quest’ambito di arrosto se n’è visto parecchio.
Il dibattito è in corso fin dalla première di House of the Dragon 2, caratterizzata da un adattamento della vicenda di Blood and Cheese che si distacca dal romanzo di Martin e non ha convinto tutti. Si è poi arrivati ad alcuni episodi interlocutori, allo straordinario passaggio che ha portato alla morte di Rhaenys, alcuni altri episodi interlocutori, lo splendido episodio 7 e l’ancora fumante finale di stagione, anch’esso insoddisfacente per una percentuale significativa di pubblico. Opinabile, tutto ciò. Non esistono verità assolute, ma è altrettanto importante mantenere una certa oggettività se ci si esprime in termini globali e ci si distacca dalla propria prospettiva personale.
La domanda, allora, rimane: House of the Dragon 2 ha davvero deluso le aspettative?
Avevamo già dato una risposta giorni a pochi giorni dalla messa in onda del season finale, con una certezza che confermiamo: no, non ha deluso le aspettative. Non è stata la stagione di House of the Dragon che ci aspettavamo, ma ha dato al pubblico abbastanza da essersi mantenuta almeno sugli altissimi livelli della prima stagione, andando addirittura oltre in più di un passaggio. Opinione opinabile, anche in questo caso. Seppure con una postilla altrettanto importante: avevamo premesso il gradimento per la stagione, certificata anche dalle recensioni che hanno accompagnato settimanalmente il nostro racconto, mettendo in conto un finale di stagione più movimentato di quello che è stato.
Non che non lo sia stato, a dirla tutta: le rivelazioni arrivate dalla visione che ha chiuso l’esperienza ad Harrenhal di Daemon hanno un valore simbolico ed effettivo gigantesco (ci arriveremo), così come è densa di valore l’evoluzione di Helaena, l’abbraccio alla guerra di Rhaenyra, la svolta di Alicent e gran parte dei dialoghi e delle situazioni che hanno caratterizzato The Queen Who Ever Was hanno regalato un’ora di grande televisione, confermando House of the Dragon tra le migliori serie tv dell’anno e dell’ultimo quinquennio. Ma le battaglie dove sono? Quanto lontano deve spostarsi l’orizzonte della guerra, prima di addentrarci davvero all’interno delle sanguinarie dinamiche della Danza dei Draghi? Domande legittime, con una risposta più semplice: alcuni agenti esterni sembrano aver riplasmato la struttura della stagione, portando alla delusione di parte del pubblico. Una delusione che ha finito per distogliere l’attenzione dagli altissimi standard qualitativi palesati dalla serie.
House of the Dragon 2 è una seconda stagione d’apertura

Secondo quanto era stato riportato ancora prima della messa in onda di House of the Dragon 2, era stata rimandata una battaglia importante. Il motivo è presto detto. Lo sforzo produttivo per mettere in onda la stagione entro i tempi inizialmente previsti (poi rispettati) è stato molto importante, gli scioperi del 2023 hanno condizionato lo sviluppo dei lavori (pur non intaccandoli fino in fondo) e si è arrivati al sacrificio. Un sacrificio che potrebbe non aver gradito lo stesso Martin. Secondo l’autore, tutte le stagioni avrebbero necessitato di un minimo di dieci puntate, mentre questa ne avute otto. Sufficienti per tirar fuori un grande lavoro, ma anche per trasmettere l’idea dell’incompiuta ai più insoddisfatti.
Pochi, infatti, si sono espressi in termini davvero negativi sull’ottava puntata. Secondo i più critici, tuttavia, è un ottimo episodio interlocutorio, non un season finale all’altezza della situazione.
Ancora una volta: opinioni. Resta, in ogni caso, una certezza: una grande battaglia conclusiva avrebbe spostato le prospettive sull’intera stagione, facendo indietreggiare anche la parte di pubblico che ha palesato l’insoddisfazione.
Niente di perduto, tuttavia. Come sostiene lo stesso Ryan Condal, showrunner di House of the Dragon, intervenuto a riguardo nei giorni scorsi. “Abbiamo cercato di includere la battaglia del Gullet. È probabilmente la più attesa dai fan del romanzo Fuoco e Sangue, o forse il secondo evento d’azione più atteso. Ma volevamo dare a questa battaglia il tempo e lo spazio che merita. Ovviamente, se avete visto il finale, sapete che stiamo preparando quell’evento, che sarà immenso. E posso garantirvi che accadrà molto presto, in termini cronologici. Sarà la cosa più grande che abbiamo realizzato finora. Di conseguenza, volevamo avere il tempo e lo spazio per farlo ad un livello che lascerà i fan a bocca aperta: l’attesa ne varrà la pena”.
