5. I’m Thinking of Ending Things

Il film, scritto e diretto da Charlie Kaufman e tratto dal romanzo di Iain Reid, è un dramma psicologico e surreale distribuito da Netflix nel 2020. I protagonisti sono Jessie Buckley e Jesse Plemons, una coppia che viaggia in auto per far visita ai genitori di lui. Ma il viaggio si trasforma presto in un incubo onirico e frammentato, in cui il tempo, l’identità e la realtà si sfaldano.
Non è solo un film sulla televisione. Nel mondo di I’m Thinking of Ending Things, la televisione — insieme al cinema, alla pubblicità, alla cultura pop americana — non è semplicemente presente: è l’ambiente mentale in cui i personaggi vivono. Durante il film compaiono diversi frammenti televisivi: questi inserti servono a mostrare come la mente contemporanea si costruisca attraverso immagini televisive. La protagonista cambia nome, professione, personalità più volte durante il film e questa fluidità richiama il modo in cui la TV (e oggi i media digitali) offrono identità intercambiabili. Il risultato però non è libertà, ma disorientamento.
I’m Thinking of Ending Things fa un passo ulteriore: mostra una società che ha interiorizzato la TV fino a confondere i confini tra reale e rappresentato. La televisione non è più un oggetto esterno che dice la verità o mente, ma una voce interna nella coscienza collettiva.
Non c’è dubbio sul grande potere che la televisione, e i media in generale, hanno su tutti noi. Influenzano le nostre scelte, le nostre opinioni politiche, i nostri gusti, i nostri immaginari. Questi film sulla televisione ci mostrano i suoi lati più macabri e duri e di come, sia chi sta da un lato che dall’altro lato dello schermo sia ugualmente coinvolto nello spettacolo della realtà.






