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Peaky Blinders 4×01 – Happy fucking Christmas

No heaven, no hell, no innocence

Peaky Blinders

Paradiso, Inferno, Innocenza. Sono queste le tre parole che risuonano in sottofondo all’esecuzione dei membri della famiglia Shelby. La scena è accompagnata da una musica incalzante, un suono rock, sporco, gutturale che scalda gli animi ma allo stesso frena una scena sul ciglio dell’esplosione. Primi piani su volti impauriti, arrabbiati, attoniti: c’è chi prega per la propria anima, chi inneggia il proprio nome.

Una sentenza emessa all’ultimo minuto, da qualche giudice che non vedeva l’ora di levarsi dalle scatole la famiglia Shelby, li condanna tutti a morte. Nella fretta di agire all’oscuro tuttavia, si sottovaluta una cosa: nelle celle c’è soltanto il corpo del serpente, ma non la testa. E scendendo fino ad arrivare nel campo dell’illegalità, si è entrati in un territorio familiare alla gang. Nel celare l’ingiusta sentenza, la testa del serpente ha emesso la propria.

Nessuno può toccare gli Shelby, perché Tommy ha in mano delle carte che potrebbero rovesciare il Re in persona e scatenare il caos in tutta l’Inghilterra. Carte su cui il Re si congratula con il granduca Romanov per l’esplosione della linea ferroviaria che aveva chiuso l’ultima puntata della terza stagione. Questa è soltanto una delle lettere che Thomas Shelby ha trafugato dal caveau dei russi, tanto che si offre di bruciare queste carte in cambio del rilascio di tutti i componenti della famiglia. E non solo: per questo atto di fedeltà nei confronti della corona, Tommy merita un premio, anzi, un degno riconoscimento. Diventando così cavaliere dell’Ordine dell’Impero Britannico. Che sottile ironia.

Peaky Blinders

I Peaky Blinders sono tutti vivi e vegeti e ce lo dimostra il salto temporale in avanti di un anno. Il problema è che non esiste più la gang. I fratelli sono dispersi nelle campagne di Birmingham, ognuno vive con la propria famiglia, ognuno sembra essere cambiato a modo suo. Zia Polly ha perso completamente il senno, d’altronde la sua vita vissuta con impeto e passionalità tali da minare la sua salute mentale, con il carcere ha avuto il colpo finale.

Le sostanze stupefacenti e l’alcol di certo non l’aiutano, ma cercano di allontanare la depressione dovuta allo smembramento della famiglia, alla fiducia ormai persa verso Tommy, ad un amore travagliato, ad una figlia che non rivedrà mai più. Insomma, in questo inizio stagione Polly sembra arrancare in mezzo a tutti i suoi dolori più profondi. E’ molto più vicina ai fantasmi che dice di vedere, della vecchia Polly non ve ne è traccia.

Michael è l’unico che continua a lavorare nella Shelby Companies, continua a seguire i passi del fondatore, i suoi insegnamenti. “You think that I don’t hear his voice in yours.” dice Polly, come darle torto d’altronde. Ma il ragazzo ha molta strada da fare e per ora segue le direttive che Thomas gli dà, non solo a livello lavorativo, ma lo consiglia anche su come rapportarsi alla madre e al dono della seconda visione.

Arthur è diventato padre e per tutti i soldi precedentemente guadagnati, non ha più bisogno di lavorare per mantenere la famiglia. L’influenza di Linda è molto più pressante, quasi a sentirsi superiore rispetto al marito, e tale influenza fa si che questo le obbedisca in quelle decisioni un po’ rischiose, come l’idea di aprire un garage. Quando il telefono squilla in Maypole 245, portando con sé gli echi del passato, il tono di voce cambia e la fermezza con cui blocca la moglie sulla porta è tale da riportarci indietro di due stagioni al solito vecchio Arthur. Un accenno durato poche battute. Egli vuole veramente cambiare, essere sereno, ma il passato continua a bussare alla porta.

Peaky Blinders

“The sicilian fooking mafia!”

Il passato porta con sé nuovi nomi, il mare consegna nuovi nemici. Sbarca a Liverpool, la Mano Nera che eclissa le luci di Natale in quel di Birmingham. Non ci viene presentato subito, prima passano alcuni italiani, con un accento che finalmente somiglia molto di più al nostro, poi è tempo della sua entrata. Lo si riconosce, Luca Changretta, non è il solito italiano con il sorriso e i baffetti anni ’20, ha un’aria che trasuda sicurezza e spietatezza dappertutto. Il cappello storto, lo sguardo gelido che buca lo schermo, basta una parola per far venire i brividi allo spettatore: “Pleasure“. Non è venuto solo ad uccidere, è venuto a smembrare la famiglia Shelby. Vuole godere della loro morte.

Luca non sembra il padre, è qualcosa di più. Basta anche solo menzionare l’attore che l’interpreta, Adrien Brody, per capire che si prospetta un grande scontro, fiumi di sangue e lacrime amare. Luca ha un piano, gli ingranaggi sono già partiti prima della sua venuta in Inghilterra.

Qualcuno in casa di Tommy si è già infiltrato, con nonchalance, in silenzio. Quando lo si scopre, la furia di un leone che protegge il branco si riaccende in Thomas Shelby. Il vecchio sport torna ad essere praticato, la violenza nuda e cruda si riappropria della sua mente. Ha abbassato la guardia per un anno, quasi faceva ammazzare la sua famiglia se l’avesse fatta tornare nel suo palazzo.

Straniero nella sua stessa dimora, forse perché non lo è mai stata veramente, forse perché trasuda sangue e violenza dalle pareti pagate con soldi guadagnati sulla morte altrui. Una maledizione che ha tentato di chiamare casa.

Peaky Blinders

La famiglia è in pericolo, le nuove dimore sono un’arma a favore della Mano Nera, gli Shelby devono tornare uniti. Devono tornare nella loro vera casa, a Small Heath, dove tutto è cominciato. Il corpo della spia italiana sarà la carta che scoprirà i giochi, la parola del cuoco aprirà le danze. Un’altra guerra è alle porte, ma quello che Tommy non sa è che il primo passo non sarà il suo.

Tutti sono stati avvisati, tutti tranne Esme e John, che persistono a rimanere dove sono, che non hanno bisogno di Thomas o della sua presuntuosa protezione. La testardaggine di Esme e l’arroganza che innesca in John, saranno la causa della morte di quest’ultimo e forse anche di Michael. Eppure, la colpa non è solo di Esme, né di John, ma di tutto quello che la famiglia Shelby ha fatto lungo tutti questi anni.

D’altronde si sa: chi semina vento, raccoglie tempesta.

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