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Community 3×04 – Fenomenologia dell’episodio bottiglia degli episodi bottiglia

L’episodio 3×04 di Community è senza dubbio l’episodio a basso budget migliore di Community sia narrativamente che contenutisticamente

Chissà se Samuel Beckett avrebbe gradito per la sua opera più nota e variamente analizzata la definizione di “episodio bottiglia“. Probabilmente no, ma a ben vedere Aspettando Godot rappresenta il vero antesignano degli episodi a low budget, croce e delizia di generazioni di sceneggiatori seriali. Il rischio in questo tipo di rappresentazioni è altissimo: riducendo all’estremo la trama, condensando la scena in un principio di unità quasi aristotelico (nello spazio, nel tempo e nell’azione) è facile cadere nella noia. Questo a meno che non ti chiami Samuel Beckett e sfrutti quegli apparenti punti di debolezza come una forza.

Il grande, enorme vantaggio di scarnificare il tempo, il movimento e il luogo della rappresentazione è uno sopra ogni altro: esaltare i protagonisti.

Quando attorno c’è il vuoto, quando non rimane altro che un albero le cui foglie scandiscono lo scorrere dei giorni (ma in cui ogni giorno è uguale ed È in sostanza l’altro), tutta l’attenzione non può che focalizzarsi sugli uomini che riempiono quel vuoto. E allora ecco che eliminata la trama, svuotata la scena dall’azione e dall’impresa da compiere, dalla dama da salvare, dalla balena da uccidere o dal tesoro da trovare, gli eroi, soli con se stessi, sono chiamati a parlare. Parlare, interagire e scoprirsi. Rivelarsi in questo vuoto narrativo.

Britta
Britta inizia a intonare Roxanne ma viene “castrata” da Jeff (640×360)

Community in questa 3×04 fa esattamente questo: libera la scena, l’azione, il passare del tempo per far posto alle dinamiche di gruppo. Questo, in fondo, è sempre stato l’obiettivo primario della serie. Community si ispira infatti a una reale esperienza vissuta dal suo creatore Dan Harmon che trovandosi a condividere il suo tempo con un eterogeneo e apparentemente incompatibile gruppo di lavoro in un community college ebbe modo di sperimentare in prima persona affascinanti dinamiche sociali e la “perfetta disfunzionalità” che si creava.

Britta, Jeff, Abed, Troy, Annie, Shirley e Pierce si ritrovano in un unico spazio, in un unico momento (seppur scisso in vari piani temporali) e senza la benché minima cosa da fare. Tutto avviene nell’arco di pochissimi minuti ma questo tempo si dilata, si approfondisce, si struttura grazie alla geniale introduzione di un elemento narrativo sui generis: quello delle realtà parallele. L’occasione è data dai festeggiamenti per la convivenza di Troy e Abed che porta tutti i personaggi a riunirsi nella nuova casa dei due. Il citofono che suona, segnalando l’arrivo della pizza, li mette di fronte a una scelta difficile: chi deve scendere? Ci si affida al caso ma questo gesto origina una scissione in sei diverse realtà, tante quante le facce del dado che viene lanciato.

Questo espediente permette di analizzare le diverse dinamiche che si creano nelle eterogenee interazioni dei protagonisti.

Ogni realtà ci permette di ricostruire un piccolo tassello nel rapporto tra i membri del gruppo conducendoli in situazioni e relazioni diverse. Quando è Shirley a essere fuori dalla scena ci rendiamo conto che gli altri non apprezzano il suo modo di cucinare e che vorrebbero scoraggiarla dal mettersi ai fornelli. Ma solo nel confronto – scontro con una Britta strafatta (perché nessuno le ha impedito di fumare) capiamo che dietro questo atteggiamento materno della donna si nasconde il suo senso di disagio, il suo desiderio di avvicinarsi agli altri che sente irrimediabilmente distanti per età e idee.

Community
Pierce si vendica con Troy per averlo abbandonato (640×360)

Shirley trasfonde nel cibo la sua frustrazione provando a compiacere tutti, morbosamente relegandosi a un surrogato di madre, lei che non può più esserlo, dimenticata dai figli e dal marito. È la stessa distanza generazionale che isola Pierce rifiutato per la sua anacronistica visione del mondo, lui che oggi definiremmo prototipo ideale di maschio, bianco, etero, cis. La sua solitudine è ulteriormente accentuata dall’abbandono fisico ed emotivo di Troy che si è trasferito da Abed. Su quest’ultimo si concentrano allora i propositi di vendetta condensati nel regalo di un troll che rinfocola vecchie fobie del ragazzo. Nella peggiore realtà possibile tra le sei, proprio da questo evento prende avvio una reazione a catena che porterà il gruppo a sfaldarsi completamente.

