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Mr. Robot 4×06 – Il mostro che vive nell’anima di Elliot

La recensione della 4×06 di Mr Robot non può che riallacciarsi alla domanda finale dell’episodio, a quell’interrogativo opprimente e terribile: “Siamo cambiati sotto pressione o ci siamo solo rivelati per quello che siamo davvero?”.

Febbraio 2004. Il sole sta calando su un piccolo villaggio della Colombia. Tutto tace. Solo una brezza leggera si infiltra tra gli usci socchiusi della case. All’interno non c’è nessuno. Tutta la comunità è riunita, compatta su di un colle. All’improvviso un suono in lontananza ed ecco le grida, il panico, il terrore che fende l’aria. Solo quattro anni prima dei gruppi paramilitari legati al narcotraffico avevano seminato distruzione, morte e sofferenza. Ora, tutto il trauma rimosso riaffiora con drammatica violenza al semplice suono di spari in lontananza, proprio nel momento della fiesta de sangre a El Salado, della commemorazione di quella strage, citata da Elliot in questa 4×06 di Mr Robot.

Quel trauma è Das Unheimliche, per Freud.

Il Perturbante. Ciò che si è sempre saputo ma che abbiamo negato a noi stessi, rimosso perché troppo difficile, troppo pesante da accettare. Elliot in Mr Robot ha rimosso qualcosa e ha continuato a farlo fino ad ora. Non il suo passato, che ha ormai (pienamente?) riabbracciato accettando il suo Mr Robot. No, qualcos’altro. Una presenza ancor più oscura che affonda in ciò che è e ciò che è disposto a essere.

Mr Robot

In Elliot il perturbante è davanti a lui. Gli viene svelato con inaccettabile violenza da una vittima di quell’orrore, di quel mostro che vive dentro Elliot, dentro di noi. “Quelli per cui lavoro saranno anche dei mostri, ma lo sei anche tu“, annuncia Olivia, devastata dalla rivelazione di chi ha di fronte. Quando Elliot entra nella casa della ragazza, quando decide di varcare quell’uscio, decide di scendere a patti. Di superare il limite. Chiudendo la porta ci guarda, tagliandoci fuori, mettendoci a distanza e compiendo un salto nell’oscurità.

Se fino a questo momento aveva resistito al ricatto, ora cede. “Chissà a quanti hai fatto del male per ottenere quello che vuoi“. Elliot si allontana dall’umanità, da quella compartecipazione ai sentimenti dell’altro che tanto lo aveva avvicinato alle persone che ama, a Tyrell, a Darlene, a Olivia. Ora, la mano che stringe l’altra si allontana.

Olivia prende le distanze vedendo davanti a sé l’orribile mostro che è in Elliot.

Su quel pavimento in cui i due erano stati così vicini spiritualmente, legati dalle sofferenze condivise, ricomposti in un amore reale, ora Olivia giace nel sangue. Su quello stesso pavimento la ragazza è ormai lontana: “Io non ti credo“. Su quel pavimento chiama “mostro” Elliot. Come afferma Mr Robot, “Quando ti lasci tutti quei limiti alle spalle, davanti a te c’è solo l’oscurità“. E davanti a Elliot, ora, c’è solo il compromesso morale. La sottile linea che lo separava dalla Dark Army è stata infranta. Qual è lo stacco tra bene e male, tra giusto e sbagliato?

Mr Robot

Non ne siamo più sicuri. E così assumono peso le parole di Whiterose: “Siamo dalla stessa parte“, afferma, riferendosi a Elliot. Così pure fa Fernando Vera, nella sua maestosa presenza scenica: “Io ed Elliot siamo legati su un piano spirituale“. Quel perturbante riaffiora in Elliot, lo pone sullo stesso piano di Whiterose e Vera, lo lega inscindibilmente a entrambi.

La giustificazione che il ragazzo si dà e dà a Olivia è una e una sola: “Non avevo più tempo“. Riecco prepotentemente il tempo in questo sesto episodio della quarta stagione di Mr Robot. Elliot era tornato “in time“, già negli episodi finali di terza stagione, mentre contestualmente Whiterose, avvolto da orologi che scandiscono ogni suo istante, ha “perso tempo”, rinunciando al suo amore, aspettando troppo.

È un po’ tardi per preoccuparsene“, afferma Elliot.

È troppo tardi“, fa eco Dom con una pistola puntata alla testa di Darlene. “Per favore, Dom, non è troppo tardi“, supplica Darlene. “Non c’è abbastanza tempo: è troppo tardi“, ribadisce Dominique. Un concetto battuto e ribattuto per tutto l’episodio e che pretende da ogni personaggio una scelta. Là dove Elliot cede al compromesso, Dominique resiste. I membri della Dark Army agiscono così, “Mettono tutti in un angolo finché non ci rimane altro che scendere a compromessi“. Ma Dom non li accetta. Non scende a patti con se stessa.

Darlene

Lo stesso fa Darlene che, pistola alla mano, resiste alla tentazione di sparare a Dominique, nonostante le preghiere di quest’ultima. “Non abbiamo tempo, devi uccidermi“. Ma il click del grilletto non c’è, il mostro non emerge. Le due donne, così, mantengono la loro integrità laddove Elliot la perde.

E allora torna, angosciante, la domanda iniziale: “Siamo cambiati sotto pressione o ci siamo solo rivelati per quello che siamo davvero?“. Il perturbante è riaffiorato in Elliot, il mostro sopito che era in lui torna in luce e lo avvicina incredibilmente ai suoi nemici. Lo avvicina a Whiterose, un novello Jan Matthys, il falso profeta che nel ‘500 predicava la fine del mondo ottenendo tanti adepti e che viene menzionato alla radio ascoltata dalla spietata tassidermista della Dark Army.

Il tempo per entrambi è ormai finito, le occasioni irrimediabilmente perse.

Forse quella speranza irreale di Whiterose, quell’undone che significa annullamento del tempo, ritorno al passato, potrà conquistare Elliot. Perché significherebbe cancellare i suoi errori e le perdite subite. Significherebbe annullare il dolore. “Siamo dalla stessa parte“, echeggia la voce di Whiterose. E dentro Elliot un mostro si agita e non rimane sordo a questa tentazione.

Mr Robot

Starà a Elliot, ancora una volta, dominare se stesso, accettare quella bestialità che vive dentro di lui e controllarla come ha fatto con Mr Robot. Ma il tempo è finito e davanti a noi c’è solo un dubbio: “Siamo cambiati sotto pressione o ci siamo solo rivelati per quello che siamo davvero?“. Solo Elliot potrà rivelare la verità a se stesso e a quel “noi” di cui parla Mr Robot nel finale. Il “my friend” che è parte di lui e di Mr Robot. Quell'”amico” che non è altri che noi stessi, solo all’apparenza spettatori di un dramma che ci coinvolge tutti. Siamo sempre stati dei mostri?

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