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L’attesa è finalmente (quasi) finita: American Gods torna con un trailer molto malinconico

L’avventura di American Gods continua. La seconda stagione arriverà l’11 Marzo e a farcelo sapere ci pensa Neil Gaiman, l’autore dei libri da cui la serie prende spunto. Sarà la stagione della sorpresa, in termini di trama, ma soprattutto per ciò che concerne l’aspetto visivo-percettivo delle immagini. Non c’è più infatti Bryan Füller a coordinare la coreografia di American Gods. Questa seconda stagione ha quindi già lo svantaggio di non avere un grande nome alle spalle. Ormai è divenuto semplice abituarsi alla sua follia visiva, anche grazie ad altre grandi serie tv che si sono servite del suo genio. Sarà quindi difficile cambiare prospettiva con la prossima stagione, visto anche l’abbandono di Michael Green.

American Gods

Ma non sarà per forza un esperimento fallimentare, anzi, probabilmente cambierà l’aspetto visivo in American Gods ma non la trama che ci ha fatto appassionare nella stagione precedente. Nella giornata di ieri infatti, è stato rilasciato il trailer ufficiale della stagione che come abbiamo anticipato, andrà in onda a Marzo.

Nelle prime immagini possiamo già intravedere come la stagione riprenderà esattamente da dove tutto si era concluso. Dalla lotta tra vecchie e nuove divinità, con Mr. Wednesday sempre più deciso a vincere lo scontro servendosi di Shadow e delle abilità che grazie a lui acquisirà. L’atmosfera iniziale del trailer è quasi malinconica, forse per rispettare quel fil rouge che fa da ponte tra vecchia e nuova stagione, subito dopo entriamo nel setting tipico del Moulin Rouge. Il cambio repentino dimostra come in realtà sembra non essere cambiato nulla nella volontà di gestire con la giusta follia la dinamicità tipica di American Gods. Anche Shadow comincia a sentirsi parte dello scontro tra i Titani e la situazione non può che diventare ancora più interessante.

Non resta che aspettare, l’attesa non è neanche così tanto lunga e considerato il tempo perso in diatribe interne, poter essere accontentati sembrava fin qui un’utopia. 

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