9) Una pallottola spuntata
Una pallottola spuntata è la dimostrazione che puoi risolvere un complotto internazionale inciampando in ogni singola scena. Diretto da David Zucker e interpretato da un Leslie Nielsen in stato di grazia, il film trasforma il poliziesco classico in una giostra demenziale dove la legge è un optional. La pellicola si ispira alla quasi omonima serie tv degli anni Ottanta e proviene dagli stessi creatori de L’aereo più pazzo del mondo, giusto per intenderci. Il tenente Frank Drebin viene incaricato di sventare un piano per assassinare la regina Elisabetta in visita negli Stati Uniti. La trama è un’escalation di nonsense puro: esplosioni improvvise, gaffe epocali, oggetti volanti non identificati e dialoghi talmente assurdi da diventare citazioni obbligatorie nei salotti dei veri cultori della risata. Il bello è che nessuno ride. Letteralmente: tutti i personaggi prendono sul serio ogni follia che accade, e proprio per questo fa ancora più ridere.
Leslie Nielsen, maestro del “deadpan”, affronta ogni catastrofe con lo sguardo di chi sta leggendo il meteo. E proprio in questo contrasto nasce la magia comica che ha fatto di Una pallottola spuntata uno dei film più divertenti di sempre. La comicità è un mix perfetto di slapstick, battute fulminanti e trovate visive che ti colpiscono da ogni angolo dello schermo. Non c’è niente di sacro: dalla politica allo sport, dalle relazioni sentimentali alla polizia stessa. Tutto viene preso di mira e sbeffeggiato con una leggerezza che oggi sembra quasi rivoluzionaria. Questo film non è solo una parodia: è un manifesto del nonsense cinematografico, una sinfonia di gaffe orchestrata con maestria. Non è un caso che abbia generato due sequel altrettanto brillanti e un culto che ancora oggi resiste al passare del tempo. Una pallottola spuntata ha riscritto le regole della parodia.
10) Chiudiamo con una delle pellicole principi della risata, tra i film più divertenti di sempre: Frankenstein Junior
Frankenstein Junior, datato 1974, è la prova che anche il terrore può avere il volto di Gene Wilder e la direzione di Mel Brooks. Quest’ultimo in uno dei suoi momenti di grazia assoluta. Il film è molto più di una parodia: è un’ode romantica al cinema horror degli anni Trenta, in particolare a quel Frankenstein che tutti conosciamo, o crediamo di conoscere. Frederick Frankenstein è un rispettabile professore che vuole solo dimenticare il famigerato nonno Victor e il suo piccolo passatempo di rianimare i morti. Ma si sa, il richiamo dell’elettricità e dei cervelli sbagliati è troppo forte. Così, accompagnato da un servo gobbo di nome Igor, dalla bella assistente Inga e da una sinistra governante che fa abbaiare i cavalli, Frederick si ritrova a replicare l’esperimento di famiglia con risultati esilaranti.
La forza comica del film sta tutta nel contrasto tra la cura maniacale della messa in scena — rigorosamente in bianco e nero, con scenografie autentiche dei film originali — e la totale follia di ciò che accade sullo schermo. Gag visive, doppi sensi, citazioni colte e momenti di nonsense puro si alternano lasciando lo spettatore diviso tra risate e applausi. Gene Wilder è magnetico, brillante e isterico al punto giusto. Marty Feldman, con quello sguardo iconico e le sue battute fulminanti, ruba la scena ogni volta che appare. Peter Boyle, nei panni del Mostro, riesce a essere sia tenero che terrificante, oltre che straordinariamente comico anche con uno smoking addosso. Tutti insieme danno vita a un balletto comico indimenticabile che culmina con Puttin’ on the Ritz, forse il numero musicale più assurdo della storia del cinema. Frankenstein Junior coccola il pubblico con affetto cinefilo, mostrando un amore profondo per gli stessi film che parodizza.








