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Equinox sarà davvero la nuova Dark?

Uscita il 30 Dicembre su Netflix, la serie tv danese Equinox è diretta dai registi Søren Balle (The rain, Fred til lands) e Mads Matthiesen (The model, Teddy bear), e scritta da Tea Lindebur sulla base del famoso podcast Equinox 1985 in cima alle classifiche di iTunes.

La storia ruota intorno alla sparizione di un gruppo di studenti, con la giovane protagonista in bilico tra la realtà e un’altra dimensione onirica che la spaventa. Tutto questo non vi ricorda qualcosa? Esatto… A metà novembre il trailer aveva scatenato la fantasia dei fan di Dark che avevano pensato a questa nuova serie come una sua possibile erede, e avevano iniziato a scatenarsi sui social e impostato il promemoria di Netflix per non perdersi questa nuova produzione danese.

Ma ora che è uscita, Equinox è davvero la nuova Dark?

Evitando ogni spoiler, Equinox racconta la scomparsa di 21 studenti appena diplomati, di cui solo 3 vengono ritrovati vivi ma senza alcun ricordo di ciò che fosse successo. 21 anni dopo – questo numero lo vedrete un po’ ovunque – la protagonista della serie, Astrid (Danica Curcic), riceve una chiamata da uno dei 3 superstiti che le confessa di sapere cosa sia successo a sua sorella Ida (Karoline Hamm), uno degli adolescenti scomparsi, facendole rivivere traumi infantili mai sopiti. La donna inizia così la ricerca della verità tornando a Copenhagen, città in cui è cresciuta e dove tutto è iniziato.

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La concezione del tempo: linearità conto circolarità

L’indagine viene raccontata in modo abbastanza semplice e lineare, su 2 linee temporali: la realtà attuale e i flashback degli eventi avvenuti nel 1999, quando Astrid era solo una bambina che guardava in disparte ciò che succedeva in famiglia. In un ritmo crescente, noi spettatori riusciamo a collegare tutti i pezzi del puzzle fino a chiarire cosa sia veramente successo alla sorella della protagonista.

Molto più facile da seguire rispetto ai viaggi nel tempo tra 2019, 1986 e 1953 di Dark: Jonas, come gli altri protagonisti, entra in contatto con i propri parenti da giovani e con se stesso in fasi diverse della vita. Inoltre pur volendo, non può intervenire sugli eventi che tendono a ripetersi ciclicamente: passato, presente e futuro non sono lineari e uno conseguenza dell’altro, bensì un tutt’uno e proprio come in un cerchio è impossibile stabile un inizio e una fine.

Dalla scienza alle leggende scandinave

Per spiegare i viaggi nel tempo, Dark tira in ballo la scienza: dai wormhole fino alla spiegazione del paradosso del gatto di Schrödinger. Realizza un po’ il sogno della maggior parte dei fisici e unisce in un’unica trama credibile la teoria della relatività e la meccanica quantistica.

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Al contrario, Equinox attinge al misticismo, al soprannaturale e all’esoterismo. L’indagine della protagonista, senza troppa azione ma con un buon livello di suspense, funziona al meglio proprio quando sfrutta i riti della tradizione scandinava secondo i codici dell’horror popolare. La ricerca della verità porta Astrid su un’isola misteriosa nelle vicinanze della Capitale danese, dove si compiono ancora oggi antiche cerimonie per gli equinozi, soprattutto quello di primavera legato alla divinità di Ostara, simbolo della fertilità e della maternità. La leggenda vuole che il ciclo delle stagioni e l’equilibrio della natura sia legato all’incontro della dea Ostara con il Re Lepre. Tale unione avviene proprio durante l’equinozio di primavera, a cui i credenti partecipano con un rito in loro onore.

Numerologia, paganesimo, riti e leggende scandinave sono strumenti usati per colmare una storia molto meno contorta di Dark, che si risolve agevolmente in 6 episodi facili da guardare tanto quanto da dimenticare.

Copenaghen non è Winden

Alcune scene girate proprio sull’isola vicino la Capitale, in particolare quelle in un fitto bosco circondato da nebbia e mistero, ricordano l’ingresso della caverna di Dark, ma anche le ambientazioni delle due serie non sono uguali: ci spostiamo dalla piccola cittadina tedesca di Winden, alla Capitale danese, Copenaghen.

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Se in Dark la maggior parte delle scene si svolgono tra una claustrofobica grotta e i cupi interni delle case dei protagonisti dove si consumano drammi familiari, riservando ai pochi campi lunghi il compito di ritrarre l’esterno per orientarci e farci capire in quale epoca ci troviamo, in Equinox tutto è più arioso. Campi lunghissimi sul Mar del Nord e sulla città, oppure il panorama dall’attico della casa del padre di Astrid, in cui la protagonista vive durante la fase delle ricerche da adulta, e che le riserva terribili presagi su quello che le sarebbe accaduto. Meno claustrofobico, ma con una costante sensazione di paura e misticismo che pervade tutta la storia.

Questo binomio è stato ben rappresentato dai due registi di Equinox, Søren Balle per i primi 4 episodi, e Mads Matthiesen che ha girato gli ultimi 2. Lo stile di regia non brilla per innovazione, ma è comunque funzionale ad una storia abbastanza semplice. Ben lontano dalle cupe scene di Dark dove la rabbia e l’oscurità tedesca sembrano quasi reali e a tratti tangibili.

L’estetica al servizio della trama

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La fotografia in Equinox ha il ruolo di dipingere le 3 dimensioni in cui vive la protagonista: il presente, il passato e l’onirico. Quest’ultimo ricorda più il “sottosopra” di Stranger Things che l’universo parallelo di Dark. Una nebbia caratterizza l’incubo in cui si ritrova Astrid da bambina, e una luce arancio uniforma tutto per ingannare la sua percezione.

Una fotografia omogenea con toni spenti caratterizza entrambi le serie, con una sottile differenza. In Equinox il passato sembra leggermente più luminoso, al contrario di Dark che invece dipingeva il passato del 1953 molto più desaturato rispetto al presente e al 1986, quasi in bianco e nero, per aiutarci a distinguerlo dalle altre due linee temporali.

Equinox è la degna erede di Dark?

In conclusione, Equinox è una serie ben scritta e godibile. Il racconto viene messo in scena in modo abbastanza lineare, senza buchi di trama, e approfondendo molto bene la caratterizzazione dei personaggi che essendo pochi si prendono il giusto tempo per svelare i profondi segreti che li riguardano in modo convincente.

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Equinox è una buona opera prima, che consigliamo di vedere.

Tuttavia, siamo ben lontani dal senso di disorientamento e sospensione del giudizio che abbiamo nei confronti dei personaggi di Dark, dove i buoni sono anche i cattivi e ogni assurda connessione fra loro o evento fuori dal comune diventa quasi la normalità dopo un certo numero di episodi visti. Una sceneggiatura molto più complessa di Equinox, dove alla fine ogni tassello trova il suo posto, ponendo Dark di diritto nel gotha delle serie tv.

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