Vai al contenuto

ATTENZIONE: se non hai visto il nono episodio di House of the Dragon non proseguire nella lettura!!

Re che muoiono e re che vengono acclamati. La ruota gira e continuerà a girare per secoli. I sovrani passano, il gioco resta. Restano le sue regole perverse e i suoi meccanismi diabolici. Restano gli intrighi e le trame sotterranee, gli equivoci e i raggiri. Resta la linea di successione, un filo che qualcuno deve assumersi l’onere di mantenere, una casella da riempire per sbancare il tavolo e restare saldamente ancorati all’unica cosa che in House of the Dragon sembra veramente contare: il potere. E il potere è fatto di codici e cerimoniali, di segnali che vanno letti tra le righe, di dettagli apparentemente insignificanti e che invece indirizzano gli eventi su una strada piuttosto che sull’altra. Il nono episodio di House of the Dragon fa dei simboli una chiave di lettura nascosta che sembra anticipare le sorti della storia. Re Viserys è morto, il Concilio ristretto diventa di fatto un’appendice del potere dei Verdi guidati dal Primo Cavaliere Otto Hightower, l’erede designata al trono è lontana dalla capitale, il primogenito maschio del re è disperso. I primi minuti di House of the Dragon 1×09 sono come sospesi in un tempo penzolante, estremamente gravoso. La scenografia cambia, si fa più fredda e lugubre. Le ore si cristallizzano nel temporaneo vuoto di potere lasciato dalla dipartita del re. Nella capitale si sta per decidere il futuro di Westeros, nella più totale inconsapevolezza dei più. Le macchinazioni sono concitate, i contrasti interni esplodono. Il Continente occidentale deve avere il suo nuovo sovrano, il Trono di spade attende paziente nella Sala vuota dove Viserys aveva tentato poco prima di riaffermare la propria autorità.

Chi sarà il nuovo re? Come verrà gestita la successione al trono?

House of the Dragon (640x360)
House of the Dragon (640×360)

I precedenti episodi di House of the Dragon ci avevano già abbondantemente chiarito che la transizione del potere non sarebbe stata così automatica. Rhaenyra è l’erede scelta da Viserys, pronta alla successione da circa vent’anni. Ma le diffidenze e le ritrosie a corte e nel resto del Continente occidentale sono sempre state troppe e troppo accese. La tela di Otto Hightower, pazientemente costruita negli anni, ha fatto sì che ogni pezzo fosse esattamente al posto giusto al momento dell’uscita di scena di Viserys I. Aegon, il primo figlio maschio del re, può concorrere nella corsa al trono. Ha dalla sua secoli di tradizione. Secoli in cui sono stati sempre e solo gli uomini i depositari unici del potere. La scelta di Rhaenyra è azzardata, rischiosa, e potrebbe compromettere la stabilità del regno. Sono in molti a credere che l’unico davvero legittimato a succedere a Viserys Targaryen sia il suo primogenito maschio, al di là della sua personale predisposizione ad assumere la responsabilità della corona. Il Primo Cavaliere era pronto al passaggio di consegne, i Verdi avevano già predisposto tutto e l’equivoco delle ultime volontà del re agonizzante raccolte da Alicent sarebbero state persino indifferenti. Gli Hightower hanno ormai in mano il Concilio ristretto, la Guardia reale, i maestri della Cittadella e Approdo del Re, oltre che le famiglie convocate nella Sala del Trono e costrette ad inginocchiarsi difronte al nuovo sovrano.

I simboli, come dicevamo, hanno un peso. Soprattutto in questo penultimo episodio di House of the Dragon.

La profezia sussurrata da Viserys nel letto di morte accompagna i pensieri di Alicent mentre conduce suo figlio alla cerimonia di incoronazione. La regina ha sempre lavorato per i suoi figli, per metterli al sicuro da Rhaenyra e Daemon e per dare loro quel posto prioritario nelle volontà di Viserys che era invece sempre stato occupato dalla figlia di Aemma. Alicent avrebbe voluto mettere Aegon sul Trono di spade, a dispetto del volere di suo marito e del suo re. Quelle poche parole, sussurrate nell’ultimo rantolo di vita di un sovrano ormai andato, hanno riacceso in lei la luce della speranza. La luce della verde speranza. Aegon, il suo sogno, il Canto del Ghiaccio e del Fuoco, il Principe che fu promesso e che riunirà il reame nell’oscurità: per Alicent, le ultime parole di Viserys sono l’avallo definitivo al cambio di successione, l’insperata approvazione per Aegon. House of the Dragon 1×09 ci ha però mostrato come la linea di Alicent non combaci del tutto con quella di suo padre Otto. Gli Hightower più potenti del regno mostrano le prime crepe nel loro rapporto, fino a quel momento piuttosto solido. Per il Primo Cavaliere, suo nipote Aegon sul Trono di spade serve a rafforzare il potere personale della famiglia Hightower, finalmente ascesa alla carica più alta. Alicent vuole invece che suo figlio regni nel nome del primo Aegon, il Conquistatore che partì da terre lontane per conquistare Westeros e assicurargli una nuova era di pace e prosperità.

Il richiamo al primo re Targaryen è più volte sottolineato proprio dai simboli, dai dettagli.

