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Shōgun – Gli autori spiegano la scena chiave del finale, non capita da tutti

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Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sul finale di Shōgun.

Bello, bellissimo. Perfetto, l’unico possibile. Eppure, non compreso fino in fondo da tutti. Il finale di Shōgun, andato in onda nei giorni scorsi (anche in Italia, dove è disponibile su Disney+), necessita di una piccola spiegazione. Una spiegazione tuttavia fondamentale, visto che ha “negato” una battaglia conclusiva che molti attendevano con ansia fin dal primissimo episodio. Perché non l’abbiamo vista? Perché non si è nemmeno sviluppata nella realtà del racconto, come sembra emergere dalle parole di Toranaga?

Non mancano le domande, a riguardo. Anche se sulla seconda è stato fin troppo chiaro Toranaga stesso nella spiegazione che offre a Yabushige.

Sulla prima, invece, sono intervenuti Rachel Kondo e Justin Marks, autori della splendida Shōgun, con un’intervista rilasciata al The Hollywood Reporter. Chiudendo la questione senza alcuna ambiguità e una considerazione molto immediata: era questo il finale più coerente della serie tratta dal celebre libro di Clavell, e ogni alternativa non è stata valutata neanche per un secondo.

Marks: “Penso ce la neghi anche il romanzo. Mai per un secondo, nella stanza degli sceneggiatori, abbiamo mai veramente detto che stessimo cercando una battaglia conclusiva. Non perché non potessimo permettercela, ma perché Clavell non stava raccontando quel tipo di storia”.

Gli fa eco Rachel Kondo: “Toranaga, a un certo punto, dice: “Perché le persone che così ansiose di andare in battaglia sono quelle che non ci sono mai state?”.

Niente da fare, allora: con buona pace di chi avrebbe voluto assistere a una battaglia campale, le strategie di Toranaga hanno “aggirato” la questione e hanno risolto il conflitto attraverso un piano machiavellico in cui è scorso meno sangue di quanto si potesse immaginare. Va bene così? Va benissimo così: Shōgun non poteva non andare in questa direzione. Lo spettacolo, il vero spettacolo, può celarsi spesso dietro le parole e i pensieri dei personaggi.