2) Chiamami col tuo nome (2017, Luca Guadagnino)
La storia d’amore tra Elio e Oliver è un’estate che finisce troppo presto. Guadagnino non ha bisogno di effetti speciali o musiche incalzanti. Gli basta una finestra, un camino e il volto in lacrime di Timothée Chalamet. La scena finale è un capolavoro di economia narrativa: un solo piano sequenza in cui Elio, seduto, piange guardando il fuoco. Alle sue spalle, la vita continua. Noi, invece, restiamo fermi con lui. Gli ultimi cinque minuti non raccontano, mostrano il dolore puro, quello che non ha bisogno di parole per essere universale. Un finale che distrugge con la semplicità.
3) Before Sunset (2004, Richard Linklater)
Il secondo capitolo della trilogia romantica più realistica del cinema si chiude con una semplicità disarmante. Jesse e Céline, dopo aver passato ore a parlare per le strade di Parigi, arrivano nel salotto di lei. Céline prende la chitarra, improvvisa una danza e canta una canzone. Jesse sorride, lei lo guarda: “Baby, you’re gonna miss that plane”. Fine. Un’intera relazione è racchiusa in quell’ultima frase. E tu, spettatore, non vuoi più sapere come va a finire, perché lo stai già vivendo. Un finale che parla d’amore meglio di mille baci.