House of the Dragon (640×360)

Innanzitutto, il nome. Il primo figlio di Viserys e Alicent porta il nome del Conquistatore. Ma chi era Aegon I e perché la sua aura dovrebbe rinsaldare la fiducia degli abitanti di Westeros nel nuovo re che si presenta come suo diretto discendente? Aegon il Conquistatore aveva appena ventisette anni quando, insieme alle sue sorelle e ai tre draghi, arrivò nel Continente occidentale per conquistarlo. Era un ragazzo estremamente coraggioso, con un intuito eccezionale e grande determinazione. Capelli d’argento, spada forgiata con l’acciaio di Valyria e un gigantesco drago dalle scaglie nere e le ali talmente grosse da oscurare intere città al suo passaggio: Balerion, il Terrore Nero. Il più imponente di tutti i draghi dei Targaryen. Dopo aver sottomesso i signorotti locali, Aegon il Conquistatore regnò con pazienza e lungimiranza, dividendosi tra la sua fortezza personale a Roccia del Drago e le lande più disparate di Westeros, dove si recava in viaggio per farsi conoscere dai suoi sudditi e per risolvere le controversie più urgenti. Aegon è stato il primo re a sedere sul Trono di spade, inaugurando un’epoca di pace che poi i suoi discendenti avrebbero mantenuto a fasi alterne. Il nome di Aegon viene pronunciato con rispetto e deferenza ed è quello che ha permesso alla dinastia dei Targaryen di essere amata e temuta, anche dopo la sua scomparsa. Nei piani della regina Alicent, il regno di suo figlio Aegon deve riallacciarsi direttamente a quello del Conquistatore, l’era migliore che il Continente occidentale ricordi. È lui il Principe promesso della profezia, lui il Targaryen che terrà unito il regno nell’oscurità.

Per questo, gli consegna la daga (sì, sempre quella maledetta daga che se potesse parlare…) appartenuta al padre Viserys. Uno scambio di consegne all’apparenza banale, ma che invece cela un significato più importante. Sia per il giovane Aegon, che si sente investito di un attenzione che dal padre non aveva mai ricevuto. E sia per le sorti del regno, che quella daga – con la profezia del Ghiaccio e del Fuoco incisa sopra – contribuirà a forgiare, nel bene e nel male, fino all’era di Ditocorto e della Guerra dei Cinque Re. Non appartiene invece a Viserys la corona che Criston Cole poggia sul capo del nuovo re. Invece di quella dorata che indossava suo padre, Aegon II ne riceve in eredità una nera, un anello in acciaio di Valyria tempestato di rubini: la corona del Conquistatore. Il legame emotivo che si vuole creare con il capostipite della Casa del Drago è evidente. Aegon possiede nome, corona, daga e spada – la famosa Blackfyre con cui venne conquistata Westeros – del suo avo. Il suo regno si presenta in continuità con quello del Conquistatore. Lui e solo lui può essere il Principe che fu promesso di cui parla la profezia. Le sorti del regno dipendono dalla sicurezza e dalla buona salute del nuovo re.

House of the Dragon (640x360)
House of the Dragon (640×360)

Ma davvero Aegon II sarà un re paragonabile al capostipite dei Targaryen?

House of the Dragon ci ha lanciato più di un segnale che va nella direzione opposta. Il giovane Aegon sembrava riluttante ad accettare la pesante responsabilità della corona. Attratto dai piaceri materiali più che dagli affari di corte, Aegon II ha tutte le carte in regola per dimostrarsi un re poco all’altezza del Conquistatore. La corona che fu di Aegon passò al suo discendente Maegor il Crudele. Dopo di lui – sovrano insensibile, feroce e spietato – né Jaehaerys, né Viserys vollero prenderla in eredità. La corona nera, da Maegor in poi, sarà uno dei tratti distintivi dei sovrani più cupi e malvagi, in contrapposizione a quelli invece più “pacifici”. Il particolare non è dunque affatto trascurabile. Come non lo sono neppure gli altri dettagli della cerimonia di incoronazione. Aegon, oltre alla corona del Conquistatore e a Blackfyre, porta al collo la catena della Cittadella. Un simbolo che quei machiavellici macchinatori degli Hightower associano alla propria famiglia. Old Town è infatti la sede della Cittadella, dove si formano i maestri di Westeros, ed è governata proprio dagli Hightower, suoi Difensori. Il segnale che il Primo Cavaliere vuole lanciare ai sudditi del regno è che Aegon II è sì un Targaryen, ma è anche suo nipote e quindi per metà Hightower. La politica, la cara vecchia politica che tutto sfalda e tutto muove, torna sempre ad indirizzare i percorsi della storia.

Nel finale di stagione, che arriverà domenica notte su Sky, torneranno Rhaenyra e Daemon a reclamare ciò che spettava loro di diritto. La Danza dei Draghi è ufficialmente iniziata, il Regno dei Targaryen sta per conoscere la sua prima traumatica rottura. Anche in questo senso, nella prospettiva di una guerra fratricida che sta per iniziare, c’è un ulteriore particolare da notare: il sigillo di Aegon non è più il classico drago rosso su sfondo nero, ma diventa invece dorato, a ricordare Sunfyreil Dorato, appunto -, il drago di Aegon II. Quando in una famiglia i colori degli stemmi iniziano a diversificarsi, la ragione principale può essere solo una: i fratelli stanno per combattere contro i fratelli, un ramo della famiglia sta per azzuffare l’altro. La guerra civile è inevitabile.