2. Gorr – Thor: Love and Thunder (Taika Waititi, 2022)

Penso si sia capito già dal primo punto che sono una fan Marvel e credo che un buon cattivo meriti una degna trasposizione all’interno dei cine-comic. E non ci sono dubbi sulla delusione generale che ha seguito la mal riuscita di Thor: Love and Thunder e lo spreco di un signor villain come Gorr, il Macellatore di dei, e di un signor attore come Christian Bale. Perfino quest’ultimo ha espresso il suo disappunto senza andare troppo per il sottile. Purtroppo il quarto capitolo della saga del dio del tuono non ha centrato il punto.
Vero, sì: il franchise di Thor non è mai stato tra i più fortunati dell’MCU. Ma bisogna dire che i cattivi che ha portato sul banco sono fenomenali e avevano tutto il potenziale per rendere grandi i film in cui appaiono. Il Loki di Tom Hiddlestone, nonostante la recente digressione a personaggio positivo, e la Hela di Cate Blanchett, sebbene la rivisitazione di parentela rispetto ai fumetti, hanno decisamente dominato il franchise. Dall’altro lato della bilancia, anche gli altri due cattivi incontrati dal figlio di Odino meritavano film degni del loro nome. Mi sto riferendo a Malekith, il re degli elfi oscuri (che nei fumetti è decisamente più interessante), e il già menzionato Gorr.
Una breve digressione su Malekith è doverosa.
Decisamente sprecato dall’MCU, Malekith il Maledetto nei fumetti è un personaggio subdolo, doppiogiochista, ingannatore (forse più di Loki stesso). Un personaggio che si aggira nei retroscena e tira le fila di tutte le conseguenze dei grandi conflitti causati da altri super-villain. La nemesi giurata di Thor e Asgard fa il suo ingresso nell’MCU in Thor: The Dark World (Alan Taylor, 2013). Come villain nel cinema, l’insidioso Malekith viene ridotto a un sempliciotto che si vuole appropriare della materia rossa (derivata dalla gemma della realtà) per riportare l’oscurità in tutto l’universo. La novità? Non c’è. A causa della gemma stessa e con un pizzico di fulmini e saette, Malekith viene letteralmente distrutto (come è stata la caratterizzazione del personaggio) e subito dopo dimenticato.
Gorr poteva esistere in un film il cui target principale sono i bambini?
Altro discorso avviene per il Macellatore di Dei. Assolutamente più approfondito rispetto a Malekith, Gorr ha motivazioni solide e un arco narrativo completo. La sua brutalità, che nei fumetti è cruda, fredda e terribilmente razionale, viene invece “alleggerita” da una follia causata dall’abuso della Necrospada. Nonostante il re-design del personaggio che lo allontana dall’aspetto originale, il Gorr di Bale riesce comunque a distinguersi e mostra tutto il suo potenziale per instaurarsi come uno dei maggiori villain del cinema.
Il problema con cui ha dovuto confrontarsi principalmente il personaggio è, invece, tutto il contorno del film stesso. Thor: Love and Thunder non è piaciuto a causa (attenzione) di un processo già iniziato in Avengers: Endgame. Il dio del tuono viene man mano più ridicolizzato, forse per umanizzarlo e renderlo più accessibile. La serietà dei primi due film, decisamente rivisitata da Waititi in Ragnarok, viene completamente abbandonata e si è deciso di avvicinarsi a un pubblico più infantile.
Ecco: Thor: Love and Thunder è un film per bambini e pertanto utilizza un linguaggio adatto a loro – l’ultimo trend a seguito dell’acquisizione disneyana. Questo, tuttavia, stona con la violenza incarnata da Gorr, che poco si sposa con gli obiettivi di pubblico del film. Un fan MCU di lunga data, cresciuto con gli standard delle prime tre fasi (con i suoi alti e bassi), si sarebbe aspettato un film dai toni più cupi e minacciosi. Ma anche quando sembra che Love and Thunder si indirizzi verso quella direzione, il tono viene smorzato nella sequenza successiva, cadendo in una comicità ingenua. Ed è stato un peccato perché, tra i villain nel cinema, Gorr aveva tutto il potenziale per diventare uno tra i più indimenticabili.