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Era il 7 marzo 2022 quando in Italia veniva distribuito per la prima volta l’ultimo episodio della seconda stagione di Euphoria. Era il 7 marzo 2022 quando i fan si sono ritrovati davanti a Tutta la mia vita, il mio cuore ha desiderato una cosa che non posso nominare: la 2×08, un episodio dallo sviluppo complesso almeno tanto quanto il titolo che gli hanno dato. Sono passati più di tre anni, tre lunghissimi anni, e noi siamo ancora qui ad aspettare. Tre anni durante i quali la serialità ci ha dato e tolto tanto, ma tra questo dare e togliere la nuova stagione di Euphoria è rimasta lì, sospesa. È successo di tutto, dal 7 marzo 2022 ad oggi. Una cosa però è certa: della terza stagione non ci siamo dimenticati. Della terza stagione abbiamo ancora davvero bisogno.
Raccontare l’adolescenza
Vi è mai capitato di stilare una lista delle vostre serie tv preferite? Se la risposta è no, vi consiglio caldamente di farlo, è catartico. Se la risposta è sì, senza conoscervi posso affermare con quasi assoluta certezza che nella top 10 c’è almeno una serie tv adolescenziale. E mi sono tenuta larga, perché avrei detto tranquillamente top 5. L’adolescenza è sempre stata – o per lo meno è stata negli ultimi 30 anni – una fase della vita particolarmente trattata nella serialità. Di sicuro, più che nel cinema: con i suoi alti molto alti e i suoi bassi molto bassi, l’adolescenza è ben lontana dall’essere inscrivibile in un tempo delimitato. È un periodo e, in quanto tale, si presta molto bene alla narrazione seriale. Una narrazione fatta di episodi e stagioni che si susseguono proprio come i momenti che caratterizzano questa strana fase della vita.

Le serie tv che hanno come protagonisti gli adolescenti sono cambiate parecchio negli anni. Un cambiamento che rispecchia chiaramente quello nella percezione e nella vita adolescenziale vera. A mettere le basi di una serialità adolescenziale realistica ci ha pensato in prima battuta Beverly Hills 90210, che negli anni Novanta per prima ha portato sugli schermi tematiche come la sessualità e l’abuso di alcol e droghe tra gli adolescenti. Insomma, per prima ha dato modo all’adolescenza vera, non a quella immaginata da adulti pieni di taboo, di prendersi lo spazio che meritava. Da lì in poi, per il dramma adolescenziale è stato tutto in discesa.
C’è chi della prima gioventù ha raccontato prevalentemente l’amore (le serie in questione sono tante, ma una su tutte è Dawson’s Creek). C’è chi ha descritto drammi elitari (esempio lampante è Gossip Girl); chi l’ha raccontata cantando (leggi Glee) e chi con ironico realismo (Sex Education). Potrei andare avanti all’infinito.
E poi c’è Euphoria, che nella serialità adolescenziale ha segnato un nuovo paradigma.
Può sembrare una frase fatta, una di quelle che nella pratica risultano prive di significato, ma non lo è: Euphoria racconta l’adolescenza in modo nuovo. Un modo esplicito, crudo, che non lascia niente né al caso, né tantomeno all’immaginazione. Un modo che non evita i problemi, le questioni spinose, i temi divisivi e difficili da contemplare, figuriamoci da raccontare. Anzi, è proprio di questi temi che fa la sua vera forza, l’elemento chiave che dà forma alla sua unicità. Euphoria non si risparmia mai, e mette sul piatto tutto ciò che gli adolescenti oggi urlano a gran voce con i mezzi che hanno, e che troppo spesso gli adulti si rifiutano di ascoltare. Senza personaggi stereotipati e con parecchia verità.

Si parla di identità di genere, abuso di droghe, di problemi psichiatrici. Si parla del rapporto con il proprio corpo nella fase che più di tutte lo vede cambiare costantemente, e durante la quale si costruisce buona parte dell’autostima. Ancora – e soprattutto – si parla di una generazione oggi più che mai disillusa e di giovani vite che si sentono abbandonate, lasciate a loro stesse nel momento in cui avrebbero più bisogno di un sostegno. Si parla di genitori che ci provano davvero e di altri che preferiscono guardare altrove. E si parla ovviamente di relazioni, ma nel senso più complesso e problematico del termine, di rapporti tossici e della facilità con la quale ci si entra ma non ci si esce.
Il modo in cui la serie fa tutto ciò è affascinante e devastante insieme.
Euphoria non risparmia niente e nessuno. E dall’unione tra tematiche forti, performance intense e una fotografia immersiva prende corpo un progetto che ad oggi, a sei anni dalla messa in onda della prima stagione, non è ancora stato eguagliato, figuriamoci sostituito. Nessun altro dramma adolescenziale è riuscito a darci così tanto in questo modo. Qualcosa, però, in tutti questi anni è successo: abbiamo imparato a guardare in faccia la realtà che ci viene raccontata con tutte le difficoltà e le remore del caso, anche quando ne abbiamo paura, anche quando fa male. Anche quando ci mette in discussione come individui adulti e come società.
Di Euphoria non ne sono nate altre, ma Euphoria è sicuramente la Beverly Hills 902010 del suo millennio: una serie in grado di formare un nuovo modo di raccontare. Più crudo, e per questo più vero. E se quest’anno abbiamo avuto la possibilità di guardare e apprezzare un prodotto come Adolescence, dura critica sistemica in quattro piani sequenza, forse lo dobbiamo proprio a Euphoria, apripista di un modo diverso di raccontare il mondo dei più giovani. E proprio per questo, una serie che non serve solo a chi la gioventù la vive, ma anche e soprattutto a chi vi assiste come a un tempo altrui. Un tempo che per sé è ormai passato.
La verità è che Euphoria – così come più in generale i teen drama fatti bene – serve a tutti.

Serve agli adolescenti per sentirsi meno soli in un periodo complesso. Serve agli adulti, per aiutarci a comprendere sensazioni che non sono più le nostre in un periodo diverso da quello che ha caratterizzato la nostra, di adolescenza. E tutti la aspettiamo, adolescenti e non. È paradossale pensare a quanto una serie tanto attesa sia stata anche tra le più piene di problemi e tragedie. Se la produzione della seconda stagione aveva subito dei ritardi – come tante altre del periodo – a causa del covid, la produzione della terza è stata a lungo avvolta da dubbi e incertezze. Le difficoltà nel mettere insieme quelli che ad oggi sono tra gli attori più cercati del cinema (Zendaya e Jacob Elordi) erano da mettere in conto; la morte di Angus Cloud ha sconvolto cast, produzione e trama mettendo a repentaglio lo sviluppo di una storia nuova.
Tante cose sono cambiate negli ultimi tre anni, e chissà quante ancora cambieranno. Ma noi, come detto, siamo ancora qui. Siamo qui dal 7 marzo 2022, non siamo mai andati via. E ora che qualcosa nella produzione effettivamente si sta muovendo, siamo più frementi che mai. Le riprese sono cominciate con tante certezze, alcune mancanze (Barbie Ferreira tra gli altri ha già annunciato che non prenderà più parte al progetto) e alcune novità. Una fra tutte? Rosalia nel cast. La terza stagione di Euphoria è prevista per il 2026. Magari, tra un anno a quest’ora, saremo qui a parlare di come è andata, di quanto ci è piaciuta, di cosa ci ha lasciato. Chissà cos’altro succederà, da qui a un anno. Quel che è sicuro è che ormai ha lasciato un segno indelebile. E che noi siamo pronti a continuare l’attesa.