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Franca Leosini racconta Alfie Solomons

Dilettatici con il protagonista assoluto di una serie ridicolmente superba, è d’uopo quest’oggi appropinquarci a decantare le lodi di un altro uomo. Dal valore inestimabile, di pregevole fattura e di sontuosa ambiguità. Alfie Solomons è un’altra anima di quel calderone che è Peaky Blinders, il massimo esponente della follia di un ampio polverone. Dalla caotica nebbia è solito venir fuori e nella nebbia più fitta è solito andar via. Non lascia indietro nulla se non un profumo che sa di storia, la sua terribile storia. Non ha bisogno di essere amato, è totalmente fuori da ogni logica morale e la sua imprevedibilità si nutre immancabilmente di tutto questo.

È la sua essenza a dare vita a quell’aura di mistero e tristezza che aleggia come condimento a una rabbia insoluta, difficile da capire. Non poteva non essere temibile e trasformista l’uomo di origini e costumi gesuiti. Il passato intinto nella tragedia è il suo colore più intenso, le sue gesta diventano rappresentazioni di sfumature diverse di quello stesso colore.

Alfie Solomons peaky blinders

È quel passato a spingerlo in obiettivi nefasti e incondivisibili dai più, e il futuro, beh il suo futuro è macchia incolore. Non è un quadro e non ha rappresentazione. Diventa chiaro solo quando si sta compiendo, nell’ultimo atto della storia infinita di Peaky Blinders.

Come fuoco divenuto già cenere, nel momento in cui la verità comincia a formarsi siamo già troppo indietro per capirne le conseguenze. Già diventato bipede sgualcito otterrà solo vendetta con il sole sul volto e la follia negli occhi. Sarà lui a decidere la sua fine, anche se scritta nel fato lei era lì ad aspettarlo da tempo. Siamo qui a discorrere con un vuoto nel petto la malinconia di un uomo che ha deciso il suo inizio e la sua fine. Senza alcun barlume di normalità, ma solo un algido cuore ad accompagnarlo nelle più oscure notti inglesi. Alfie Solomons non è un banale individuo le cui eroiche gesta bastano a formare un vivido ricordo nelle nostre menti. È stato l’antagonista, l’oggetto del desiderio e la mina vagante di Peaky Blinders.

Non lo ha mai dimenticato Alfie, il cervello non è una polpetta piazzata al centro del cervello, va usata. Non possiamo dire che non l’abbia fatto, con del tutto non-ostinata etica e il più delle volte con profonda ilarità. Si è burlato di tutti, persino di noi che credevamo di poterlo controllare. Non siamo riusciti a farlo, semplicemente perché non si è mai trattato di un eroe, non di un antieroe. Solo di un folle che non ha rispettato regole, se non la sua. Devoto sempre alla solitudine, come eloquio del suo passato e prologo di una vita sconfinata ma adatta solo a un solista.

peaky blinders - alfie solomons

Merita elogi e non condanne perché a volte la follia è l’unica via per la felicità. E siamo sicuri lui non fosse davvero felice? Come possiamo noi entrare nelle più recondite oscurità di una mente invasa dalle tenebre. Sarebbe ingiusto, sarebbe da babbaloni ottusi e noncuranti. Servirebbe invece prostrarci dinanzi a una costellazione così vasta di estro e genialità.

Tocca a noi, depositari di ricordi, trovare il giusto modo per cambiare la storia, come si rimembra e in special modo, chi si rimembra.

Giovani, mi rivolgo a voi che da sempre venite visti come il futuro. Con il passare degli anni non lo sarete più, forse non lo sarete mai. Ma ricordate, la discordia e la follia non sono peccati da estirpare, solo ingredienti giusti per delle storie che meritano di essere narrate. Come quella di Alfie Solomons, parte del mondo di Peaky Blinders e inesorabilmente, oramai, parte del nostro.

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