7) Forrest Gump
Continuiamo ora con Forrest Gump, una delle pellicole che, a differenza de Le Ali della Libertà, ebbe un inizio brillante ma proseguì con una certa titubanza da parte del pubblico. L’accoglienza per Forrest Gump fu infatti sorprendente: ben 6 Oscar e un applauso unanime che partiva dalla critica e arrivava fino al pubblico. Tutto perfetto, tutto al posto giusto: un film eccellente sotto ogni punto di vista, secondo chiunque. Ma col passare del tempo qualcosa cominciò a vacillare e gli applausi lasciarono spazio a degli interrogativi: davvero 6 Oscar? Davvero meritava tanto clamore? (A questa domanda rispondiamo qui).
Il giudizio sul film iniziò così a trasformarsi perdendo quell’entusiasmo e quella meraviglia che aveva suscitato. Con il tempo, Forrest Gump fu considerato da molti soltanto un film che aveva ottenuto più riconoscimenti di quanti ne meritasse. Non era così integro come si diceva, così ben strutturato. Era, secondo molti, perfino superficiale. L’America ritratta nella pellicola viene infatti descritta, secondo i detrattori, in modo approssimativo e popolata da stereotipi fini a se stessi, e anche l’analisi dell’identità del protagonista – nel tempo – fece discutere risultando retorica e ridondante.
Forse in quell’anno non avrebbe dovuto trionfare così nettamente, considerando anche la concorrenza, ma ciò che resta certo ancora oggi è che Forrest Gump è uno di quei film che sono stati capaci di donare al mondo uno dei personaggi più intensi, vulnerabili e delicati mai visti sul grande schermo, diventando praticamente un simbolo dell’industria. Forrest rappresenta, ancora oggi, la speranza, la possibilità di compiere il grande salto anche nelle situazioni più disperate e apparentemente impossibili. Ciò che serviva in quel momento e ciò che serve ancora oggi. Forse ha ricevuto più di quanto meritasse, ma non bisogna mai dimenticare il potere di questo straordinario personaggio.
8) Django Unchained, uno dei migliori film da vedere su Netflix diretti da Tarantino
Spazio nuovamente al Re Quentin Tarantino con Django Unchained, un’altra delle opere che costituiscono il revisionismo storico del regista. A C’era una volta a… Hollywood e Bastardi senza gloria si aggiunge infatti anche Django Unchained, uno dei capolavori più imponenti mai portati sul grande schermo dal regista, che in questo film è più Tarantino che mai. Se nel primo caso il regista lascia il palco alla Seconda Guerra Mondiale e nel secondo all’era del cinema classico, qui torna indietro nel tempo dando voce alla popolazione afroamericana, desiderosa di riscatto dopo secoli trascorsi a lottare contro la spietata arma del razzismo. Attraverso questa narrazione, Tarantino rilegge e reinterpreta il genere western con una chiave ironica e pungente che denuncia il razzismo istituzionalizzato del Sud americano.
A incollarci allo schermo, come sempre, è il personaggio di Leonardo DiCaprio, ma a conquistarci completamente in questa pellicola è anche Django, che nel corso della narrazione si trasforma radicalmente, passando da schiavo del proprio destino a eroe: un eroe che finalmente prende pieno controllo della sua vita, conquistando la tanto agognata libertà e dignità. Candidato a 5 Premi Oscar, Django Unchained trionfa nelle categorie Miglior Attore non Protagonista e Miglior Sceneggiatura Originale, ottenendo così immediato consenso dalla critica grazie a dialoghi brillanti, citazioni cinematografiche presenti ma mai invadenti – come quella alla pellicola originale del 1966 – e a un genere rivisitato attraverso una chiave persino pop, che rende Django Unchained uno dei film più attuali e iconici dei nostri tempi.
