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Cosa non ha funzionato nella prima stagione de Il Diavolo in Ohio

Il Diavolo in Ohio è la nuova miniserie televisiva horror targata Netflix, creata da Daria Polatin e ispirata all’omonimo romanzo scritto dalla stessa Polatin. La serie ha da subito spopolato sulla piattaforma streaming, grazie a una trama intrigante ispirata a una storia vera e a un cast che vede protagonista Emily Deschanel (che abbiamo apprezzato in Bones), nei panni della psichiatra ospedaliera Suzanne Mathis.

Il Diavolo in Ohio è una serie tv godibile, ma che promette molto di più di ciò che offre.

Il Diavolo in Ohio (640×427)

La trama è interessante e l’elemento che ho apprezzato maggiormente è il soundtrack dalle tinte oscure, che si sposa perfettamente con le atmosfere inquietanti de Il Diavolo in Ohio. Tuttavia ci avevano promesso una serie horror, ma di spaventoso c’è solo la prevedibilità degli eventi e l’assenza di colpi di scena eclatanti.

Tutto ha inizio con una ragazzina bionda in preda al panico che cerca aiuto in lacrime, catapultandosi a bordo strada con un coltello tra le mani. Ben presto comprendiamo che Mae è fuggita da un’inquietante setta devota al culto di Lucifero, elemento reso chiaro in primo luogo dalla ferita a forma di pentagramma capovolto incisa sulla schiena della povera ragazza. Traumatizzata, Mae riesce a parlare solo con la dottoressa Mathis, la quale decide di farle provvisoriamente da tutrice accogliendola in casa contro il volere del marito e delle tre figlie. Da quel momento in poi per la famiglia Mathis nulla sarà più come prima.

La Serie tv Netflix presenta molti elementi e simboli riconducibili a sette realmente esistite. La showrunner Daria Polatin, infatti, si è dedicata a lungo allo studio delle sette e dei loro riti. Parte delle vicende che vediamo ne Il Diavolo in Ohio, inoltre, fanno riferimento a una storia vera. Non è chiaro quanto di ciò che vediamo sia frutto di fantasia e quanto, invece, sia riconducibile alla storia vera che ha ispirato il romanzo prima e la Serie Tv poi. La cosa certa è che non si tratta di un documentario, ma di una storia a sè stante che mira a narrare con le lenti della fantasia una terrificante storia vera.

Sulla carta potrebbe sembrarci la serie tv horror per eccellenza (considerando che in molti altri casi ci si è ispirati a una storia vera), ma ben presto vengono a galla alcune problematiche.

In primo luogo, da amante degli horror, posso dire che Il Diavolo in Ohio ha ben poco di spaventoso.

Il Diavolo in ohio
Il Diavolo in Ohio (640×426)

Ovviamente non mi aspettavo la presenza di jumpscare considerando che il prodotto aspira chiaramente a essere un horror psicologico, ma non ho trovato la scene riguardanti il culto abbastanza forti da creare sgomento o comunque turbamento. Degna di nota è senza dubbio la performance attoriale di Madeleine Arthur, nei panni di Mae: l’ambigua ragazzina che sembra sviluppare una vera e propria ossessione per la dottoressa Mathis (Emily Deschanel), la quale ha a sua volta alle spalle una storia di violenze domestiche che l’ha traumatizzata.

L’ambiguità del personaggio è l’unico aspetto che ci spinge ad andare avanti nella visione. Vogliamo comprendere fino a che punto Mae sia disposta a spingersi pur di conquistare l’affetto e l’attenzione della sua Suzanne.

Si tratta è un personaggio in bilico tra due mondi: se da un lato sembra determinata a integrarsi con il mondo reale e con la famiglia Mathis, dall’altro risulta ancora legata ai riti e alle credenze della setta in cui è cresciuta. La vediamo vagare di notte nella sua vestaglia bianca, costruire altarini a Satana e offrirgli vittime sacrificali per esaudire i suoi desideri. Fino alla fine non sappiamo se sperare nella sua salvezza o se temere quel lato oscuro e calcolatore che emerge in alcune scene.

Tuttavia, se l’interpretazione dei personaggi e le musiche sono l’elemento di maggiore pregio de Il Diavolo in Ohio, l’assenza di colpi di scena spiazzanti è la vera nota dolente del prodotto Netflix.

Il Diavolo in Ohio (640×360)

Un aspetto che ci fa storcere il naso, rendendo la visione piuttosto piatta e prevedibile, nonostante l’idea di base ci lasciasse ben sperare.

Nello specifico, ho apprezzato il collegamento tra la storia di Mae e quella di Suzanne, l’analisi del trauma e la sensazione di vuoto che si prova nel sentire sulla pelle sia la violenza fisica che la violenza morale dell’abbandono. Se casa è sinonimo di sicurezza e comfort, per Suzanne e Mae diventa fonte di incubi. L’intento era lodevole e originale, ma tra l’idea e la realizzazione non c’è stato il coraggio di osare. Per come è strutturato il filone narrativo gli spettatori arrivano alle conclusioni molto tempo prima del supposto colpo di scena.

Ci lascia del tutto senza parole, ad esempio, il fatto che il personaggio di Emily Deschanel e il detective Lopez (Adrian Bellani) parlino di setta satanica dopo moltissimo tempo, ignorando completamente il fatto che la ragazza avesse un enorme e sanguinante pentagramma inciso sulla schiena. Neanche il ringraziamento alla Stella del Mattino fatto a cena da Mae fa scattare la scintilla nella mente della Mathis, nonostante appena si nominasse Amon County piovessero leggende ben poco rassicuranti.

Insomma, speriamo che i malcapitati protagonisti della storia vera da cui trae ispirazione il Diavolo in Ohio fossero un po’ più svegli dei protagonisti della Serie Tv Netflix.

Il Diavolo in Ohio
Il Diavolo in Ohio (640×425)

Proprio sotto questa prospettiva emerge un altro punto debole della serie: il personaggio della dottoressa Mathis è evidentemente un personaggio complesso e dalle mille sfumature. Ma 8 episodi sono piuttosto pochi per far sì che gli spettatori empatizzassero con la psichiatra.

Analizzando ex post il vissuto della Mathis, la sua reazione al trauma e la sua incapacità di superarlo, ci rendiamo conto della forza del personaggio, ma nel corso della narrazione non riusciamo a entrare in contatto con lei sul piano emotivo.

La donna posata che riesce a barcamenarsi tra famiglia e lavoro, e la ragazzina ribelle che scappa da un patrigno violento ci sembrano due persone completamente diverse. Non percepiamo l’evoluzione e il percorso che porta quella ragazzina a essere la psichiatra dal sangue freddo che non ha ancora fatto i conti con i suoi demoni.

In conclusione, il Diavolo in Ohio non è tra le peggiori serie tv di Netflix e, anzi, non posso non riconoscere di aver apprezzato le ultime scene dell’episodio finale, nonostante fosse comunque prevedibile. La Mathis, infatti, cerca di svincolarsi da quei demoni senza rendersi conto che, alla fine, è stato il demonio stesso ad averle teso una trappola, incatenandola senza che lei se ne rendesse conto.