Con ogni probabilità, visto anche il montaggio conclusivo e tutti i presupposti narrativi impostati nell’ultima ora della stagione, vedremo la battaglia fin dall’episodio d’apertura della terza stagione. Volete il fuoco, il sangue e l’azione? Ne avrete in abbondanza.
Fino ad allora, la narrazione comune di una parte di pubblico rimarrà inalterata: House of the Dragon 2 si sarebbe conclusa con un climax discendente, dopo la movimentata settima puntata. Qualcun altro, invece, parlerebbe di un coito interrotto. Noi non arriveremo a tanto. In ogni caso, tuttavia, House of the Dragon 2 ha avuto una struttura che l’ha portata a trasformarsi in una seconda stagione d’apertura, forse addirittura più di quanto fosse stata la prima. Un bene? Un male? La sola certezza è che le stagioni complessive saranno quattro, secondo quanto affermato da Condal. Arrivati a metà della serie, avremmo assistito volentieri alla Battaglia del Gullet, ma ci fidiamo dello showrunner e chiudiamo con la consapevolezza che varrà la pena attendere.

Il vero problema è solo uno: la necessità – legittima – d’azione ha distolto l’attenzione a proposito dei numerosi grandi momenti della seconda stagione.
La lentezza è un valore, per una serie del genere. Un valore imprescindibile, come purtroppo ha dimostrato l’ultima stagione di Game of Thrones. Una stagione caratterizzata al contrario da una certa frenesia nel chiudere le estesissime trame che avrebbero necessitano di uno spazio e un tempo ben diversi. Un valore che sarebbe sbagliato dare per scontato. Fire and Blood, d’altronde, ha un livello d’approfondimento ben diverso rispetto alla saga racchiusa nella serie madre. Sarebbe stato semplice raccontare tutto nell’arco di una miniserie, massimo due stagioni. Una trama concentrata che avrebbe fatti contenti i più critici, ma ci avrebbe privato allo stesso tempo delle numerose opportunità narrative espresse fin da House of the Dragon. Opportunità mai disattese, anche quando si è osato con adattamenti piuttosto distanti dai libri.
Non tutto ha funzionato per il meglio, sia chiaro. Ma la natura dei nostri approfondimenti settimanali, volti ad analizzare i temi chiave della stagione, mostrano degli spunti di riflessione e di analisi che sono destinati alle serie speciali. Quelle che hanno fatto la storia della televisione negli ultimi venticinque anni, e che sfuggono alle logiche binarie di una narrativa ormai anacronistica. Ogni personaggio si è così evoluto gradualmente, spostandosi da un punto A a un punto B con coerenza e dinamismo, offrendo l’opportunità di un’intrigante esplorazione nell’animo umano attraverso un corpus di antieroi stratificato ed efficace. Il resto l’ha fatto il cast, ancora in grandissima forma, e una resa scenica imponente e maestosa, degna dei migliori kolossal.
Questo ci aspetta, da una serie come House of the Dragon. Il fuoco e il sangue rappresentano il corredo di un racconto tridimensionale, non la sua essenza più pura. Può piacere come può non piacere, ma criticare la serie in virtù di ciò significa chiedere alla serie di essere quello che non è.
E poi c’è una questione ulteriore, da non dimenticare. House of the Dragon sta gettando le basi per una possibile rivisitazione – e non riscrittura, come abbiamo evidenziato nella giornata di ieri – degli elementi che hanno composto il finale di Game of Thrones. Sta creando così alcuni scenari interessanti a proposito delle profezie e delle motivazioni dei personaggi coinvolti. Dal ruolo della daga al ruolo del Principe che fu Promesso, passando per il ruolo salvifico dei Targaryen e un’esplorazione della minaccia degli Estranei, la serie ha tutto per essere parte di un disegno più ampio.
L’inchiostro che ha scritto le pagine di Game of Thrones è ormai asciutto da tempo. La saga può può però evolversi in modo significativo anche attraverso le informazioni in arrivo dal passato, non solo da un futuro che forse non avremo mai. Visti i numerosi interrogativi lasciatici da Game of Thrones, il lavoro fatto da House of the Dragon anche nella seconda stagione è importantissimo. E potrebbe essere parte di un disegno che potrebbe includere tutti gli altri prequel e, un domani, un potenziale sequel.
Ne abbiamo già parlato e ne parleremo ancora nei prossimi giorni. Con una consapevolezza: circoscrivere il raggio di sviluppo di una serie del genere alla presunta carenza d’azione (comunque presente) sminuisce un’opera come questa. E ci porta a promuovere pienamente la seconda stagione di House of the Dragon. La legna è ormai sistemata e il fuoco si appresta a divampare. Dopo esserci preparati tanto, è arrivato il momento di fare un ulteriore salto di qualità. Lo attendiamo senza mai dimenticare le motivazioni più profonde che portano ad amare la saga. Il fumo non manca. L’arrosto, pure.
Antonio Casu






