A proposito del film Jolly Blu e di una particolare storia del nostro cinema.
Noi lo chiariamo dall’inizio: questa non è una leggenda metropolitana. Credeteci o no: è una storia vera. E merita di essere raccontata. Per farlo, dobbiamo tornare indietro negli anni Novanta e sbarcare esattamente nel 1998: vi risparmieremo il solito excursus nostalgico che si fa spesso in questi casi e arriviamo subito al punto. Tra una partita a Fifa 98 e l’altra – dai, concedeteci almeno questa – nelle radio si sentivano spesso e volentieri i brani di un duo che non ha bisogno di presentazioni: gli 883.
Niente a che vedere con la serie Sky di Sydney Sibilia, sia chiaro: prendendo in prestito una definizione antica, potremmo parlare di una sorta di musicarello. Non un biopic, bensì un’opera cinematografica che riproducesse liberamente temi, atmosfere e situazioni di uno o più brani di artisti musicali in voga in quel momento. Diffusi soprattutto tra gli anni Sessanta e Settanta, uno dei più noti è il Serafino con protagonista Adriano Celentano. Negli anni Novanta, invece, erano ormai spariti da tempo dalla circolazione: il successo degli 883, tuttavia, portò a questa particolare operazione per cavalcare l’onda.
Il Jolly Blu, nome di una sala giochi di Pavia centrale nelle esperienze di vita di Pezzali e Repetto, è presente nella serie di Sibilia. Ed è, soprattutto, al centro di una canzone molto nota del duo.
Credits: Medusa Distribuzione
Inserito nel primo album del gruppo, uscito nel 1992, sei anni dopo divenne il fulcro di una storia di provincia che rievoca temi, atmosfere e situazioni onnipresenti nei brani degli 883.
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