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Un approfondimento su Echo – La Marvel e la ricerca di una svolta attraverso le operazioni del passato

Dopo un 2023 ricco di delusioni, che ha sancito la crisi ufficiale dell’MCU, la Marvel ha cominciato il 2024 con una produzione che era chiamata a segnare la svolta, almeno dal punto di vista seriale, per la Casa delle Idee. Stiamo parlando naturalmente di Echo, prima serie tv dell’etichetta Marvel Spotlight, una divisione dell’MCU destinata a fare da contenitore a storie più adulte e mature, che conservino una loro spiccata autonomia rispetto alle altre opere dell’universo condiviso supereroistico. L’attesa, considerando le novità, era alle stelle per la serie, rilasciata in blocco su Disney+ (altra grande novità) ed era altissima la curiosità per capire come la nuova serie avrebbe assorbito e ripresentato le novità tanto attese di questa nuova linea Marvel.

A conti fatti, come abbiamo sottolineato anche nella nostra recensione, Echo ha svolto solo in parte il proprio compito rivoluzionario, facendo intravedere interessanti novità, soprattutto sotto il punto di vista dell’indipendenza dagli altri prodotti dell’MCU e dei toni narrativi, ma presentando ancora alcune delle più evidenti problematiche del comparto seriale Marvel, su tutti un finale estremamente frettoloso. Al di là di ciò, però, è interessante andare ad analizzare come, con il progetto Marvel Spotlight, la Casa delle Idee, stia provando a dare una svolta all’impasse creatasi negli ultimi tempi, andando a recuperare alcune operazioni, nello specifico due, che in passato hanno fatto la fortuna della narrativa a fumetti. Entriamo nel dettaglio.

Marvel Spotlight: sulla scia degli Anni Settanta

Il primo grande richiamo alla storia della casa editrice sta proprio nel nome scelto per la nuova etichetta. Marvel Spotlight, infatti, è stato anche il titolo di una grande iniziativa degli anni Settanta, volta a presentare delle uscite antologiche, che alleggerissero la corposa continuity Marvel e offrissero la possibilità anche ai neofiti, o comunque ai lettori meno impegnati, di cimentarsi nella lettura degli albi Marvel. Questa serie antologica è andata in stampa per ben 33 numeri dal 1971 al 1977, vivendo un colpo di coda con altri 11 titoli dal 1979 al 1981. Al suo interno troviamo storie su alcuni protagonisti meno celebri della Casa delle Idee, da Moon Knight a Spider-Woman, passando per Werewolf by Night e Scarecrow.

Questa linea rappresenta un punto importante della storia editoriale della Marvel, con la presentazione di storie dal taglio particolare, capaci di strizzare l’occhio a diversi generi e a nuove categorie di pubblico.

Echo, dunque, come prima produzione di questo revival della Marvel Spotlight si pone in diretta discendenza con queste opere. Il focus è su un personaggio secondario, con un fascino innegabile, e i toni del racconto sono più cupi rispetto agli standard della Marvel. Inoltre, è ben chiaro l’intento antologico, perché in apertura Echo tira abbondantemente le fila di quanto visto in Hawkeye, permettendo anche a chi non ha mai visto nulla della Marvel di godersi comunque la visione della serie, perdendosi solamente alcuni riferimenti che in fin dei conti non sono così incisivi. Possiamo aspettarci, dunque, altre produzioni di questo genere, in cui l’impianto antologico risulti dominante, a patto di intaccare, senza alcun rimpianto aggiungeremmo, la storia collettiva dell’MCU. E questa è sicuramente un’ottima notizia.

Marvel
Echo (640×360)

Il rapporto tra Marvel Spotlight e Marvel Knights

La nuova etichetta dell’MCU richiama apertamente questa iniziativa degli anni Settanta, ma si rifà anche a una delle operazioni più celebri dell’intera storia dell’etichetta fumettistica, quella che prende il nome di Marvel Knights. Siamo verso la fine degli anni Novanta e le vendite della Casa delle Idee sono deludenti ormai da qualche anno. Più di qualche personaggio storico rischia di sparire dai radar, ma Joe Quesada e Jimmy Palmiotti, due veri e proprio fenomeni del fumetto, ricevono l’incarico di dare vita a una nuova etichetta, capace di rilanciare questi personaggi in crisi e di cercare un nuovo pubblico per reagire alla crisi delle vendite. Nasce così nel 1998 la linea Marvel Knights, un marchio capace di cambiare l’intera storia della Marvel, rilanciando quei personaggi che stavano vivendo una crisi apparentemente irreversibile e proiettando l’intera casa editrice in una nuova era.

All’interno della Marvel Knights hanno fatto la propria comparsa storie visibilmente più mature e violente, destinato a un pubblico diverso, più adulto e consapevole. I simboli di questa rivoluzione sono eroi come Daredevil, Punisher, Black Panther e la Vedova Nera e nelle pagine della Marvel Knights hanno avuto la propria genesi personaggi importanti come Yelena Belova, Sentry e la stessa Echo. Questa operazione ha letteralmente salvato la Marvel e nella realizzazione della Marvel Spotlight televisiva non possiamo non vedere delle similitudini con la Marvel Knights, soprattutto nella volontà di voler offrire storie più mature, con un carico di violenza più accentuato e con temi e atmosfere propri di una narrazione più impegnata.

Le indicazioni di Echo

Queste due operazioni di cui abbiamo parlato hanno segnato due grandi momenti nella storia editoriale della Marvel e, data l’influenza che queste hanno sulla nuova etichetta seriale dell’MCU, è lecito domandarsi se questa può essere la via per cambiare rotta dopo gli ultimi deludenti risultati. Sicuramente è evidente che qualcosa andava fatto, specialmente dal punto di vista televisivo, e le intenzioni sono sicuramente buone, perché l’impianto antologico e il cambio di tonalità sono due novità gradite e interessanti. Echo era chiamata a dare una prima risposta sulla genuinità di questa operazione e dopo la visione della Disney+ non possiamo che lasciare il giudizio in sospeso. La produzione incentrata su Maya Lopez ha mostrato elementi interessanti, ma ha convinto solo a metà. Tuttavia, considerando il successo di queste due operazioni del passato che hanno ispirato Marvel Spotlight, è il caso di provare a vedere il bicchiere mezzo pieno.

Quella dettata è sicuramente una strada interessante, che concede quanto meno il beneficio del dubbio alla Casa delle Idee. Le intenzioni, almeno sulla carta, sono valide, certificate anche dal successo di queste operazioni del passato. Poi chiaramente la resa è tutta un’altra cosa e per valutarla occorrerà attendere e vedere i nuovi titoli di questa etichetta, che al momento in realtà non si conoscono. Daredevil: Born Again potrebbe sicuramente rientrare in questa operazione, così come il tanto chiacchierato reboot di Ghost Rider. Si attendono, comunque, notizie certe, per il momento ci limitiamo a sottolineare le ispirazioni che hanno portato alla nuova etichetta dell’MCU, con la speranza che i successi del passato possano essere replicati in questa nuova operazione.