Lo stesso Troy, per le sue infantili paure e i modi di comportarsi, sente di essere discriminato. Soltanto il confronto in bagno con Britta gli darà la possibilità di tirare fuori tutte le sue angosce e mostrerà anche le debolezze di un altro protagonista, Jeff. Come chiarisce Britta stessa: “Tutta la sua personalità si basa sull’autodifesa“. Quello compiuto da Troy è un passaggio all’età adulta: ha una casa sua, si sta rendendo indipendente mentre di contro Jeff è relegato nel suo ruolo di eterno incompiuto, sospeso in un limbo dal quale per immaturità e chiusura emotiva non sembra poter uscire.

Così riversa su Troy quella frustrazione che prova per sé stesso e la propria vita.

La chiusura emotiva emerge anche e soprattutto nei rapporti altalenanti con Annie (e Britta), in un costante gioco di innamoramento e disinnamoramento che non porterà mai da nessuna parte proprio per la sua immaturità sentimentale. Uno dei lanci del dado conduce lui e Annie a un momento di forte intimità che è però subito allontanato (“Niente lucidalabbra alle big babol“) tra il dolore e il senso di rifiuto della ragazza, già vittima di un complesso edipico (“Mi hai fatto pensare al mio vecchio“) perché, come Jeff, abbandonata (e quindi rifiutata) dal padre.

Community
Il finale che permette a tutti di esprimersi (640×360)

Le diverse realtà parallele ci permettono così di approfondire le debolezze di ogni personaggio e renderci conto di quali esiti queste debolezze possono produrre. Nelle peggiori realtà il risultato è un senso di disagio generale derivato dal rinfacciarsi colpe e vizi. Ogni personaggio, se portato sulla difensiva, finisce per attaccare gli altri, per tirare fuori il peggio di sé e ferire gli amici. Basta che un solo elemento dell’equazione venga meno perché quella perfetta disfunzionalità del gruppo di amici si sfaldi completamente.

E soltanto alla fine ci rendiamo conto che, come in una intricata piramide della rabbia, tutto inizia da Jeff che trucca le carte in tavola e che dà avvio a quelle realtà parallele che per un motivo o per un altro mettono in crisi la stabilità del gruppo. È lui con la sua negatività che castra il desiderio di cantare di Britta e crea a catena i presupposti perché tutto vada in malora. Sarà allora, inevitabilmente, di Abed, vero meta-personaggio della serie, il compito di ridare equilibrio a questo microcosmo di eterogenei e apparentemente inconciliabili amici. Abed, in un certo senso, sperimenta le varie realtà parallele, le vive potenzialmente dentro di sé, fa esperienza degli esiti drammatici che esse generano e così matura una risposta tanto semplice quanto lucida.

In questo episodio di Community soltanto sottraendosi al caso (e all’imbroglio di Jeff) si può evitare il disastro.

Come se avesse visto e capito ogni piano temporale, Abed conclude dicendo: “Non importa che ne sarà di noi, basta essere onesti e accettare vizi e virtù di ciascuno“. Qui si condensa la morale della 3×04 di Community e forse dell’intera serie. La forza di questo gruppo è data dall’accettazione, nella consapevolezza delle proprie fragilità. Il sapere di avere qualcuno che ti accoglie e include per quello che sei, sopportando e capendo le tue difficoltà.

Abed
Abed interrompe il circolo vizioso afferrando il dado (640×360)

Dan Harmon dà così a sé stesso e a noi spettatori di Community la spiegazione di come un gruppo incoerente di persone abbia potuto trovarsi e ritrovarsi in un senso di affinità e amicizia tanto forte. Ecco allora che Jeff si fa carico bonariamente del rimbrotto dei compagni per il raggiro, scende a prendere la pizza e Britta può così cantare liberamente trascinando gli altri nelle sue scanzonate stonature e alleggerendo l’ambiente da ogni tensione. E Jeff stesso (e Dan Harmon che si nasconde dietro di lui), tornato in casa, si scopre a sorridere e a empatizzare con quell’insieme di strambi, goffi, incerti ma irresistibili amici che si fanno forza a vicenda in una perfetta, amorevole, funzionale disfunzionalità. Anche se ci sono cose che non cambiano mai, come Pierce che racconta di aver fatto sesso con Eartha Kitt nel bagno di un aereo.

Emanuele Di Eugenio

La puntata 3×04 di Community sarà raccontata, approfondita e analizzata anche domani sera alle 21.00 sul nostro canale Twitch: ci trovate sotto il nome hallofseries_com. Vi aspettiamo!