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Devo ammettere che stavolta ho temuto il peggio. I primi frame, le prime immagini, i flashback in apertura con la schiera infinita di personaggi morti e sepolti riapparsi dal nulla, l’ennesima non morte di Dexter spiegata un po’ così così: stavolta ho temuto davvero che Dexter: Resurrection potesse essere quasi solo una mera operazione nostalgia, che la sua esistenza fosse legata prettamente all’impossibilità ormai quasi fisiologica di abbandonare un personaggio e una storia che ci hanno tenuto compagnia per così tanto tempo. Insomma, dopo il successo iniziale di Dexter: New Blood (finita male, ma iniziata benissimo) e dopo il successo totale della prima stagione di Dexter: Original Sin (che per fortuna è stata rinnovata) ho avuto una paura fottuta che gli sceneggiatori di Dexter avessero finito le idee. E chiariamo, sarebbe stato pure legittimo: a quasi 20 anni dall’inizio è già un miracolo essere arrivati qua, vivi e vegeti, senza mai l’impressione che il ciclo narrativo si fosse esaurito davvero al di là di un po’ di inevitabile stanchezza in date fasi. E invece no. E invece anche stavolta Dexter è riuscito a stupirmi, ponendo le basi per rinviare con decisione la propria data di morte a una data da destinarsi che è oscura più dello stesso oscuro passeggero con cui camminiamo da qualche lustro.
Dexter è più vivo che mai, ma ciò che conta di più è che è più viva che mai la sua storia. Una storia che dimostra una capacità di rinnovamento forse senza precedenti nel mondo televisivo

Certo, rispetto alla storia di come Dexter si sia salvato, sia dalla morte che dalla prigione, c’è da chiudere parecchi occhi e alzare di parecchio la nostra soglia di sospensione dell’incredulità. Va dato atto e merito a Dexter: Resurrection di non fingere che il problema non esista scegliendo così di parlare subito di quanto successo nel finale di New Blood, spiegando perchè Dexter è riuscito a scamparsi sia la prigione che la morte. Spiegazioni che – ci limiteremo a dire chiaro e tondo – non ci convincono, ma in fondo sapevamo anche che per far sì che la storia proseguisse ancora, visto come era finita, dovevamo accettare un compromesso narrativo. Era implicito e compreso nel prezzo.
Se sapevamo già che avremmo dovuto chiudere almeno mezzo occhio sul come siamo arrivati di nuovo a essere qui, la cosa importante e imprescindibile era però legata al come avremmo proseguito da questo punto cieco in poi, come si sarebbe indirizzata la nuova storia di Dexter. Ed è qui che Resurrection ci mostra subito la prima decisa accelerata, che avviene in concomitanza con l’ingresso in scena di Harrison Morgan, figlio di Dexter che in New Blood era stato educato dal padre alla gestione dei suoi impulsi da serial killer, finendo poi per uccidere il padre stesso. O almeno è quello che crede.
Ritroviamo infatti un Harrison diviso a metà: tormentato perchè pensa di aver ucciso suo padre, una cosa che lo perseguiterà per sempre. Al contempo, però, anche apparentemente felice nella sua nuova vita: Harrison sta a New York, ha una ragazza e lavora in un prestigioso hotel. Un lavoro a cui è dedito, un lavoro in cui è abile: insomma, il figlio di Dexter sembra rigare dritto, e per la maggior parte del tempo sorride. Sembra anche più socialmente adatto di suo padre, nonostante tutto. Sembra filare tutto più o meno liscio, insomma. Fino a che non succede qualcosa che risveglia i suoi istinti peggiori.

