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L’immaturità cronica di Nick Miller è ciò che più ha reso rassicurante New Girl

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Ogni genere televisivo possiede una peculiarità propria capace di distinguerlo da tutto il resto degli altri. Nel genere horror domina il terrore, nel thriller la suspense, nei drama la vulnerabilità, nelle comedy la leggerezza. E’ chiaro, spesso queste caratteristiche possono fondersi e farci trovare vulnerabilità nelle commedie e suspense nei drama, ma le loro caratteristiche storiche rimarranno comunque queste appena citate. Nel dettaglio, fin dai tempi de I Jefferson – Serie Tv andata in onda tra gli anni 70 e 80 – abbiamo potuto comprendere nello specifico che cosa significhi avere a che fare con Serie Tv dal genere comedy. E’ strano da spiegare, ma questo tipo di prodotto riesce ad abbattere la quarta parete, arrivando direttamente da noi. Ci culla e ci stringe, ci rassicura e ci allontana da tutto il caos che risiede fuori dallo schermo, quello reale. Non sono solo le vicende a fare la differenza in questo senso, sono anche i personaggi. Forse sono soprattutto i personaggi. Se gli equivoci e i vari eventi che si susseguono nelle comedy avvenissero all’interno di un drama, inevitabilmente esisterebbe un modo diverso di affrontarli. Ma nelle comedy no. In questi casi di fronte a noi si presentano dei personaggi che rivoluzionano il modo di affrontare il problema, riuscendo a restituirci quello che spesso non troviamo: conforto e rassicurazione. Questo è uno dei migliori obiettivi che una grande comedy possa mai raggiungere, e questa è anche una delle migliori sensazioni che un personaggio possa donarci. Tra un momento di scherno e un altro, ognuno di loro si è contraddistinto per qualcosa che – alla fine – è riuscita a dimostrarsi utile nella nostra vita reale. Più di tutto, e più di tutti, forse la differenza l’ha fatta però Nick Miller, uno dei protagonisti di New Girl, e adesso vi spieghiamo il perché.

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Nick Miller fa la differenza perfino in New Girl, la sua stessa Serie Tv. Spicca. Lo fa senza accorgersene, diventando lo specchio in cui ci riflettiamo.

Al contrario degli altri personaggi, lui non vive mai in un mondo patinato in cui a un certo punto arriva un’illuminazione. Esattamente come uno di noi, Nick Miller vede degenerare le sua vita e ciò che gli succede attorno, senza fare qualcosa per fermarla. E’ troppo semplice pensare che non lo faccia soltanto perché non è in grado. Nulla di più sbagliato, se si tratta di Nick Miller. Non agisce perché ha paura del cambiamento, di mettersi alla prova per poi vedersi fallire. Preferisce stare in silenzio e lasciar scorrere gli eventi, senza intromettersi. Non è come il resto dei personaggi, perché Nick porta dentro di sé lo stesso timore di fallire che proviamo noi, che non sempre riusciamo a buttarci. Non si dimostra più di quanto realmente è, non ci insegna alcuna lezione di vita che abbia come slogan se insisti e persisti, il sogno conquisti. Semplicemente, lascia che le cose accadano attendendo che queste siano in grado di dirgli autonomamente chi realmente sia, e cosa realmente voglia.

Ma in mezzo a tutto questo turbinio di dubbi e tormenti, Nick Miller ha la capacità di rassicurare chiunque guardi New Girl. Senza volerlo, lui diventa come quell’amico che ti offre una birra e ti dice di stare tranquillo perché si sa, è capitato a tutti. Lo fa senza pretese, senza neanche essere cosciente di starti aiutando, ma lo fa. E, soprattutto, lo fa anche quando mette in campo uno degli argomenti che più accomuna tutti noi, ma di cui nessuno parla. Inizialmente, infatti, la sua vita aveva un obiettivo differente, una strada spianata: la laurea in legge. Quando ha deciso di mollare non sapeva cosa davvero volesse. Ma di certo sapeva cosa non voleva, e un futuro da avvocato era una di queste cose.

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Ed è così che Nick, senza saperlo o volerlo, spiega che c’è tempo, e che a volte va bene sprecarne un po’. Spiega che non bisogna sempre e solo correre, perché così facendo non facciamo caso a degli incroci che potrebbero portarci da tutt’altra parte. Continuare a correre significa mettere una gamba dietro l’altra senza respirare, fino a quando non inciamperemo cadendo faccia a terra.

Ben vengano i personaggi positivi, quelli con la verità in tasca e la testa piena di risposte. Loro avranno sempre la nostra ammirazione, ma per provare quello che proviamo per Nick Miller ci vorrà molto di più che essere pronti alla vita. Nick non lo è, e neanche noi. Condividiamo con lui lo stesso disagio, ma senza ottenere alcuna plateale dimostrazione che le cose andranno necessariamente meglio in futuro. Lui non l’ha mai promesso, ha semplicemente lasciato che le cose facessero il loro corso senza forzarle, senza promettersi il meglio. Si è voluto bene anche se non se lo è mai dimostrato e, come farebbe con noi, si è offerto una birra mentre il futuro incombeva.

Siamo certi che guardandosi da dentro Nick non capirebbe mai come sia possibile che un esempio come il suo possa essere rassicurante, e ne comprendiamo il motivo. Lui non vede ciò che vedono i nostri occhi. Ma dove lui vede una birra, noi vediamo tempo per sé. Dove lui vede sarcasmo, noi vediamo difesa. Dove lui vede fallimenti, noi ripartenza. E’ la prospettiva, a volte, a fare la differenza. Anche se non giochiamo nella squadra di quelli che hanno letto il libretto di istruzioni, Nick Miller ci ha insegnato l’arte dell’improvvisazione, del goal che fai a fine partita, quando ormai sei convinto di averla persa. Non importa se non abbiamo un piano d’attacco, o se lo schema sulla lavagnetta è stato cancellato prima che lo imparassimo, in qualche modo si farà, sempre.

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Non pensate che ciò che diciamo sia stato appreso da un bel discorso di Nick sull’arte del farcela, perché non è così. Nick non l’ha mai pensato, figuriamoci detto. La sua immaturità, così simile alla nostra, si è davvero solo limitata ad assorbire gli eventi come una spugna, per poi attendere che le cose acquisissero un senso in autonomia. Lui non ha mai sperato davvero che accadesse, non è quel genere di persona che ha fiducia nel progresso, nel futuro, nelle persone e in sé. E’ quel genere di persona che prenota un viaggio due giorni prima, e fa la valigia il giorno stesso in cui deve partire.

Non fa programmi perché questo implicherebbe guardare avanti, e farlo – per le persone come lui – significa affrontare i mostri del futuro. Da fuori sembra che bere una birra, rispondere in modo sarcastico e attendere che il tempo passi siano le sue uniche attività, ma basta guardarlo più attentamente per scovare in lui una confusione esistenziale tale da renderlo un personaggio confortante, uno di quelli che ti capirebbe e non ti giudicherebbe. Uno di quelli che alla fine ce l’ha fatta, e ti dice che allora ce la farai anche tu.

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