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La seconda stagione di Outlander svela un passato ancora tutto da scoprire

Dopo aver visto la prima stagione di Outlander in un giorno, non potevo aspettare un momento di più per guardare la seconda.

La prima stagione mi aveva colpito fin da subito per il fatto che non si noti che in effetti sia solo il principio della storia. I personaggi vengono immediatamente ben delineati e caratterizzati.

Claire Randall torna ragazza con il cognome Beecham e comincia la propria nuova vita divenendo la sposa Fraser. È un personaggio tendenzialmente statico: lei fin dal principio è a conoscenza del destino cui andranno incontro gli scozzesi e il clan di cui con difficoltà è venuta a far parte. Ci sarà però una particolare molla che metterà in moto anche il cambiamento di Claire: Jamie.

Outlander

Claire voleva tornare a casa da suo marito, ma Jamie entra prepotentemente nella sua vita, e con tutto il suo candore di ragazzo gliela cambia per sempre. Quel luogo, quel tempo in cui Claire era l’outlander, rapidamente diventa casa. una casa però destinata ad essere spazzata via dal corso della Storia. Jamie era solo un ragazzo bistrattato dalla vita, ma che ancora riusciva a guardare con gli occhi dell’eroe il mondo che lo circondava. Alla fine della seconda stagione di Outlander, però, il ragazzo viene spezzato e finalmente diventa un uomo.

Probabilmente la seconda stagione è profondamente segnata da questo filo rosso che conduce tutta la storia.

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Il sogno della giovinezza, del coraggio, quell’illusione di poter cambiare le cose e vivere felici è destinato inevitabilmente ad essere corrotto dalla realtà.

Anche noi, tra questi secondi tredici episodi ci troviamo lentamente, passo dopo passo, a sentirci delusi, a vedere tutte le nostre speranze cadere in pezzi.

Giunta la fine inevitabilmente non possiamo che sentirci degli idioti. In fin dei conti sapevamo che sarebbe accaduto, la storia non si può cambiare. E allora perchè abbiamo voluto sperarci? Per quanto sia intangibile, sappiamo che la storia che ci viene narrata nella seconda stagione di Outlander non può essere altro che un flashback. Tutto comincia con il ritorno di Claire al 1947 e la sua profonda disperazione.

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Chi ha vinto la battaglia di Culloden?

La donna rapita dalle fate in cuor suo già conosce la risposta. Aveva desiderato per molto tempo ritornare a casa, ma ora, varcato di nuovo quel portale del tempo, non può che sentire fin nelle viscere che la sua casa è andata perduta per sempre.Ma non tutto è perduto: il ricordo di Jamie cresce dentro di lei.

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Rispetterà la promessa fatta all’uomo che amava e tornerà da suo marito per assicurare a se stessa e al frutto del loro amore un futuro felice. Frank non sarà proprio entusiasta della nuova situazione, ma la sua donna è tornata da lui e in fin dei conti era ciò che aveva sempre desiderato. Riprende con sé sua moglie, ma devono andare via da quel luogo di ricordi e lacrime.

L’arrivo a Boston si sovrappone nei ricordi di Claire a un altro arrivo, di uno o forse duecento anni prima. Claire e Jamie a Parigi trascorrono un’esistenza all’insegna dell’inganno, della violenza e del dolore, votati ad una causa già persa in partenza.

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Conosceranno la frivola nobiltà della città che ancora deve vedere mutare il proprio volto dalla Rivoluzione che cambiò il mondo. Incontreranno vecchi amici e nemici, ma anche nuovi personaggi che segneranno la vita dei due protagonisti.

Lentamente Claire ricostruirà una storia che già conosce.

Una sensazione terribile però costringe noi spettatori inermi ad interrogarci: ma se Jamie non avesse impedito l’ingente finanziamento economico del principe? E se Claire non si fosse battuta tanto strenuamente per cambiare la storia, allora la storia sarebbe potuta cambiare?

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Nessuno di voi ha immaginato che a monte dell’arrivo di Claire nel XVIII secolo ci fosse il destino stesso? E se fosse stata proprio la loro intenzione di salvare la Scozia ciò che l’ha inesorabilmente condannata?

Fatto sta che tutti i loro sforzi vengono vanificati dal principe Carlo Edoardo Stuart che ancora non sappiamo se definire idealista o stupido arrogante. In ogni modo Jamie e Claire, cresciuti, delusi ma pronti a ricomporsi di nuovo insieme, tornano a casa, in Scozia.

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Lallybroch li accoglie a braccia aperte, con qualche piccolo pargolo in più pronto ad allietare due anime sconfitte dalla perdita della Fede. La Scozia tuttavia non si mostra tanto accogliente e il destino è in agguato (come la Storia insegna e noi ve lo raccontiamo qui) .

La guerra comincia e sembra far sperare sempre per il meglio, con il nostro Jamie in prima fila e Dougal poco lontano. I nostri favoriti del Clan McKenzie sono pronti ad affrontare il loro destino, ma noi come Claire non riusciamo a non pensare che la speranza sia ormai finita e che l’ineluttabilità del destino si stia prendendo gioco dei Clan regalandogli vittorie solo per poi stroncarli sulla piana di Culloden.

Con la morte di Angus, dopo la meravigliosa vittoria di Prestopan, abbiamo solo un assaggio di quello che sarà il tragico esito che li attende, e con il continuo disaccordo tra i generali e la sempre maggior stupidità del principe vediamo concretizzarsi inesorabilmente quello che di lì a poco sarebbe passato alla storia come il massacro di Culloden Moor.

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L’ultimo episodio è meravigliosamente organizzato in un botta e risposta tra il 1968 e gli eventi che precedono quell’ultima battaglia.

Sappiamo che Claire tornerà e che mai potrà dimenticare l’amore della sua vita. Conosciamo sua figlia Brianna e una certa “strega” che ci dimostra che il karma non è solo teoria.

In quest’ultimo capitolo di Outlander vediamo la fine del sogno e della speranza, e con essa l’inevitabile ritorno alla realtà.

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Dopo molti anni Claire non ha dimenticato. Anche a costo di farsi definire pazza o folle ha bisogno di raccontare a sua figlia il grande amore da cui è nata; un amore leggendario per cui forse non c’era spazio nella vita reale.

Jamie mette in salvo la sua amata, la donna della sua vita, consapevole che il proprio destino è ormai segnato, e che quella casa è definitivamente perduta. Claire ritorna per salvare la vita che porta in grembo: non può salvare l’uomo che ama, ma in un qualche modo lo renderà immortale.

La seconda stagione di Outlander si chiude abbandonandoci in un abisso di domande: Jamie è sopravvissuto al destino e forse è ancora là, da qualche parte, sperduto nel tempo ad attendere che la sua Sassenach ritorni infine a casa.

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Ciò che sembra perduto, a volte, è soltanto lontano.

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