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5 grandi registi che hanno tempi creativi brevissimi

ryan murphy

Quando si tratta di tempi creativi, è veramente difficile fare una stima della velocità con cui si può presentare un prodotto al pubblico. Dai prolifici Stephen King ai ritardatari George R.R. Martin nella letteratura, anche nel mondo del cinema e della televisione la creatività è soggettiva e ha tempistiche diverse. Spesso associata a lunghe ore di riflessione, perfezionamento e sperimentazione, la creatività varia in base a molteplici fattori.

Tuttavia, esistono registi e registe che sfidano questa percezione, dimostrando che l’arte può fiorire anche sotto la pressione del tempo. O semplicemente i più fortunati di loro vivono in una costante fioritura creativa. Questi cineasti, caratterizzati da una rapidità creativa straordinaria, riescono a dare vita a opere di elevata qualità in tempi che lascerebbero (anzi, lasciano) i loro colleghi a bocca aperta.

Che si tratti di lungometraggi, serie televisive o progetti sperimentali, questi registi mostrano una capacità unica di mantenere un ritmo produttivo vertiginoso senza compromettere (o quasi) la complessità e la profondità delle loro opere. Dai budget ridotti oppure infiniti (spesso anche questi possono essere una lama a doppio taglio), alle tempistiche di produzione serrate, efficienza ed efficacia vanno a braccetto quando si tratta di questi cineasti.
Qui ci proponiamo di esplorare alcuni dei profili tra i più rapidi e prolifici registi cinematografici e televisivi contemporanei, e non solo. Dagli innovatori del piccolo schermo, passando per pionieristiche registe, velocità e qualità testimoniano il potere che la visione creativa può avere anche nelle condizioni lavorative più impegnative e stringenti.

Ecco, quindi, 5 registi (e registe) cinematografici e televisivi che hanno tempi creativi rapidissimi!

1) Woody Allen

Woody Allen

Alla veneranda età di 88 anni, Woody Allen è come un treno. Inarrestabile e, soprattutto, costante. Sebbene sia considerato uno dei maestri del cinema d’autore, è innegabile che abbia lasciato un segno indelebile nella cultura pop, influenzando, oltre alla storia del cinema, anche il mondo televisivo. Con ben 50 lungometraggi alle spalle, Allen ha sfornato la sua ultima opera, Un colpo di fortuna – Coup de chance (potete trovarla su NowTv), l’anno scorso.
Commedia, dramma, fantasia, terrore e allegoria. Woody Allen e il suo cinema sono questo e molto altro. Spesso lo possiamo vedere protagonista dei suoi film, spesso si nasconde dietro la macchina da presa. Ma il segno distintivo del suo cinema è inconfondibile. Protagonisti nevrotici, compulsivi e ossessivi. La complessità della vita moderna e dei suoi sentimenti vengono ingigantiti (ed esasperati) nel tentativo di studiare l’inadeguatezza dell’uomo (spesso in opposizione a personaggi femminili iper-realizzati) e la sua incertezza intrinseca.
Ci sembra quasi inutile ricordare capolavori come Io e Annie (1977), Manhattan (1979) e una giovanissima Meryl Streep, Harry a pezzi (1997), Midnight in Paris (2011) e un inaspettato Owen Wilson, oppure Blue Jasmine (2013) con una indimenticabile Cate Blanchett protagonista. In Woody Allen (come in pochi altri), al posto del genio titanico dei grandi classici possiamo trovare invece la malinconica timidezza dello shlemiel (tradizionale figura del malaccorto perdente di tanta narrativa ebraica). Il tono sommesso, poi, rimanda ad un cinema artigianale, frutto, invece, di professionismo e di tempi creativi quasi maniacali (come ben si può immaginare da una figura come la sua), che coinvolge lo spettatore in un gioco di sorridente complicità.

2) Agnès Varda

Agnès Varda

Figura centrale del cinema francese e pioniera della Nouvelle Vague, Agnès Varda ha diretto oltre 40 film tra lungometraggi, cortometraggi e documentari. Il suo lavoro include sia fiction che non-fiction, con una carriera che si estende per più di sei decenni. Varda ha debuttato nel 1955 con il film La Pointe Courte e ha continuato a creare opere fino alla sua morte nel 2019, con il suo ultimo film, Varda by Agnès (2019). Per oltre sessant’anni, Varda non si è mai fermata e il suo approccio, tipico del cinema d’autore, le ha permesso di produrre opere in tempi brevissimi, con budget minimi e qualitativamente elevati
Agnès Varda adottava un metodo di lavoro altamente intuitivo e flessibile. Molti dei suoi film, come Cléo dalle 5 alle 7 – Cléo de 5 à 7 (1962) oppure Senza tetto né leggeSans toit ni loi (1985), sono stati girati in luoghi reali. Grazie al contributo di un piccolo gruppo di collaboratori fidati, Varda ha potuto lavorare rapidamente e con spontaneità. Questo approccio documentaristico, che spesso incorporava elementi di realtà e improvvisazione, le consentiva di ridurre i tempi di produzione rispetto ai metodi più tradizionali e formali.
Varda, inoltre, padroneggiava ogni fase della produzione, dalla scrittura alla regia, fino al montaggio. Questa autonomia creativa le permetteva di evitare lunghe fasi di pre-produzione o post-produzione. La sua formazione come fotografa le conferiva un occhio acuto per le immagini e la composizione, il che rendeva il processo di ripresa più efficiente.
Risoluta, flessibile ed efficienza, i tempi creativi di Agnès Varda l’hanno distinta grazie anche alla sua sicura capacità di prendere decisioni rapide e di rimanere fedele al suo stile unico e riconoscibile.

