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6 film sci-fi che parlano più di emozioni che di tecnologia

3) Solaris (1972/2002)

Adattamento dell’omonimo romanzo (1961) del polacco Stanisław Lem, Solaris — sia nella versione di Andrej Tarkovskij (1972) che in quella di Steven Soderbergh (2002) — medita profondamente su quanto le emozioni siano non solo parte della nostra umanità, ma anche il filtro attraverso cui percepiamo e costruiamo la realtà.

In un futuro imprecisato, la “Solaristica” è l’insieme di discipline scientifiche intorno allo studio di Solaris, un pianeta extrasolare ricoperto da un misterioso oceano gelatinoso e dalla natura imperscrutabile. Lo psicologo Kris Kelvin (nella versione del 2002, Chris Kelvin, interpretato da George Clooney) parte per la stazione scientifica orbitante che studio la natura del pianete. Una volta giunto, scopre un equipaggio lasciato all’osso. Morti inspiegabili, suicidi e “ospiti” inaspettati infestano la nave. Il pianeta sembra non comunicare nella maniera tradizionale: attinge invece ai ricordi di chi gli orbita attorno, in questo caso la squadra di scienziati e poi il dott. Kelvin.

Solaris risponde alle memorie, ai dolori, ai desideri inespressi degli astronauti in orbita, materializzando presenze che incarnano le loro emozioni più nascoste. Per Kris Kelvin, il protagonista, questo significa rivedere la moglie defunta suicida, Hari (ribattezzata Rheya nella versione americana). Ma quella Hari non è un semplice fantasma: è un riflesso dei suoi ricordi, intrisi del suo senso di colpa, del rimpianto, dell’amore che non ha mai smesso di provare. In Solaris, le emozioni sono forza generatrice, diventando carne con un’identità.

Le nostre emozioni sono la versione – distorta – dell’altro.

Tuttavia, questo stato d’essere è filtrato dai ricordi di un’altra persona. In particolare la versione del ’72 riflette proprio sulla dimensione della memoria degli “ospiti”. Hari si rende conto della propria natura, si rende conto che lei non è lei, ma una versione di sé creata dal ricordo di Kris. Il suo ultimo gesto è forse l’unico momento in cui la donna esercita il proprio libero arbitrio. In un triste ripetersi del destino, la Hari ospite decide chi vuole essere e cosa vuole per sé. Specchio del nostro universo interiore, dolore e amore possono creare una realtà, inspiegabilmente nostra e soggettiva, ma allo stesso tempo con una dimensione propria.

4) Arrival (2016)

Arrival

Tra i migliori film sci-fi di sempre, Arrival è ormai un vero e proprio cult del genere fantascientifico. Denis Villeneuve fa il suo debutto nel genere con un film toccante, intimo e intrinsecamente umano, sebbene ci siano alieni, navi spaziali e linguaggi extraterrestri. È una meditazione profonda sul linguaggio, sul tempo, e soprattutto sulle emozioni che definiscono l’essere umano. Al centro della storia non c’è la guerra o la conquista, ma una linguista, Louise (Amy Adams), che cerca di comunicare con esseri venuti da un altro mondo. Il vero cuore del film, però, si trova altrove: nella consapevolezza del dolore, della perdita e della scelta di amare e ripercorrere comunque tutto il bello e il brutto che la vita riserva.

Basato sul racconto Storia della tua vita, incluso nell’antologia di racconti Storie della tua vita (Stories of Your Life and Others) di Ted Chiang, l’Arrival di Villeneuve riflette sul coraggio intrinseco nelle emozioni. Quando Louise impara la lingua degli eptapodi, acquisisce una nuova percezione del tempo: non più lineare, ma circolare. Con essa, arriva anche la comprensione del proprio futuro — un futuro segnato da amore intenso e da un lutto devastante. Eppure, di fronte alla possibilità di evitare quella sofferenza, Louise sceglie di vivere ogni emozione fino in fondo. Di fronte alla conoscienza di ciò che accadrà, Louise sceglie di abbracciarlo e accoglierlo.

Il linguaggio più potente di tutti è l’empatia. Essa non ha bisogno di parole, che possono costruire sia ponti che muri. Essa esiste. Quello che ci vuole dire Arrival è che essere presenti, vivere appieno le nostre emozioni è la forma più alta d’intelligenza che l’essere umano possa sperimentare.

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