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Il CEO di Netflix irrompe sulla questione 13 Reasons Why: «Non è obbligatorio guardarla». E si scatenano le polemiche

L’amministratore delegato di Netflix Reed Hastings durante l’incontro annuale degli azionisti della società avvenuto mercoledì ha detto a chiare lettere cosa pensa dei criticoni della Serie Tv di successo 13 Reasons Why. Il rinnovo della Serie per una terza stagione ha fatto alzare più di un sopracciglio tra genitori e adolescenti. Tra le polemiche ci si chiede se 13 Reasons Why esaltasse i giovani al suicidio. Durante l’incontro alla domanda su 13 Reasons Why Hastings ha detto: “Non è obbligatorio guardarlo. E’ stato enormemente popolare e di successo per noi”.

I dati parlano chiaro la seconda stagione ha attirato un pubblico medio di 2,6 milioni negli Stati Uniti durante i primi tre giorni dopo il suo debutto. Inoltre, il primo episodio ha coinvolto 6 milioni di telespettatori in tre giorni. Netflix ha cancellato una festa per la seconda stagione di 13 Reasons Why dopo la sparatoria nella scuola. All’inizio dalla prima puntata il cast incita i giovani a non rimanere in silenzio e denunciare qualsiasi abuso fornendo anche un sito web.

13 Reasons Why

Ma le parole del CEO di Netflix secondo Mego Lien sono “un po’ fuori luogo”. Mego Lien, che è il responsabile della prevenzione dei suicidi per il dipartimento di servizi sanitari della contea di Santa Clara, sostiene che 13 Reasons Why non sia adatta agli adolescenti o per colore che potrebbero essere alle prese con problemi di salute mentale. Sostenendo, inoltre, che un binge watching non sarebbe appropriato ma consiglia di far passare un po’ di tempo tra un episodio e l’altro.

Nell’episodio finale della seconda stagione, assistiamo ad una scena davvero cruda e intensa ce si conclude con le parole di Justin Foley che chiedeva: “Cosa facciamo adesso?”. Dovremmo aspettare il 2019 per avere una risposta!

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