Per salvare una ragazza in pericolo da un terribile predatore, Harrison (dopo aver tentato invano di risolverla con le buone) massacra il mostro e poi lo fa in 9 pezzi, proprio come gli aveva insegnato suo padre. Una notizia che giunge all’orecchio di Dexter, ad Iron Lake, con quest’ultimo all’ospedale che capisce come sia arrivato il momento di accelerare la propria fase riabilitativa e darsi alla fuga: destinazione New York, per salvare suo figlio dalla probabile prigione. Una fuga che però non sarà così semplice: Dexter, ad Iron Lake, ha ricevuto visite. Una visita importante, proveniente dal passato, che ha dato luogo a un incontro che aspettavamo da tempo immemore: quello con Angel Batista.
Un incontro, a dire il vero, semplicemente pazzesco. Per costruzione della scena, intensità emotiva, tensione e credibilità dei dialoghi: nel rendez-vous tra Dexter e Angel è tutto perfettamente on point, ed è un incontro che assurge a testimonial perfetto della grande capacità di rinnovamento degli sceneggiatori di Dexter. Perchè in una sola scena riusciamo a vedere la vecchia e la nuova versione di questa serie coesistere in un perfetto equilibrio, senza neanche l’impressione che quest’equilibrio sia troppo fragile o delicato: Dexter e Batista si abbandonano a un abbraccio pieno di elettricità tensiva ma riescono perfettamente a dissimulare tutto grazie alle loro abilità comunicative. Dell’affetto residuo che legava i due personaggi è rimasto ben poco, con Batista che mentre offre finalmente a Dexter un po’ di cibo non da ospedale, in onore dei vecchi tempi, mette sotto torchio l’ex ematologo forense con un interrogatorio martellante ben mascherato nel suo consueto sorriso sornione. Angel chiede a Dexter come mai sia sparito, come mai abbia finto la sua morte portando con sè anche sua sorella. Soprattutto, gli chiede come mai alla sua ex fidanzata sia venuto in mente che potesse essere lui il famigerato macellaio di Bay Harbor. Dexter se la cava con la sua conclamata abilità di raggirare, ingannare e stemperare la tensione, ma capisce anche che la morsa di Batista non si allenterà. Così alla prima occasione utile fugge, a caccia di suo figlio che riesce a trovare in men che non si dica in quel di New York.

La prima puntata si chiude così, con Dexter posizionato davanti all’albergo di Harrison, pronto ad aiutarlo per salvare la pellaccia. Ma la seconda puntata di Dexter: Resurrection riesce, se vogliamo, a stupirci ancor di più: di carne al fuoco infatti ce ne sarebbe già parecchia, con Dexter in fuga da Batista e il giovane Harrison che rischia di finire tra gli indagati di un omicidio brutale, mentre sullo sfondo si staglia il misterioso personaggio interpretato da Uma Thurman. Ma proprio a dimostrazione del fatto che le idee sono tutt’altro che finite, il secondo episodio di Resurrection comincia da tutt’altra parte: facciamo subito la conoscenza di un serial killer che uccide autisti professionisti, e che è stato rinominato l’Oscuro Passeggero. Una connessione che non poteva non colpire Dexter Morgan, che decide di entrare nel mondo degli autisti facendosi degli amici all’interno, nella speranza di incontrare e uccidere l’Oscuro Passeggero. Un’opportunità che avrà, alla fine del secondo episodio, ma quest’ultimo riuscirà a sfuggirgli.
Nella sua nuova vita a New York, Dexter riuscirà subito a intervenire in tempo per coprire le spalle al figlio: Harrison è stato bravo a nascondere le tracce del suo omicidio, ma non tutte. E sarà proprio Dexter a coprirgli le spalle, in un’attesa versione angelo custode invisibile. Infatti Morgan deciderà di non farsi vedere da suo figlio, nonostante le insistenze del padre (tornato sottoforma di coscienza, e ci mancava parecchio) che sottolinea come sia importante per i due riallacciare il rapporto.
Insomma, di carne al fuoco in Dexter: Resurrection ce n’è già parecchia. Le idee sono tutt’altro che finite, anzi continuano a proliferare. E anche la resa scenica non è stanca o raffazzonata: è tutto in pieno stile Dexter. Semmai il problema potrebbe essere l’opposto: non saranno troppe le sottotrame accavallate? Specie considerando che non è affatto finita qui, visto che dobbiamo fare ancora la conoscenza di un’infinità di personaggi, parte del cast da urlo di questa nuova versione di Dexter. Staremo a vedere, ma non possiamo che attendere fiduciosi. Perchè ancora una volta Dexter è tornato in maniera elettrizzante, smentendo gli scetticismi (miei in primis) e dimostrando che c’è ancora voglia di scrivere pezzi di storia televisiva. Una storia che sembra sempre più immortale, guidata da un personaggio immortale. Letteralmente.
Vincenzo Galdieri






