È un dato di fatto: la maggior parte delle serie tv a stampo comico difficilmente partono a tutta birra. D’altra parte, per fidelizzare un proprio pubblico, le comedy hanno bisogno di tempo: tempo che ci permetta di conoscere i suoi protagonisti ed empatizzare con essi e tempo per abituarsi a un peculiare stile narrativo e umoristico. Tuttavia, quando alle spalle di un nuovo prodotto scopriamo trovarsi un grande nome, ecco che subito le nostre ritrosie scompaiono e scegliamo quasi inconsciamente di dare fiducia a un simile marchio di garanzia, nel bene e nel male. Questo è quello che ci è capitato quando ci siamo approcciati per la prima volta a Great News (Grandi Notizie), comedy incentrata sulla quotidianità e sulle peripezie dietro alla redazione del notiziario televisivo The Breakdown e prodotta dalla grandiosa Tina Fey (che compare anche come guest star nella serie).
Chi tra voi mastica il genere commedia in tv, conoscerà perfettamente questo nome. parliamo di una tra le donne di maggior richiamo nel panorama delle comedy statunitensi dell’ultimo decennio: attrice, autrice e produttrice, Tina Fey è una vera e propria istituzione nel settore. Oltre ad aver scritto e recitato nella serie di culto 30 Rock, la donna è stata infatti la mente dietro a numerose produzioni comedy di successo: dalla pluriennale partecipazione al Saturday Night Live alla sceneggiatura di film cult come Mean Girls fino a quella di una serie come l’apprezzatissima Unbreakable Kimmy Schmidt di Netflix, Tina Fey ha saputo costruirsi una solida carriera che le ha permesso di farsi sempre più strada in quel di Hollywood e di essere conosciuta come una delle autrici e produttrici più affidabili del settore.
Quando, perciò, il suo nome venne associato a Great News, progetto in cui la donna rivestì sia il ruolo di produttrice che di interprete, le aspettative del pubblico salirono alle stelle. D’altra parte, l’intrigante soggetto dietro alla serie e l’incredibile gamma di potenzialità che una work-place comedy ambientata nel mondo del giornalismo potevano offrire promettevano già grandi risultati. Eppure, nonostante queste premesse, sappiamo bene che Great News non riuscì mai a ottenere un successo tale da spiccare definitivamente il volo, ma anzi, si concluse prematuramente solo dopo due stagioni.
Ma proviamo a fare un passo indietro e cercare di capire cosa in Great News non funzionò e non le fece ripagare le aspettative che tanti nutrivano su di lei, nonostante la generale piacevolezza del prodotto.
Andata in onda dal 2017 e il 2018 sulla NBC, rete televisiva statunitense passata alla storia soprattutto per aver trasmesso alcune tra le comedy più influenti di sempre come Friends, The Office, Parks & Recreation, Will & Grace e tante altre, Great News, pur risultando un prodotto capace di intrattenere il pubblico, non riuscì infatti mai a ottenere una grande popolarità. Un prodotto piacevole, certo, ma non particolarmente brillante e molto spesso prevedibile. Una serie capace di trasmettere una buona dose di serenità, ma che solo in rare occasioni ha spinto il pubblico a ridere di gusto e che non sempre si è dimostrata in grado di valorizzare tramite satira e parodia le contraddizioni tipiche del mondo del giornalismo e dell’informazione, come avrebbe invece potuto fare.
