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IZombie, il giallo soprannaturale in salsa CW

Tra tutti i network televisivi americani, uno dei più snobbati dalla critica seriale è The CW, di proprietà di CBS e Time Warner, accusato (spesso a ragione) di sacrificare la qualità sull’altare del pubblico giovane. Questa tendenza è innegabile e sembra inserirsi in questo solco anche l’ultima serie lanciata dal network, IZombie. Ho detto “sembra”? Si, ho detto sembra. Durante i primi minuti della puntata pilota di IZombie, il mio sguardo è stato un mix tra “fanno sul serio?” e “OMMIODDIO, che è sta cosa?”, ma piano piano mi sono dovuto ricredere. Per carità, non è un capolavoro, ma non è nemmeno un prodotto fatto male, anzi.

Intanto va detto che IZombie nasce dalla mente di Rob Thomas che, si, ha partorito, ahilui, 90210 ma ha anche dato vita a Veronica Mars, serie che non ha mai avuto i giusti riconoscimenti e che sicuramente ha influenzato il buon Rob nella caratterizzazione dei personaggi. Al centro della storia troviamo Olivia “Liv” Moore, interpretata da Rose McIver (Tinker Bell in Once Upon a Time), una brillante e determinata studentessa di medicina che, dopo una festa, si ritrova trasformata in uno zombie. La vita di Liv viene, giustamente, sconvolta: lascia il suo lavoro in ospedale, lascia il suo promesso sposo Major (Robert Buckley, One Tree Hill e 666 Park Avenue) e inizia a lavorare in obitorio, luogo ideale per reperire il cibo preferito dagli zombie: i cervelli! Il suo capo, Ravi (Rahul Kohli), scoprirà presto il suo segreto ma non verrà affatto sconvolto dalla cosa, tutt’altro. La particolare dieta di Liv la porterà ad avere delle visioni, generate dai ricordi del proprietario del “pasto”. Questa nuova “abilità” metterà Liv nella posizione di aiutare un giovane detective della Omicidi, Clive Babineaux (Malcolm Goodwin), nella risoluzione dei suoi casi. Ovviamente mangiare cervelli ha anche degli effetti collaterali (ci mancherebbe!): di volta in volta infatti Liv, oltre a rivedere i ricordi delle vittime, prenderà anche alcuni tratti della loro personalità. In una serie che si rispetti non può mancare il “villain”: in IZombie è Blaine, ex spacciatore diventato anche lui uno zombie, interpretato da David Anders (Alias, Heroes, Once Upon a Time, The Vampire Diaries).

A un primo impatto, come detto, IZombie non sembra un prodotto eccelso, per apprezzarlo bisogna andare oltre il pilota. IZombie non potrebbe essere considerata né ora né mai una serie horror, fantasy o comedy, quanto più un giallo con elementi soprannaturali, un po’ Ghost Whisperer e un po’ Medium, un po’ Tru Calling e un po’ CSI. Ma oltre a essere un giallo, la serie è un po’ come un romanzo di formazione sviluppato su più esperienze. L’idea di una visione zombesca in chiave non apocalittica è un rischio ed è un rischio di quelli belli grossi. Potrebbe essere dannatamente semplice scivolare nella parodia e nel macchiettismo ma Thomas riesce a dare credibilità al personaggio di Liv sfruttando intanto la trasformazione della sua vita in una non-vita per darle poi la possibilità di un riscatto, perché anche uno zombie può dare un contributo sia alla comunità che alle esistenze dei propri cari. I tratti di personalità altrui che invadono Liv trasformano la sua condizione in un viaggio alla scoperta delle emozioni umane, emozioni che non era riuscita a esplorare da viva perché troppo impegnata a raggiungere i suoi obiettivi di ragazza perfetta con un buon lavoro e la creazione di una famiglia felice dietro l’angolo. Pur nei limiti generati dal plot, le storie hanno una loro coerenza e danno vita a una struttura di dialoghi mai banale e centrata sulla trasformazione del mondo in presenza di qualcuno che, pur essendo diverso da noi, riesce ad arricchirci e a vedere quel mondo sotto una luce diversa. Non mancano nemmeno gli elementi ironici e i rimandi all’universo zombie classico, con le battute e i riferimenti alla possibile imminente apocalisse se “l’epidemia” dovesse diffondersi. Ben delineato è anche l’aspetto della protezione dei propri cari da un segreto che potrebbe cambiare la vita, vedi la scelta di Liv di lasciare Major per non correre il rischio di trasformarlo a sua volta in un non-morto. Tutte queste dinamiche sono comunque affrontate con leggerezza, secondo uno stile godibie e un ritmo abbastanza veloce. Se volete provare come potrebbe essere non-vivere ma riuscire comunque ad avere una vita, affidatevi ad IZombie e a Liv: penserà a tutto quanto lei.