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Alma sembra una storia già vista

Il mondo dell’horror è sempre stato uno degli argomenti più complessi per la piattaforma streaming Netflix. Addentrandoci all’interno della sua lista di prodotti di questo genere, ci accorgeremo infatti che le cose non sono andate sempre bene, salvo qualche rara eccezione. Le uniche due Serie Tv che hanno portato in alto il nome del genere horror sono state The Haunting of Hill House (e la sua seconda stagione) e Midnight Mass. Non a caso, i due prodotti sono frutto della stessa penna. I creatori delle due Serie Tv sono gli stessi, e sono stati gli unici capaci di mettere in scena una storia horror priva di cliché, situazioni poco chiare, personaggi statici, opinabile qualità. La maggior parte delle altre storie di questo genere presenti nella piattaforma non hanno mai davvero soddisfatto il pubblico che, spesso, decide di approcciarsi a queste con il solo scopo di intrattenersi senza troppe aspettative. Anche per questo scopo è richiesta la qualità, una logica, qualcosa che leghi il tutto. Ma ciò non succede, non sempre almeno. Sbagliare un prodotto horror è purtroppo un meccanismo più semplice di quanto si creda, e il rischio di finire presto nel dimenticatoio è sempre dietro l’angolo. Lo abbiamo visto con I Misteri di Cracovia, Curon, Marianne, e adesso con Alma, la nuova Serie Tv spagnola con Mireia Oriol targata Netflix che per molto tempo ha dominato le classifiche della piattaforma, ma senza mai davvero stupire gli utenti. Come qualcosa di già visto e rivisto, Alma perde la sua occasione per diventare l’eccezione horror della piattaforma, trasformandosi nella copia di mille riassunti fallimentari. Gli elementi chiave che rivediamo in questa sono gli stessi che abbiamo visto già in altre Serie Tv spagnole (e non) che non hanno mai spiccato il volo, diventando di fatto dei prodotti deludenti. L’idea di trarre delle influenze da altri prodotti va benissimo, ma che almeno siano quelli giusti, altrimenti il risultato non potrà mai essere positivo.

Alma
Alma (640×360)

Come nella maggior parte dei prodotti horror che abbiamo visto in questi anni, Alma racconta la storia di un gruppo di adolescenti che – a seguito di un incidente stradale – prova a rimettere insieme i pezzi per capire cosa davvero sia successo. La Serie Tv Netflix decide di indagare su quanto accaduto in modo pretenzioso e a tratti complesso, mandando di fatto così in rovina la serie.

Partiamo da una base fondamentale per tutte le Serie Tv: accettarsi e prendersi per quel che realmente si è può essere la chiave giusta per farsi apprezzare dal pubblico, e questo lo dimostrano molti dei prodotti trash di successo diventati oramai dei veri e propri cult. Per fare un nome capace di spiegare il concetto, prendiamo in considerazione Scream Queens, un prodotto volutamente trash. Murphy non ha mai lavorato a Scream Queens nello stesso modo in cui ha lavorato ad American Horror Story, eppure entrambi sono due prodotti che gli stanno a cuore, che ha diretto e scritto con la medesima intenzione di successo e iconicità. Ma il regista, in questo caso, capisce cosa poter fare in una serie e cosa non poter fare in un’altra. E’ consapevole di quale sia il luogo in cui poter essere pretenzioso e di quale invece non lo sia, e così facendo si è approcciato a Scream Queens con realtà e onestà, non chiedendo alcuna forzatura al suo prodotto trash. L’ha amata e scritta come tale restituendola a un pubblico che, cogliendone l’onesta leggerezza, l’ha amata in modo naturale. Ecco: questo è tutto quel che è mancato alla maggior parte delle Serie Tv spagnole horror del catalogo Netflix, e questo è ciò che è mancato ad Alma.

La Serie Tv spagnola con Mireia Oriol ha purtroppo peccato in questo senso, prendendosi troppo sul serio e accentuando in modo plateale la drammaticità e la complessità della sua storia. Con disarmonia e disorganizzazione, ha caratterizzato la narrazione della sua storia con brevi e confusi flashback che non facevano altro che interrompere la nostra, già precaria, concentrazione. Il compito affidato a questi brevi spezzoni era quello di inserire informazioni in più riguardo al mistero della storia, ma nel concreto l’unico effetto che hanno ottenuto era l’interruzione di un momento che ne faceva spazio a un altro, pressoché, inutile.