Ambientata negli studi e nei dietro le quinte di un notiziario, Grandi Notizie si propone di raccontare le disavventure della giovane Katie Wendelson, una produttrice di notizie dalle grandi ambizioni ma profondamente impacciata. Tutto per la donna cambia però quando sua madre Carol, donna di mezz’età tanto premurosa quanto invadente, diventa stagista presso la sua stessa azienda, decisa a lanciarsi a tempo pieno nel mondo della tv. Come un ogni work-place comedy, tuttavia, non mancano di certo i comprimari: troviamo così il brillante Greg, intelligente e sarcastico produttore esecutivo con più difetti di quanto sarebbe disposto ad ammettere, e i due conduttori di punta del notiziario: il venerando Chuck Pierce, vanaglorioso e capriccioso uomo che vive della passata popolarità, e Portia Scott-Griffith, narcisistica e vanesia giovane donna decisa a farsi strada nel settore
Ecco così che abbiamo tra le nostre mani un concept di certo non eccessivamente innovativo, ma dalle grandi potenzialità, tipiche di una commedia ambientata sul posto di lavoro e di quella familiare, due tra i generi di comedy più inflazionati, ma anche più amati e popolari di sempre. Il risultato di questi fattori sarebbe dovuto essere esaltante, capace di far ridere, emozionare e al contempo a spingere alla riflessione sulla nostra modernità. La verità? Le due stagioni che hanno composto Great News, pur non annoiando mai, non sono riuscite a colpire esattamente nel segno, donando una narrazione simpatica ma incapace di diventare iconica.
Divertente, ma senza guizzi creativi o colpi di genio.
Originale? Solo a tratti. Great News infatti sembra riprendere moltissimo da tante altre serie tv che l’hanno preceduta, faticando in questo modo a imporre una propria peculiare personalità. Tra i modelli di Great News, però, spicca in particolare un nome su tutti: quello della già citata 30 Rock, vero grande diamante della carriera di Tina Fey. Sia in quanto a stile narrativo e registico, infatti, Great News si dimostra fin troppo debitrice di 30 Rock, che anche nel concept risulta strettamente paragonabile alla prima, essendo ambientato nel dietro le quinte di un programma televisiva.
Il risultato, tuttavia, non ricade a favore di Great News che, nonostante riesca a imbastire tra i suoi protagonisti dinamiche piuttosto interessanti e a regalare una comicità genuina, non riesce mai ad arrivare a toccare gli apici di irriverenza di 30 Rock.
Pur trattando infatti tematiche scottanti nel panorama dell’informazione, dal pericolo delle fake news, allo sviluppo dei social media e degli influencer, dal crescente fenomeno della manipolazione mediatica di immagini e video fino ai cambiamenti del settore grazie alla rivoluzione digitale e all’evoluzione di internet che hanno reso la divulgazione di notizie tradizionale quasi obsoleta, Great News manca di quella verve irriverente che l’avrebbe fatta ricordare e rendere popolare.
Ironica più che satirica, leggera più che improntata a far riflettere, Grandi Notizie sembra puntare maggiormente sulle relazioni intessute tra i protagonisti e sul loro percorso e sviluppo interiore che sul mondo del giornalismo in sé, aspetto che di certo non manca di coerenza data la forte componente emotiva e familiare dichiarata sin dagli esordi. Nonostante i suoi tanti limiti, però, è per noi davvero difficile provare a toglierci l’amaro dalla bocca per la sua cancellazione fin troppo matura: con soli 23 episodi divisi in due stagioni, la serie è stata interrotta ancor prima di poter avere il modo di ricalibrarsi e di aggiustare il tiro, magari potendo puntare su nuovi aspetti della contemporaneità. Già immaginiamo le potenzialità di una papabile terza/quarta stagione incentrata sulla problematica del Covid e delle relative fake news, della manipolazione delle informazioni a opera di complottisti, degli scandali su Twitter e i cambiamenti del mondo social.
Inutile negarlo: nonostante abbia saputo tenerci compagnia e regarci qualche sorriso e risata, ci saremmo aspettati molto di più da Great News, sia dati i nomi coinvolti, sia data l’ambientazione giornalistica che, su altri lidi e generi televisivi ha saputo generare perle come The Newsroom e The Morning Show, perciò non siamo rimasti sorpresi di fronte alla notizia della sua cancellazione prematura. Una cancellazione, d’altra parte, più che comprensibile dati gli scarsi ascolti e un’affezione da parte del pubblico non all’altezza delle aspettative, ma anche un addio che sa di rimpianto e di delusione per ciò che avrebbe dovuto essere.