3) Ryan Murphy

Ryan Murphy

Non facciamo in tempo a finire una stagione di American Horror Story (dal 2011) che Ryan Murphy ci propone già un’altra serie per cui ossessionarci. Regista e sceneggiatore di otto film, e ideatore, regista, produttore e sceneggiatore di 18 Serie Tv, anche Murphy non scherza a produttività. L’ormai inconfondibile firma del regista di Mangia prega ama (2010) – si, ha diretto pure questo – la si riconosce a chilometri di distanza. Da qualche anno a questa parte, abbiamo avuto modo di notare che a Murphy non basta più la sua fervida immaginazione. Le sue serie cominciano a contestualizzarsi dalla realtà, diventando (paradossalmente) più verosimili e ricercate. Romantizzare, poi, gli eventi realmente accaduti è diventato il segno distintivo dei suoi prodotti. La pertinenza storica è diventata, quindi, il suo marchio di fabbrica.
Il 2022 è stato, tra l’altro, una delle sue annate più prolifiche. Murphy, infatti, ci ha portato I diari di Andy Warhol, seguita dal controverso successo mondiale Mostro: La storia di Jeffrey Dahmer, seguita subito dopo da The Watcher. Tre storie completamente diverse, combinate a personaggi e ambientazioni più disparati. Ma sempre e solo un nome dietro a tutte e tre. Certamente, tale rapidità è data da un team produttivo e artistico di fiducia. I volti delle serie firmate Murphy sono spesso gli stessi: Emma Roberts ed Evan Peters ormai sono di casa. E questo permette senza ombra di dubbio agli ingranaggi produttivi di scorrere in maniera più celere ed efficace. Ma non si può negare che pescare le proprie storie dalla realtà permette a Murphy di avere un bacino narrativo potenzialmente infinito e, di conseguenza, accelerare i suoi tempi creativi.

4) Michelle MacLaren

Michelle MacLaren

“I don’t see myself as a female director, I see myself as a director who happens to be a woman.”

“Non mi vedo come una regista donna, mi vedo come una regista che capita di essere una donna.”

Regista, produttrice, sceneggiatrice. MacLaren è un fenomeno come poche altre. Debutta alla regia nel 2002 con la direzione di John Doe. Stiamo parlando del settimo episodio della nona stagione di una piccola “seriuccia” di cui molto probabilmente avrete già sentito parlare: X-Files (1993-2018). E da quel momento nessuno l’ha più fermata. Dirige per qualche anno episodi delle serie più disparate. Da Senza traccia (2002-2009), passando per Law&Order: Unità speciale (1999-in corso) e Kyle XY (2006-2009), MacLaren ha avuto gli anni di attività creativa più intensi tra il 2009 e il 2014.
Se vi ricordate bene, infatti, questo è il periodo di uscita di un paio di serie che hanno cambiato il modo di fare tv. Stiamo parlando, non a caso, di Breaking Bad (2008-2013), The Walking Dead (2010-2022) e Game of Thrones (2011-2019). Se nella seconda e nella terza, la vediamo “solo” alla regia di tre e quattro episodi, è in Breaking Bad che MacLaren da il meglio di sé. Produttrice esecutiva di 47 episodi della serie firmata da Vince Gilligan, Michelle MacLaren ne dirige ben 11, dalla seconda alla quinta stagione. Il contributo della regista e produttrice canadese è stato senza ombra di dubbio uno degli elementi fondamentali al successo di Breaking Bad. Lo sappiamo tutti: questa serie ha fatto la storia della televisione.
Da ricordare poi che, ai tempi, le stagioni uscivano con cadenza annuale, incidendo sui tempi creativi di registi e registe. La MacLaren entra di diritto, quindi, tra i registi più prolifici in uno dei momenti di massima della serialità televisiva.

5) Greta Gerwig

Greta Gerwig

Di fama mondiale grazie al fenomeno che è stato Barbie nel 2023 e dal suo ritorno alla regia con Lady Bird (2017), Greta Gerwig sta vivendo un periodo di implacabile fioritura creativa. La regista di Piccole donne (2019) è ormai una delle più richieste di Hollywood. Il successo della sua creatività, semplice ma efficace ed efficiente (frutto degli anni da regista indipendente), l’hanno inserita sotto la lente dei maggiori produttori. Gerwig è stata infatti scelta per la regia dell’adattamento de Le cronache di Narnia. Impresa questa non da poco, ha destato le preoccupazioni della stessa regista. Si sa, però, che quando si tratta di fiutare l’ingrediente perfetto per il successo di una propria serie, Netflix non scherza affatto.
L’approccio fresco e leggero si mescola con tempi creativi rapidissimi, permettendo a Gerwig di sfornare nuovi film nel giro di poco. Greta Gerwig non è nuova nemmeno al mondo della serialità. Doppia, scrive e dirige, infatti, anche la serie animata China, IL (2008-2015), di cui dirige interamente la terza e ultima stagione. Certo è che la mole di Le cronache di Narnia non è sicuramente paragonabile a una piccola serie comedy, tuttavia, le capacità creative di Gerwig hanno dimostrato che sa il fatto suo. L’adattamento della saga di C.S. Lewis dovrebbe uscire in piattaforma nel 2025 e la produzione probabilmente è sul procinto di iniziare. E noi non vediamo l’ora di vedere il contributo creativo di Greta Gerwig a una saga che ha plasmato l’infanzia di molti di noi.