Alma
(Alma 640×360)

Purtroppo, ci vuole dimestichezza anche nel sapere gestire l’equilibrio tra passato e presente e questo, il nuovo esperimento paranormale Netflix, non è riuscito a farlo. Ma, alla stessa stregua, non si è dimostrato in grado neanche di gestire le caratteristiche basilari del suo genere d’appartenenza, non provocando mai neanche un sussulto nel telespettatore. Il motivo alla base è chiaro: come The Haunting of Hill House e The Haunting of Bly Manor, voleva essere una delle Serie Tv spagnole che più riportava a galla lo stesso tipo di sensazione che avevamo vissuto durante le due stagioni della serie appena citate, senza comprendere che questa fosse un’operazione estremamente complessa. La serie con Mireia Oriol aveva infatti l’obiettivo di far camminare di pari passo sia l’horror che il dramma, ma nella realtà dei fatti si è auto-sabotata con un disequilibrio non indifferente. Si passava da un momento all’altro, dalla presenza di un’entità paranormale all’intricata storia di una sorella che ha perso la vita a causa di una tremenda malattia. Si passava dal bacio di due ragazzi, a un monastero in cui accadevano strani eventi di carattere mistico. Alla scomparsa di un ragazzo, al suo romantico e ritrovamento.

In questo modo, Alma non fa altro che diventare una partita di tennis in cui la pallina non smette mai di passare da una parte all’altra dei generi senza alcuna logica o filo comune. Tutto gira intorno a un mistero statico, privo di qualsivoglia tipo di sviluppo. Ma, soprattutto, tutto sembra la copia di una copia (citando Fight Club) di cui, per questa volta, avremmo anche potuto fare a meno. Come anticipato prima, infatti, la Serie Tv Netflix racconta la vita di un gruppo di adolescenti, elemento che conferisce al prodotto un forte sapore teen drama che abbiamo già visto e rivisto almeno un milione di volte e che, anche in questo caso, perde la sua occasione per essere più originale.

Alma
Alma (640×360)

La storia che infatti fa da sfondo alla Serie Tv con Mireia Oriol è stata già vista e assaporata in milioni e milioni di prodotti. Le dinamiche tipiche dei teen drama sono qui presenti e ricopiate in modo meccanico da altri prodotti. I protagonisti, come al solito, fanno parte di triangoli amorosi forzati e privi di fondamenta, e le dinamiche dei rapporti personali vengono spesso banalizzate da etichette e sesso come nella maggior parte delle Serie Tv spagnole. Non vi è alcuna profondità dei sentimenti, nessun rapporto risulta mai in evoluzione o, al contrario, in involuzione. Non importa se le cose stiano andando bene o male, i nove episodi racconteranno quel rapporto sempre nel medesimo modo. Non avremo mai la possibilità di cogliere in questi delle sfumature che ci facciano comprendere il bene che le due parti provano, nonostante si faccia l’impossibile per dimostrarlo. La ragione di questa problematica è però chiara, e ha a che fare con la totale assenza di identità dei personaggi. Se non conosciamo loro, non possiamo pretendere di conoscere ciò che provano. Se non conosciamo loro, non possiamo pretendere di cogliere i sentimenti che provano verso l’altro.

I personaggi sono infatti una meccanica lista di azioni, storie e drammi. Sappiamo quel che fanno, ma non sappiamo davvero il motivo. Potrebbero rivelarsi da un momento all’altro i cattivi della storia, e noi non faremmo neanche un sussulto. Non conosciamo chi abbiamo davanti, potrebbe essere chiunque. Non ci affezioniamo neanche, cosa che ci porta a rimanere emotivamente distaccati dai protagonisti e da quel che vivono per tutta la durata della serie. Ad Alma, così, mancano tutte le basi per riuscire a confezionare la sua storia, rendendola di base un distaccato e meccanico racconto che sembra fatto di marionette chiamate a compiere delle azioni apatiche e prive di trasporto.

In conclusione, dunque, Alma si conferma come una delle Serie Tv spagnole meno riuscite dell’intero catalogo Netflix. La sua disarmonia la priva di una propria identità, restituendoci di fatto un racconto schematico di tutto quello che abbiamo già visto e vissuto in precedenza. Senza neanche sforzarsi, la serie con Mireia Oriol si limita a pretendere da se stessa tutto quello che non potrà mai essere, non accettando i suoi limiti. Non conosciamo davvero l’identità di Alma, ma non la conosce neanche la Serie Tv stessa. Non andando a fondo di quel che è, si confonde ponendosi degli obiettivi che la sua scrittura non poteva mai raggiungere. Il suo finale risponde ad alcune domande importanti ma, al tempo stesso, lascia delle questioni aperte che fanno presagire un suo potenziale ritorno. Se questo dovesse accadere, Alma dovrebbe prima compiere un forte e personale lavoro sulla sua identità, imparando a restituirsi quel che davvero possiede, e non quello che vorrebbe possedere.

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